Il Papa e le vittime della pedofilia, oggi l'incontro
Più ancora che per quello che il Papa e i suoi sei interlocutori si diranno o per le parole nell'omelia della messa, l'incontro che si svolge oggi a Santa Marta, lontano dai riflettori e dalle telecamere, è importante per il solo fatto di essere avvenuto. Francesco pregherà, parlerà e abbraccerà delle vittime che da ragazzi o da bambini hanno subito abusi da parte di sacerdoti o religiosi. Provengono da Germania, Gran Bretagna e Irlanda. È la prima volta che accade - almeno ufficialmente - da quando Bergoglio è stato eletto. Ed pure significativo che queste persone, le quali hanno avuto la vita indelebilmente segnata, vengano accolte nella casa del Papa e non incontrate a margine di un viaggio, lontano dal Vaticano.
Francesco ha detto e dimostrato più volte di voler continuare sulla linea tracciata dal suo predecessore. Il contributo di Joseph Ratzinger, prima come cardinale alla guida della Congregazione per la dottrina della fede e poi come Pontefice, è stato determinante. Sono cambiate le norme giuridiche, si è instaurata una legislazione di emergenza, si sono semplificati i processi. Ma il cambiamento determinante Benedetto XVI l'ha compiuto con i gesti, a partire da quello compiuto nel 2008 a Washington, dove per la prima volta Papa Ratzinger incontrò alcune vittime della pedofilia clericale. Da allora gli incontri si sono moltiplicati, a quello negli Usa sono seguiti quelli in Australia, Malta, Regno Unito e Germania.
Questi gesti papali non vanno sottovalutati. La loro portata è infatti molto maggiore di quanto non sembri. Le leggi, le norme, sono importanti per combattere il fenomeno. Ma questo non si potrà mai combattere fino in fondo senza il cambiamento più importante, quello della mentalità. Fintanto che le vittime e i loro genitori, invece di essere oggetto di attenzione, vicinanza e sostegno, verranno viste come dei potenziali nemici del buon nome della Chiesa - com'è purtroppo accaduto per decenni, aggiungendo traumi e dolore ai traumi e al dolore irrimediabilmente subito dai bambini abusati - nulla potrà veramente cambiare.
Ricevendo oggi le vittime, dopo aver celebrato la messa con loro e per loro, Papa Francesco attesta ancora una volta l'attenzione verso chi ha subito gli abusi e la necessità di continuare nel cammino intrapreso per garantire la sicurezza dei minori che frequentano le parrocchie. L'attuale vescovo ausiliare di La Valletta a Malta, Charles Scicluna, che per un decennio ha collaborato con Ratzinger costituendo presso l'ex Sant'Uffizio una task force specializzata nel contrastare questi delitti, aveva detto nel 2011: «Se l’abuso l’ha commesso un sacerdote, la traccia nella vittima rimane ancora più grande, c’è una fiducia spirituale che viene distrutta, una fede che viene uccisa».
Per questo era ed è importante ascoltare i racconti delle vittime, mostrare loro vicinanza e comprensione, come accade oggi a Santa Marta da parte di un Papa che ha usato parole durissime sul fenomeno degli abusi: «Un sacerdote che fa questo tradisce il corpo del Signore perché il sacerdote deve portare questo bambino o questa bambina alla santità, e invece abusa di loro... È come fare una messa nera».
Ma insieme a questo gesto, Francesco ha voluto istituire anche una commissione per la tutela dei minori, affidata al cardinale O'Malley, che si deve occupare dei programmi e degli interventi per combattere il fenomeno all'interno della Chiesa . Vi fanno parte anche quattro donne, e una di queste, l'irlandese Marie Collins, è stata da ragazzina, vittima di un abuso perpetrato da un prete. La sua presenza a Santa Marta, insieme alle sei vittime dell'incontro di oggi, rappresenta il segno che la Chiesa continuerà a camminare sulla via imboccata da Benedetto XVI. (Vatican Insider)
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