In Amazzonia con la nave-ospedale “Papa Francesco”
Non arriverà in tempo come regalo al Papa per il sesto anniversario di pontificato com’era nei desideri di chi l’ha voluta, ma per il Sinodo sull’Amazzonia di ottobre la «Nave ospedale Papa Francesco» navigherà sulle acque del Rio delle Amazzoni per portare medici, medicine e cure tra comunità indigene difficilmente raggiungibili. Dall’Associazione e Fraternità San Francesco d’Assisi che promuove il progetto fanno sapere che il varo era previsto per marzo e che questa data era già stata accreditata dai giornali, «ma poiché è un progetto audace che ha richiesto un grande sforzo da parte degli ingegneri responsabili in modo che tutto si costruisse con sufficiente sicurezza e con l'appoggio della Marina brasiliana, c'è una previsione di inizio dell'attività nel giugno di quest’anno».
Tre mesi di ritardo, dunque, che spingono il battesimo sull’acqua della nave-ospedale nelle vicinanze di quel Sinodo sull’Amazzonia a cui si ispira. E mentre i padri sinodali saranno riuniti a Roma per tirare le fila del lavoro di questi mesi tra le comunità dell’Amazzonia, la nave-ospedale Papa Francesco farà rotta tra i villaggi sparpagliati sulle sponde del grande fiume, un migliaio a detta dei naviganti, tra quelle comunità dove le condizioni di salute sono più precarie, e l’accesso alle reti sanitarie e di assistenza è più difficile.
L’origine dell’iniziativa risale alla Giornata mondiale della Gioventù del 2013 a Rio de Janeiro, che segnò anche l’esordio del Papa argentino a cui la nave è dedicata. «Abbiamo avuto l'onore di ricevere papa Francesco nel nostro ospedale di San Francisco a Rio de Janeiro, dove ha chiesto a fratello Francisco se fossimo in Amazzonia» ricorda nel proprio sito la comunità francescana al momento di ricostruire gli antecedenti del progetto. «La risposta è stata “No!”. Immediatamente il Santo Padre ha detto: “Allora dovete andare”. Così abbiamo cercato di obbedire con grande amore prendendoci a carico due ospedali a Óbidos e Juruti nella regione amazzonica». Quel primo passo ne ha reso necessario un altro: «Ci siamo accorti che la popolazione che viveva sulle rive del fiume aveva difficoltà a raggiungere gli ospedali», di qui l’idea di un ospedale per così dire in uscita, come la Chiesa che vuole il Papa, che va da chi non può muoversi.
La nave-ospedale misura 35 metri e trasporterà 20 operatori sanitari e dieci membri dell’equipaggio in missioni che avranno la durata di dieci giorni. Ne faranno parte medici volontari e residenti di diverse facoltà del Brasile con i quali sono già stati firmati accordi. La nave-ospedale presterà assistenza medica in ginecologia, pediatria, urologia, oftalmologia, cardiologia, dermatologia e anche odontoiatria alle 700mila persone che si stima vivano nei 12 municipi distribuiti lungo i mille chilometri del Rio delle Amazzoni. Disporrà di una sala di mammografia, di radiografia, ultrasuoni, elettrocardiogramma e un laboratorio di analisi cliniche. Sarà anche possibile eseguire interventi di cataratta e interventi chirurgici di bassa complessità, nonché prevenire il cancro in varie aree (seno, prostata, pelle, cervice e bocca). La raccolta di dati per la ricerca sarà effettuata già sulla nave insieme alla popolazione della riva del fiume.
Le risorse per la sua costruzione provengono paradossalmente da un processo per maltrattamento dell’ambiente e danni alla salute. «Un indennizzo per danni morali collettivi ottenuti dal Ministero del Lavoro pubblico in seguito alla contaminazione ambientale nella città di Paulínia, nello stato di San Paolo» precisano dall’Associazione e Fraternità San Francesco d’Assisi con sede nello stato di San Paolo. Un caso che in Brasile si conosce come «Case Basf/Shell» che si concluse nell’aprile del 2013 con la condanna per oltre 200 milioni di dollari del gruppo chimico tedesco Basf e della compagnia petrolifera anglo-olandese Shell per danni morali collettivi e risarcimenti per aver esposto il personale a sostanze tossiche in una vecchia fabbrica di pesticidi fra il 1977 e il 2002.
Parte del budget compensatorio è stato poi destinato a finanziare progetti nell'area della salute, di cui la nave-ospedale è tra i principali, e al suo mantenimento per tre anni. «Adesso stiamo cercando di coordinarci con agenzie governative, università, aziende e istituzioni internazionali perché si coinvolgano con noi in questo progetto, e raccogliere risorse per mantenere le missioni nel tempo». (Vatican Insider).
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