IL NOME DI GESU', SAN BERNARDINO E IL SIGNIFICATO DEL TRIGRAMMA IHS
Il 3 gennaio, si ricorda nella chiesa (ma in particolare i francescani) il Santissimo Nome di Gesù. Devozione antica, anzi anticotestamentaria, al Nome Santo di Dio, che diventa per i cristiani il nome di Gesù, cioè: Salvatore.
Nel Martirologio Romano, questa memoria è così definita: «Santissimo Nome di Gesù, il solo in cui, nei cieli, sulla terra e sotto terra, si pieghi ogni ginocchio a gloria della maestà divina». Sono parole tratte dalla Lettera ai Filippesi (2,9-11).
Questa devozione, molto prima che venisse presa a cuore anche da Sant'Ignazio e dai Gesuiti, è divulgata proprio dai Francescani. Ne parla naturalmente sant'Antonio, ma il più attivo nel predicare il Nome di Gesù sarà San Bernardino da Siena (1380-1444).
Egli stesso inventa infatti il Trigramma IHS e per questo è considerato il patrono dei pubblicitari! Il simbolo consiste in un sole raggiante a 12 raggi in campo azzurro; sopra vi sono le lettere IHS che sono le prime tre del nome Gesù in greco ΙΗΣΟΥΣ (Iesûs), ma anche sono l’abbreviazione di “Iesus Hominum Salvator, Gesù Salvatore degli uomini”, che irradia dunque luce e calore attraverso l'opera dei 12 apostoli, cioè della Chiesa.
Il trigramma del nome di Gesù, divenne un emblema celebre e diffuso in ogni luogo; veniva posto in tutti i locali pubblici e privati, dove Bernardino e i frati predicavano, sostituendo blasoni e stemmi delle varie Famiglie e Corporazioni spesso in lotta fra loro. Sulla facciata del Palazzo Pubblico di Siena ne campeggia uno enorme e solenne, opera dell’orafo senese Tuccio di Sano e di suo figlio Pietro. Andrea Mantegna lo dipinse nella lunetta del portale della Basilica del Santo (Pd) che S. Bernardino visitò, ospite dei frati della Comunità, e dove pure predicò.
Qualche volta il trigramma figurava sugli stendardi che precedevano Bernardino, quando arrivava in una nuova città a predicare e sulle tavolette di legno che il santo francescano poggiava sull’altare, dove celebrava la Messa prima dell’attesa omelia, e con la tavoletta al termine benediceva i fedeli.
S. Bernardino era convinto che la memoria del Nome di Gesù potesse essere di grande aiuto ai fedeli nel rammentare ogni aspetto molto concreto e semplice della vita del Signore così da suscitarne più facilmente l'imitazione e la sequela. Il Nome di Gesù, nella sua predicazione, era infatti l'occasione per parlare della povertà del presepio, della modesta bottega di falegname, della penitenza nel deserto, dei gesti della carità divina; delle parole e dei sentimenti di Gesù, della sua sofferenza sul Calvario, del suo trionfo sulla morte nella Resurrezione.
In tal modo Bernardino si inseriva fedelmente nella scia del serafico padre san Francesco e nel suo desiderio di essere perfetto imitatore del Signore Gesù; intento al quale il Poverello sempre spronava i suoi compagni e che lasciò come impegno e proposito per tutti i frati futuri, indicandolo nella Regola. (Fra Alberto VocazioneFrancescana.org)
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