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In libreria 'Pandemia della Politica. I cattolici al tempo di Francesco'

Redazione
Pubblicato il 30-10-2020

È il saggio di Massimo Enrico Milone, direttore di Rai Vaticano.

Alle prese contemporaneamente con la drammaticità dell’emergenza sanitaria e con la più gigantesca operazione di ricostruzione morale, sociale ed economica dal dopoguerra, l’Italia del virus si interroga.  E Massimo Enrico Milone, napoletano, direttore di Rai Vaticano, la struttura della Rai che coordina l’informazione religiosa e i rapporti con la Santa Sede, per lunghi anni presidente dei giornalisti cattolici italiani e capo della redazione Rai della Campania, osservatore attento delle vicende politiche e sociali del paese, con particolare riferimento al mondo cattolico, nel saggio “Pandemia della Politica. I cattolici al tempo di Francesco”, Guida Editori, affronta il nodo, attualissimo, della presenza organizzata dei cattolici in Italia. 

Scrive Milone: “Lo slancio solidale dei cattolici, vissuto nei giorni difficili, potrebbe più che mai “servire” al Paese. E per i cattolici si aprirà ancora una volta l’inderogabile quesito su come uscire dalla irrilevanza e marginalità politica “sporcandosi” le mani e dando risposte al Paese alla luce di una storia prestigiosa, di testimoni autorevoli, di impegno politico, inteso da sempre, come “alta forma di carità”, come amava ripetere Paolo VI. Il dibattito è aperto da tempo. Sarà oggetto di confronti ed iniziative, più che mai, anche in relazione al varo della legge elettorale. Un dato appare certo. L’Italia del dopo virus non potrà fare a meno dei cattolici”.  Per Milone “la grande crisi potrà offrire anche una grande opportunità. Quella di costruire un futuro migliore. Con le basi di una rivoluzione, tecnologica, economica e sociale tra le più significative della storia umana. Serviranno, però, oltre che passione civile, valori etici e cambio di paradigma. Non basterà investire solo sulle garanzie statali o sulle sfide digitali. Ma sulla persona umana e sulle sue potenzialità. E qui i cattolici impegnati oggi nella società potrebbero dire qualcosa alla politica. Guardare al Cielo, lavorare per la Terra. Sarà possibile?”.

Nato come block notes nei giorni drammatici della Pandemia, il saggio analizza, tra l’altro, l’attualità della Dottrina sociale della Chiesa, il dibattito in corso tra le varie componenti del pensiero cattolico sull’impegno politico, le indicazioni del Magistero di Papa Francesco, il racconto della vitalità delle realtà associative di ispirazione cristiana nella loro dimensione sociale, l’esigenza rispetto alla crisi dei partiti e alla credibilità della politica, del recupero della competenza e dello spirito di servizio in nome del “bene comune”.  “L’urgenza dell’evangelizzazione del sociale e del conseguente impegno politico – scrive – deriva dalla necessità di superare la frattura tra Vangelo e cultura, e di rendere effettivo l’impegno di amore verso il prossimo. Oggi questa visione è più che mai drammatica ed attuale mentre dovremmo immaginare, e presto, nuove forme di lavoro, di trasporto, di consumo culturale, di apprendimento, di cura personale e sanitaria, di accoglienza. Con forme di governo che esaltino la prossimità ed il ravvicinamento della decisione politica alla vita dei cittadini. Quale ruolo dei cattolici in questo complesso scenario?” . Per Milone “molteplici appaiono i campi di azione. Il rispetto della dignità umana ed i diritti della persona, i doveri di solidarietà sociale, un nuovo welfare, la questione ecologica, l’impatto della tecnologia, l’orizzonte europeo. Le attuali strategie delle forze politiche presentano immensi buchi neri…”.

Cattolici costruttori di un nuovo Umanesimo ? Catalizzatori di forze morali, competenze ed esperienze significative ? Dar vita ad un’area politica in cui l’unità abbia la meglio sulle legittime differenze e sensibilità ? Tanti interrogativi nel saggio. “Consapevoli che il cattolicesimo dell’Italia di oggi – si chiede Milone – è profondamente diverso da quello, ad esempio, dell’Italia di Sturzo ma che ha un tessuto ancora vivo e vitale dal quale è possibile attingere. Con un rischio. Il suo consumo meramente emotivo. Il paese ha bisogno di interventi concreti. La famiglia, i giovani, il lavoro, la questione ambientale, la sanità, la scuola, l’università, la ricerca, la lotta alla corruzione… Cosa dicono i cattolici ? Quelli che investono nel PD, erede di due grandi tradizioni culturali e politiche, quelli che hanno scelto il centrodestra e quelli che innalzano la bandiera della anticasta per rivoluzionare un sistema collassato da tempo?”.

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INTRO

Correva l’anno 2020. L’anno del virus. Viaggiavano in Tv, in Rete, sugli smartphone, le immagini di morte, sofferenze, crisi economica e relazioni sospese. Impotenti apparivano i grandi della Terra di fronte alle incognite di una pandemia che ridisegnava confini, potenze, certezze. Lo spirito laico che aveva investito nella supremazia di finanza, mercato e tecnologia, vacillava rispetto alle domande dello Spirito che, poste nella notte del mondo da un uomo vestito di bianco, interrogava la classe politica, appellandosi a «uomini e donne che hanno la vocazione politica e i partiti politici di diversi Paesi affinché cerchino il bene comune del Paese e non il bene del proprio partito».

L’Italia, con un governo di forze politiche geneticamente diverse, scoprirà l’eroismo di medici e infermieri, la fragilità del sistema sanitario pubblico, la scomparsa di intere generazioni, lo slancio solidale di giovani e associazioni, la drammatica esigenza di ripensare politiche sociali ed economiche. E i detentori della cultura mediatica laica renderanno omaggio a un mondo cattolico che, all’ombra di Papa Francesco, icona vivente di una domanda planetaria di senso e di spiritualità, vissuta da credenti e non credenti, esercitava concreta solidarietà. Sorreggendo vecchi e nuovi poveri e offrendo scenari di speranza oltre la drammatica cronaca di morte.

Correva l’anno 2020. L’era del governo Conte (con molta probabilità) o del governo di unità nazionale o di elezioni anticipate? I tempi di un libro sono diversi da quelli delle cronache politiche, fatte più che mai, in questi anni, di alleanze precarie, di cooptazioni strumentali, di umiliazione delle forme parlamentari, di rischi di incompetenza, arroganza, slogan demagogici, sovranità digitale, suggestioni dell’uomo forte. E di scenari internazionali fragili o ostili.

Quando sarà stampato questo pamphlet l’Italia, oltre che con il Coronavirus ancora in circolazione, sarà alle prese, tra Recovery Fund, Mes e improduttivo dibattito tra riduzione dei parlamentari e mancata complessiva riforma del sistema bicamerale, con la più gigantesca operazione di ricostruzione morale ed economica dal dopoguerra. Con scenari internazionali e interni mutati e l’ombra di nuovi potenti dietro l’angolo.

Ma lo slancio solidale dei cattolici, vissuto nei giorni difficili, potrebbe più che mai “servire” al Paese. E per i cattolici si aprirà ancora una volta l’inderogabile quesito sul come uscire dall’irrilevanza e marginalità politica “sporcandosi” le mani e dando risposte al Paese alla luce di una storia prestigiosa, di testimoni autorevoli, di impegno politico, inteso, da sempre, come “alta forma di carità”, come amava ripetere Paolo VI.

Il dibattito è aperto da tempo. Sarà oggetto di confronti, più che mai, anche in relazione al varo della legge elettorale. Un dato appare certo. L’Italia del dopo virus non potrà fare a meno dei cattolici.

Ma sapranno i cattolici essere all’altezza di una visione politica d’insieme, profetica, generosa, inclusiva che abbia come obiettivo il bene comune? Sapranno trasformare la vitalità di una forte esistente rete sociale nella costruzione di una lungimirante, concreta visione politica del futuro? E in quali scenari giocheranno la loro partita? Sarà possibile costruire un’offerta politica moderata guardando alla data realistica del 2023? Con il proporzionale, eventualmente, anche con soglia di sbarramento, potrebbe una forza centrista essere decisiva per chi non guarda né a destra né a sinistra? Berlusconi, Renzi e ciò che rimane di antichi centristi saranno protagonisti di un nuovo contenitore politico? O emergerà la figura di un “civil servant” salvatore della patria? E il demone dell’antipolitica sarà depotenziato e istituzionalizzato?

Correva l’anno 2020. Un anno di interrogativi inquietanti e di immense responsabilità.

Registreremo l’implosione e la ricomposizione dei Cinquestelle? Avverrà il decollo, con un’ampia visione di futuro, del Partito Democratico? L’ondata dilagante della destra si arresterà? Questa è cronaca.

La storia parlerà di nascite, affetti, amicizie, paure, rifiuti, sofferenze, morte. La vita. Prima e dopo il virus.

Come uno tsunami inatteso la pandemia ha messo in gioco tutto.

Correva l’anno 2020. E tra l’incubo di nuove e lunghe emergenze sanitarie, la corsa scientifica al vaccino, lo spettro reale di una crisi economica devastante, nulla sarà come prima.

Ma la grande crisi potrà offrire anche una grande opportunità. Quella di costruire un futuro migliore. Con le basi di una rivoluzione tecnologica, economica e sociale tra le più significative della storia umana. Serviranno però oltre che passione civile valori etici e cambio di paradigma. Non basterà investire solo sulle garanzie statali o sulle sfide digitali. Ma sulla persona umana e le sue potenzialità. E qui i cristiani impegnati, oggi, nella società potrebbero dire qualcosa alla politica. Guardare al Cielo, lavorare per la Terra. Sarà possibile? Lapidario è il recente documento della Pontificia Accademia per la Vita: «La novità non è nella comparsa di un virus sconosciuto. Si sarebbe infatti potuto circoscriverlo e sconfiggerlo localmente, limitando decisamente il danno. Il fatto inedito è la velocità e l’ampiezza con cui si è propagato attraverso la rete delle relazioni e dei trasporti. Nuovo è anche il ruolo dei mezzi di informazione, che hanno deciso come doveva diffondersi la consapevolezza della crisi: si è giustamente parlato di “infodemia”. La novità, quindi, è la strana mescolanza di conformismo e di confusione indotti dalle reazioni alla rappresentazione del pericolo nell’epoca delle società “iperconnesse”, che sono però anche “iper-individualistiche”. La debolezza della comunità, la quale dovrebbe offrirci assicurazione di sostegno e protezione nel pericolo, ci lascia esposti alle nostre incertezze e alle nostre vulnerabilità».

La politica lo capirà? E quale sarà la risposta? Come riempirà questo immenso vuoto? Il nostro futuro dipenderà dalle decisioni di oggi. L’emergenza non durerà per sempre. Ma ha ridisegnato, nei fatti, contorni, contenuti, priorità della nostra vita. Per ora siamo sospesi. Anche in attesa che la pandemia della politica passi e generi nuovi scenari, nuovi protagonisti, nuove speranze.

 

 

M.E.M.

 

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