La collaborazione ispiri la politica
Vorrei fare un libero appello a cittadini e governanti, prendendo spunto dal versetto evangelico testé richiamato
Proponiamo ai nostri lettori l'editoriale del Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, scritto prima delle elezioni politiche.
Quando uscirà questo numero della Rivista “San Francesco”, in Italia avremo già i risultati delle elezioni. Forse non occorre aspettare il 4 marzo per immaginare gli scenari che si profileranno in Parlamento. Il Rosatellum consente di fare previsioni che probabilmente sono molto più attendibili dei consueti, seppur sempre più attenti e puntuali, sondaggi elettorali. Invero, ci si attende una solenne dichiarazione di incostituzionalità della legge studiata ad hoc per questa stagione politica. Tant’è, che arriverà a cose fatte. Resta l’incertezza e la domanda: qualcuno potrà governare? Chi?
Proprio per questo, mentre ancora non sappiamo chi guiderà l’Italia nei prossimi anni, vorrei fare un libero appello a cittadini e governanti, prendendo spunto dal versetto evangelico testé richiamato.
Date a Cesare quel che è di Cesare...
Disponiamoci ad accogliere benevolmente, con fiducia, chi verrà scelto. Abbiamo bisogno che qualcuno governi. Chi salirà al Colle per ricevere il mandato di formare il governo dovrà esercitare il potere che gli verrà conferito senza doversi assoggettare a compromessi che mirano al mantenimento di privilegi. Tutti, semplicemente, saremo chiamati a collaborare e ad obbedire. Siano rispettate le leggi dello Stato, a meno che queste non tentino di obbligare al male. In tal caso, resta il fatto che l’obiezione di coscienza è un diritto. Qualora fossero necessarie, le critiche siano costruttive.
… e a Dio quel che è di Dio.
Chi governa non assuma il ruolo di Deus ex machina, anche perché la politica non è un palcoscenico. Piuttosto, resti ben ancorato al principio di realtà, faccia ampio uso di buon senso, ascolti gli altri e promuova la corresponsabilità.
Mi associo al pressante invito che Francesco d’Assisi rivolse “a tutti i podestà e consoli, magistrati e reggitori d’ogni parte del mondo”:
“Considerate e vedete che il giorno della morte si avvicina. Perciò vi prego con tutta la riverenza di cui sono capace, che a motivo delle cure e preoccupazioni di questo mondo, che voi avete, non vogliate dimenticare il Signore né deviare dai suoi comandamenti, poiché tutti coloro che dimenticano il Signore e si allontanano dai suoi comandamenti, sono maledetti e saranno dimenticati da lui" (Lrp, 2-3).
In altri termini, chi governa:
abbia la consapevolezza che il suo tempo è breve, così da potersi comportare con umiltà;
le mille occupazioni che gli competono non lo assorbano fino al punto di scordare che anch’egli è fatto per Dio, perché un essere umano (e una società) senza anelito spirituale e privo di un orizzonte di trascendenza è destinato a corrompersi nel cuore, nella mente e nel corpo;
non si allontani dalle sane radici della nostra civiltà, sorta intorno ai capisaldi della dignità della persona umana, della libertà, della compassione per l’altro, della famiglia, del lavoro e del bene comune.
Il resto verrà da sé. Noi assicuriamo la preghiera per i governanti e auguriamo a chi verrà scelto… buon lavoro!
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