Il Papa e la madre Europa
Al voto, in una Europa fragile, divisa, lacerata da antichi e nuovi egoismi. Al voto con la certezza che la radice cristiana è il più significativo fattore sociale capace di produrre senso, relazioni, identità.
Certo, la Chiesa lascia ai laici le scelte sul campo. Così deve esser meditato il monito di papa Francesco che, di ritorno dal Marocco, interrogato sugli elettori cristiani e cattolici ha detto: «L’Europa se vuole essere la madre Europa e non la nonna Europa deve investire, deve cercare intelligentemente di aiutare con l’educazione e con gli investimenti. Impedire l’emigrazione non con la forza ma con la generosità. Ci vuole generosità. Con la paura non andremo avanti, con i muri rimarremo chiusi nei muri».
Per il Papa, i diritti umani vengono prima degli accordi. L’Europa che sarà non potrà non tenere conto di questo scenario. «Se l’Europa così generosa vende armi allo Yemen per ammazzare dei bambini, come fa l’Europa ad essere coerente? Poi c’è il problema della fame e della sete...». Questa è l’Europa cristiana. Parola di Francesco. Che non si stanca di porre attenzione costantemente ai poveri, che non si stanca di alimentare un’azione diplomatica planetaria, che non si stanca di criticare il capitalismo sfrenato e gli egoismi nazionali e le paure che generano dittature. Il tutto con un solo obiettivo. Proporre l’essenzialità del Vangelo. Con parole d’ordine che sono misericordia, perdono, preghiera e in particolare per i credenti, responsabilità.
Ecco che così, con il voto europeo, per chi crede, ci deve essere un’assunzione ulteriore, forte, di nuove responsabilità. Tra esodi e diseguaglianze, tra guerre e razzismi, la Chiesa di Francesco appare più che mai una “carezza di Dio” per un mondo alla ricerca di senso e verità.
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