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L'omelia del vescovo Sorrentino nel ventennale del terremoto: "Dobbiamo ristabilire la fraternità tra gli uomini"

Redazione Mauro Berti
Pubblicato il 26-09-2017

“Dobbiamo interrogarci sul significato che può avere una ricostruzione. Non tanto di ciò che è funzionale alla nostra vita quotidiana, ma anche a quella religiosa”. Lo ha detto il vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino durante la messa celebrata, martedì 26 settembre nella Basilica Superiore di San Francesco, a vent’anni dal terremoto che nel 1997 colpì le regioni di Umbria e Marche. In tanti hanno partecipato alla celebrazione durante la quale sono state commemorate le quattro vittime (Padre Angelo Api, Zdzislaw Borowiec, Bruno Brunacci, Claudio Bugiantella) che proprio all’interno della basilica persero la vita mentre svolgevano un sopralluogo dopo la prima forte scossa della notte.


“Per vivere – ha aggiunto monsignor Sorrentino durante l’omelia – abbiamo bisogno, anche e soprattutto, di un senso. Ci manca l’orientamento, una stella polare. Gesù – ha proseguito il vescovo – pone un principio di relazioni strutturate non solo da rapporti di sangue, ma da rapporti di condivisione, di fede, di valori, di esperienza spirituale. Noi abbiamo bisogno di aprirci. E quanto è difficile aprirci se siamo sempre sotto il tallone dei nostri egoismi, delle diffidenze, delle preoccupazioni, di quell’egoismo che ci corrode e ci impedisce di diventare una comunità. Dobbiamo parlare di libertà, uguaglianza, fraternità. Le prime due cerchiamo di organizzarle, ma la fraternità che dovrebbe essere alla base di tutto fa sempre tanta fatica a vivere e a crescere". 


"Di motivi di distanza – ha precisato -, di chiusura, di poca accoglienza tutti ne facciamo esperienza. Momenti come questi – ha spiegato – ci aiutano a mettere in gioco la Parola che va riscoperta come promessa di una società vera sull’esperienza di una autentica fraternità. Noi ci apparteniamo gli uni gli altri e apparteniamo a Dio. Avere la capacità di ristabilire la fraternità, gettare i ponti è vitale per noi e per le nostre generazioni. Queste ultime – ha aggiunto – se non trovano una società costruita di relazioni si perderanno nel grande mare delle comunicazioni che ha anche dei limiti”. Il vescovo facendo riferimento al piano pastorale consegnato alla comunità diocesana lo scorso fine settimana ha precisato che la diocesi si sta incamminando “secondo un progetto di rinnovamento importante, all’interno dei confini ecclesiali, ma che ha la sua espansione anche all’esterno. La lettera pastorale è incentrata sul senso della preghiera liturgica – ha aggiunto -. La liturgia cristiana non è qualcosa di rituale: è vita”.



  Infine monsignor Sorrentino riferendosi al Santuario della Spogliazione inaugurato nel maggio scorso ha affermato che “per un mondo più fraterno può essere utile per tutti noi spogliarci dell’effimero e del superfluo”.  

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