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L'attesa, forma di resistenza ad un mondo consumato e stressato dalla fretta

Antonio Galdo Pixabay
Pubblicato il 19-12-2018

L’attesa, con il suo valore e anche con il suo piacere, è diventata una forma di resistenza alla deriva di un mondo consumato e stressato dalla fretta, da una velocità impellente che rischia di farci davvero male. Non solo colpendo il fisico, pensate solo all’accumulo di stress e ansia, ma prendendo a pugni anche la nostra anima, chiudendoci nell’Io e allontanandoci dal Noi per mancanza di tempo.


Fretta e attesa sono due soluzioni antitetiche al difficile e controverso rapporto dell’uomo contemporaneo proprio con il tempo, ognuno di noi è libero e responsabile per fare la sua scelta. Ma dovete sapere che già la parola fretta deriva dal latino fregare, e questo è il suo destino e la sua funzione. Abbiamo sempre un buon motivo per andare di fretta, per carità, ma ne abbiamo altrettanti, e di più, per riscoprire l’efficacia e l’utilità della lentezza. Del tempo che non è solo presente, non è solo «ora e subito», ma è innanzitutto profondità, rapporto con la memoria e slancio verso il futuro, il sogno, l’immaginazione. Un tempo con un prima, un durante e un dopo, e non circolare, ovvero avvitato solo sul presente: un tempo lineare, come insegna la tradizione e la dottrina cristiana.



E qui veniamo all’alternativa dell’attesa. Un amore, dall’amicizia alla famiglia, da un fratello (anche quello che facciamo fatica a vedere con le sue debolezze e con le sue miserie) a un compagno di studi o di lavoro, non può maturare ed evolvere nella direzione giusta senza il necessario tempo dell’attesa. Compreso il batticuore dell’incertezza di essere o meno corrisposti nel nostro sentimento.



Un’opera d’arte, un qualsiasi capolavoro, tutto ciò che esprime il Bello, dal paesaggio reale a quello di un quadro antico, da un lavoro di Caravaggio a un’opera di Andy Warhol, non può essere assaporato fino in fondo senza la capacità di avere il tempo per ammirare. Il tempo nel quale la bellezza espressa dal lavoro dell’artista, e ancora di più dalla mano maestra della Natura, si espande e ci avvolge.



In uno dei momenti più solenni della messa, alla formula Mistero della fede, pronunciata dal sacerdote, i fedeli rispondono così: «Annunciamo la tua morte, Signore. Proclamiamo la tua resurrezione, nell’attesa della tua venuta». L’attesa del cristiano è l’ottimismo del tempo lungo e lineare, la certezza di un Dopo nel quale speriamo di ritrovarci nel posto giusto. L’attesa, in questo percorso, è azione per conquistare la meta, il Paradiso, grazie a vita giusta e responsabile in terra: è un architrave sul quale poggia il dono della fede.


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