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L'omelia del Cardinal Bagnasco: "San Francesco profeta dello spirito nel mondo della materia" 

Redazione
Pubblicato il 04-10-2017

Confratelli nell’Episcopato, nel Sacerdozio e nel Diaconato Distinte Autorità 

Cari Fratelli e Sorelle nel Signore


La lampada di san Francesco 


Oggi la Liguria è qui per il tradizionale dono dell’olio per la lampada di San Francesco, Patrono d’Italia. Insieme –Pastori, Autorità, popolo - poniamo un gesto semplice e denso: l’olio è frutto della nostra terra e del lavoro, quindi della vita con i suoi valori e speranze, preoccupazioni e fatiche. Alimenta la lampada che arde davanti alla tomba del serafico Padre come continua invocazione sulla nostra Liguria e sul nostro amato Paese. Esprime la convinzione che il mondo visibile è abbracciato da quello invisibile, non meno reale e concreto, popolato non da ombre oscure e ignote, ma dalla paternità di Dio, dalla Vergine Maria, dagli angeli e dai Santi, dalle anime dei defunti. La mentalità diffusa spinge a farci credere che la vita umana è solo il presente, che solo il sensibile e l’immediato importano. Da questo modo di pensare scaturisce una vita piatta e grigia, che cerca di spremere da tutto – anche dalle persone – il massimo di tornaconto, e che confonde tragicamente la soddisfazione con la gioia. Per questo il mondo occidentale – seppure opulento - sta male: sta perdendo il contatto con la realtà e la rinchiude nel ristretto perimetro del misurabile; ma così perde il respiro e la voglia di vivere. Ciò nonostante, se andiamo oltre la schiuma delle cronaca, che rappresenta una realtà ormai in decomposizione al fine di uccidere la speranza, scopriamo invece che la vita brulica, che il bene è grande e silenzioso: tocchiamo con mano l’eroismo quotidiano, la bontà dei semplici, la dedizione ai figli e ai malati, l’unione delle famiglie, la gioia del perdono, il desiderio tenace di fedeltà agli insegnamenti dei padri. Il popolo degli umili non fa notizia, ma scrive la storia, quella segreta. Per questo non può venir mai meno la fiducia. 


Il mondo invisibile 


San Francesco ci indica un “altro” mondo: un mondo che non nega quello visibile, ma dà significato, valore e bellezza ad ogni circostanza, anche al dolore. Cari Amici, il messaggio di Francesco è quello del Vangelo sine glossa: è quello di un mondo capovolto. Sì, capovolto. I tempi cambiano, le epoche si susseguono, ma nel profondo l’uomo resta uguale, con il suo desiderio di infinito, di bellezza, di pienezza, di amore di vita. Per questo l'uomo è il migliore alleato del Vangelo, e lo sarà sempre. La miopia spirituale può colpire, però, anche noi cristiani: è necessaria, per tanto, l’adorazione. Adorare, infatti, marca la differenza tra Dio e l’uomo. Riconosce che solo Dio è Dio, non noi: e così tornano al loro posto le cose, i sentimenti, i giudizi, le scelte. Adorare non è un fare, ma è un non-fare per lasciarci fare da Cristo: questa è dimensione mistica del Vangelo, che non possiamo perdere. Scoprire che Dio è amore e lasciarci amare da lui ci rende capaci di amare Dio e il prossimo, fino all’eroismo, e di servire fino alla morte. 


L’Italia 


Chiediamo al Poverello d’Assisi che l’Italia non abbia mai timore di essere e di dirsi cristiana, di riconoscere nel Vangelo il DNA della sua anima. Questo non significa intolleranza, come si cerca di far credere, ma è la vera e più profonda verità dell'anima italiana; è condizione di accoglienza e di dialogo con tutti. Per dialogare, infatti, c’è bisogno di qualcosa di vero e di bello da dire. Quando Francesco parla di Gesù, ad ogni parola la voce aumenta, è come una vela al largo gonfiata dal vento; l’orizzonte si allarga a dismisura, abbraccia il quotidiano, abbraccia coloro che ascoltano, vince ogni solitudine, paura e disperazione. Questa è la fede di Francesco. La nostra storia, ispirata dal Vangelo, non è una prigione, ma al contrario ci garantisce da tortuosità miopi e presuntuose, da avventure che – con apparenza di modernità – vanno contro la dignità umana. La Chiesa in Italia esprime da sempre una singolare storia di prossimità al popolo: è la sua missione. Le 25.000 Parrocchie sparse sul territorio rappresentano, con i loro sacerdoti religiosi, un presidio non solo religioso e culturale, che dovremmo maggiormente riconoscere, valorizzare e amare.


L’ora del risveglio 


Oggi, in modo particolare, condivide la preoccupazione per il lavoro. Il lavoro esprime il lavoratore, rende possibile fare una famiglia, costruisce la società, rafforza il tessuto sociale. Se è vero che l'uomo occidentale appare confuso e smarrito sulla propria identità e sul suo stesso destino, è anche vero che dentro a questo groviglio la gente oggi comincia a interrogarsi sul futuro suo e del mondo. In mezzo a tanta confusione, dove tutto si vuole ridefinire - perfino la persona, la vita e la morte, l'amore e la famiglia - avanza però una opportunità straordinaria, provvidenziale, che pian piano sale dalla coscienza distratta, si fa voce, diventa attesa, invocazione sul perché, non solamente sul come del nostro esistere: è questa l’alba del “risveglio”, risveglio della coscienza. Il processo è ormai avviato, e nessuno potrà fermarlo, poiché l’uomo non può vivere a lungo lontano dalla verità e dal bene. Cari Amici, davanti alla figura intramontabile di San Francesco, possiamo dire che il Vangelo ci manda disarmati in un mondo armato, araldi dell’amore in un mondo ferito dall’odio, profeti dello spirito in un mercato della materia, sentinelle attente che scrutano l’orizzonte, eredi di una tradizione viva e annunciatori di futuro in un mondo senza ieri e senza domani, teso alla conquista del successo presente. Doni a noi, povere creature - come si dichiarava San Francesco di Assisi - doni a tutti noi, doni al nostro Paese la grazia della sapienza, della libertà dalla cultura dominante che vuole farci pensare in un certo modo per evidenti interessi economici e di potere. Ci doni soprattutto una fede chiara e limpida, la coscienza che solo i beni spirituali sono fondamento alla vita dei singoli, dei popoli e delle nazioni. La fede è la luce che Dio ci ha dato, ci ha donato non per nasconderla, ma perché illumini tutta la casa - la casa dell'Italia, la casa dell'Europa, la casa del nostro mondo. La responsabilità di portare il Vangelo a tutti è grande, ma è sorgente di una gioia ancora più grande. Così sia.



Angelo Card. Bagnasco Arcivescovo Metropolita di Genova

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