Il RITORNO del RAZZISMO
L' arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontifi cio consiglio della pastorale dei migranti e degli itineranti lancia la denuncia: discriminazione, razzismo e xenofobia sono fenomeni in crescita
Allerta razzismo. Più volte Benedetto XVI e il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace hanno lanciato l'allarme-intolleranza. Il protocollo numero 12 alla Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo definisce illegali tutte le forme di discriminazione, qualsiasi sia la motivazione. La discriminazione razziale è considerata una violazione dei diritti umani.
Il Consiglio d'Europa ha anche creato una Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (Ecri), composta da membri indipendenti. Già durante il primo summit dei capi di Stato e di governo del Consiglio d'Europa che si svolse a Vienna nel 1993 fu espressa preoccupazione per il ripresentarsi di fenomeni di razzismo, xenofobia e antisemitismo e fu lanciata una Campagna europea contro il razzismo rivolta ai giovani (con lo slogan “Tutti diversi, tutti uguali”). Soprattutto gli zingari sono in questo momento vittime di razzismo, xenofobia, provvedimenti legislativi discriminatori, denuncia l'arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio consiglio della pastorale dei migranti e degli itineranti. In merito all'interrogativo se oggi gli zingari siano vittime di provvedimenti discriminatori, l'arcivescovo non ha dubbi: “Sì, purtroppo. Basta pensare alle polemiche suscitate negli ultimi mesi da alcuni provvedimenti legislativi sfavorevoli alle popolazioni zingare. Dai rapporti che ci pervengono dalle Chiese locali,costatiamo che un po' dappertutto gli zingari sono vittime di discriminazione, disuguaglianza, e altresì razzismo e xenofobia”. Un quadro, insomma, inquietante. “Consideriamo, per esempio – aggiunge monsignor Marchetto – la situazione in Europa: i Rom e Sinti, pur se cittadini di Stati membri e muniti di documenti validi, non possono godere degli stessi diritti dei comuni cittadini. In alcuni Paesi, i bambini zingari sono costretti a frequentare scuole speciali per disabili fisici o mentali, mentre non poche donne vengono sottoposte a sterilizzazione forzata”.
La generale mancanza di fiducia fa in modo che ai giovani, pur se ben preparati professionalmente, non sia concesso l'ingresso al mondo del lavoro come per gli altri. Per questo viene rafforzato l'impegno della Chiesa nella pastorale degli zingari illustrato al VI Congresso mondiale della Pastorale per gli zingari, dal titolo “I giovani zingari nella Chiesa e nella società”, che si è da poco svolto a Freising, in Germania. “È l'indole propria della Chiesa – spiega monsignor Marchetto – essere profondamente impegnata in ciò che riguarda la vita dei suoi figli e della società in cui vivono, e quindi non rimanere estranea alle questioni sociali, esercitando anche l'advocacy nella difesa dei diritti umani di tutti”. La radice dell'intolleranza è antica e produce sempre nuovi frutti.
Nel 1995, nello storico messaggio per il cinquantesimo anniversario della fine in Europa della Seconda guerra mondiale, Giovanni Paolo II ricordò significativamente che durante il conflitto oltre che alle armi convenzionali e a quelle chimiche, biologiche e nucleari, s'è fatto ampiamente ricorso ad un altro micidiale strumento bellico: la propaganda. Prima di colpire l'avversario con i mezzi della distruzione fisica, si è cercato di annientarlo moralmente con la denigrazione, le false accuse, l'orientamento dell'opinione pubblica verso la più irrazionale intolleranza, mediante ogni forma di indottrinamento, specialmente nei confronti dei giovani. “È tipico di ogni regime totalitario armare una colossale macchina propagandistica al fine di giustificare i propri misfatti ed incitare all'intolleranza ideologica e alla violenza razzistica contro quanti non meritano,si dice, di essere considerati parte integrante della comunità – gridò al mondo Karol Wojtyla –. Quanto è lontano tutto ciò dall'autentica cultura della pace! Questa suppone il riconoscimento del legame intrinseco che esiste tra la verità e la carità. La cultura della pace si costruisce respingendo sul nascere ogni forma di razzismo e di intolleranza, non cedendo in alcun modo alla propaganda razziale, controllando gli appetiti economici e politici, rigettando con decisione la violenza ed ogni tipo di sfruttamento”. E invece perversi meccanismi propagandistici non si limitano a contraffare i dati della realtà, ma inquinano anche l'informazione sulle responsabilità, rendendo difficile il giudizio morale e politico.
Il Magistero dei Pontefici del Novecento è tutto un monito a vigilare attentamente di fronte all'insorgere della cultura dell'odio e della morte. “Respingete le ideologie ottuse e violente; respingete ogni forma di nazionalismo esasperato e di intolleranza è per queste vie che si introduce insensibilmente la tentazione della violenza”, è il testamento spirituale di Giovanni Paolo II, tradotto in pratica dal suo successore. Da qui deriva anche il dovere della Chiesa di prendere una posizione ferma e decisa, pur rispettosa delle competenze proprie a ciascuno, nelle situazioni in cui la dignità della persona umana e i suoi diritti siano calpestati,quando gli esseri umani soffrano per ingiustizie, discriminazioni o emarginazioni. Quindi, la Santa Sede fa il proprio dovere anche quando condanna l'operato o deplora le decisioni degli Stati che offendono od opprimono la dignità umana. Questa sua posizione è intesa spesso come un'ingerenza politica.
La Chiesa, invece, al di sopra dei partiti, si mette dalla parte dei più deboli, difende coloro che soffrono e dà voce a quelli che non l'hanno, come diceva Giovanni Paolo II, nel rispetto comunque della legalità e della sicurezza. Accoglienza e sicurezza vanno insieme. Secondo la Santa Sede, per poter parlare di un'autentica accoglienza, intesa anche in termini di integrazione e di incontro di culture, è necessario un grande cambiamento di mentalità, anche in ambito civile. Accoglienza richiede appunto la considerazione dell'identità e dignità dell'altro, e conseguente impegno per garantirgli una vita dignitosa e il rispetto dei diritti fondamentali. Una lezione quanto mai attuale.
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