Inquinamento e specie a rischio. Ecco i cacciatori di reti per salvare il mare
Grande alleanza per difendere l’arcipelago delle Eolie e le specie protette che lo popolano
Le reti da pesca «dimenticate» soffocano il mare. Diverse specie marine protette come delfini e tartarughe sono seriamente minacciate da questi rifiuti e sono state trovate intrappolate nel Mar Tirreno. Ma alle Isole Eolie c’è chi lavora per recuperare dai fondali quelle reti. E farle rivivere, riciclandole. Il progetto è coordinato dall’Aeolian Islands Preservation Fund (Aipf), una realtà che dal 2015 si adopera per valorizzare il tesoro dell’arcipelago siciliano e promuovere il turismo sostenibile.
Tra il 6 e l’8 ottobre scorso un team di subacquei volontari della non profit Healthy Seas ha raccolto oltre quattro tonnellate di reti da pesca abbandonate nel mare al largo delle Eolie. Tra l’altro, è stata recuperata una gigantesca rete da pesca, di oltre due tonnellate, persa oltre dieci anni fa durante una tempesta. Secondo studi internazionali, le reti abbandonate rappresentano circa il 10% dei rifiuti plastici presenti negli oceani.
Le operazioni di recupero delle reti dimenticate, con la partnership anche di Blue Marine Foundation e Ghost Fishing Foundation, hanno riunito i centri immersione locali (Lipari Diving e la Gorgonia Diving Center), pescatori eoliani e la Guardia Costiera in una grande alleanza per preservare il mare dell’arcipelago siciliano.
«In questo progetto il nostro ruolo è stato di coordinamento sul territorio. Di solito finanziamo dei progetti ma in questo caso Healthy Seas ci ha agganciati per mettere in moto questa iniziativa quasi interamente sponsorizzata da Acquafil, un’azienda del Nord Italia che recupera il materiale delle reti», racconta Ambra Messina, direttrice esecutiva dell’Aeolian Preservation Fund.
Le reti da pescasaranno ripulite e combinate con altri materiali di scarto in nylon per essere trasformate in nylon Econyl, filo infinitamente rigenerabile utilizzato nelle collezioni di marchi internazionali di moda.
E adesso, il Fondo è pronto a lanciare una nuova iniziativa: «Abbiamo un accordo con il Comune di Malfa, nell’isola di Salina, che ci dà l’opportunità di ospitare queste reti - annuncia Ambra - che verranno recuperate in mare. Ma anche quelle in disuso di cui i pescatori non sanno cosa fare. Quindi il recupero sott’acqua, grazie ai diving locali e ai pescatori, e il conferimento. Coinvolgeremo tutti gli attori creando un punto di raccolta per le reti. Arriverà un camion dalla Lituania dove c’è l’azienda che bonifica le reti. E da lì poi saranno rimandate in Italia: un accordo europeo per il riciclo».
È questa solo una delle attività che ha visto in prima linea l’Aeolian Preservation Fund, fondazione nata dall’idea di Ben Gold smith, ambientalista inglese. «Abbiamo avviato una collaborazione molto importante con BlueMarine Foundation, che lavora a progetti di pesca sostenibile, e coinvolto un gruppo di pescatori di Stromboli e uno di Salina che hanno materialmente scritto un codice di condotta, insieme con i biologi, autolimitandosi per non stressare troppo il mare», racconta Ambra, una palermitana che sin da bambina trascorre le sue estati a Lipari, e che insieme agli altri innamorati dell’arcipelago porta avanti questa e altre iniziative con la fondazione.
Come la collaborazione con Sea Shepard per combattere la pesca illegale, quella coni «fad», gli strumenti di pesca che gli eoliani chiamano «caponare»: fanno un grande danno, perché pesci e tartarughe restano impigliati nei fili. E ancora le iniziative per la pulizia delle spiagge, insieme al Fai, a Panarea prima e a Lipari con un’associazione locale.
Fare rete, infatti, è una regola del Fund: «Collaboriamo con realtà come “Filicudi Wildlife Conservation”–spiega Ambra – o Marevivo, con cui stiamo piazzando dei compattatori per bottiglie di plastica, chi ricicla ottiene degli sconti, e Slow Food con cui abbiamo realizzato degli orti didattici».
Salvo Toscano - Buone notizie, Corriere della Sera
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