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Il leccio e un sacco: i due prodigi di San Francesco a Montella

Gelsomino Del Guercio
Pubblicato il 19-10-2019

Briganti, angeli e un albero miracoloso

Il convento di San Francesco a Folloni deve il suo nome al luogo dove, a quanto sembra, fu fondato dallo stesso San Francesco d'Assisi, di passaggio verso il santuario di San Michele sul Gargano, nel gennaio 1222 (il bosco di Folloni). Sembra che allora il Santo avesse lasciato alcuni suoi confratelli nel bosco infestato dai briganti perché vi realizzassero la prima chiesetta, dedicata alla S.S. Annunziata.

La prima chiesetta duecentesca doveva trovarsi ove ora si trova l'edificio che ospita le celle dei frati. Nel XV secolo viene realizzata la seconda chiesa, che si trovava ove ora si trova il chiostro di accesso al convento, ad una nave con numerose cappelle laterali.

Su questo luogo, immerso nel verde dell'Irpinia, si raccontano due prodigi legati al Santo di Assisi.



LA LEGGENDA DEL SACCO

Si narra che nell'inverno del 1224 i frati fossero rimasti bloccati dalla neve nella chiesa nel bosco infestato dai lupi. Stavano per morire di fame, quando sentirono bussare alla porta, e, aperto, trovarono un sacco pieno di pane con il contrassegno dei gigli di Francia. In quel momento Francesco d'Assisi era alla corte di Luigi VIII, e leggenda vuole che il santo avesse affidato agli angeli il pane per i suoi frati, chiesto per carità al re. La tela del sacco fu conservata per tre secoli come tovaglia di altare. Nel Cinquecento cominciò ad essere spezzettata e distribuita come reliquia a diverse chiese e ai fedeli. Dopo la soppressione francese del convento, la reliquia fu trasferita nella Chiesa Madre di Montella. Nel 1828, dopo la riapertura del convento, il vescovo di Nusco decise che la reliquia fosse divisa tra la Chiesa Madre di Montella e quella di San Francesco.

Nel 1998, Frà Agnello Stoia riesce a ritrovare gli ultimi frammenti del sacco, tra la soffitta del convento e la Chiesa Madre di Montella. La reliquia è oggi conservata in un reliquiario realizzato appositamente e collocato nella Cappella del Crocifisso, a destra dell'altare della chiesa.

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IL MIRACOLO DEL LECCIO

La leggenda vuole che San Francesco, giunto a Montella, chiedesse ospitalità al feudatario presso il Castello del paese. In assenza del signore, il castellano, ignaro della fama del poverello di Assisi, lo scacciò.

Francesco, insieme ai suoi confratelli, si rifugiò allora nel bosco di Folloni, all'epoca infestato dai briganti, e passò la notte sotto un leccio. Quella notte nevicò abbondantemente e quantunque non avesse cessato, in tutto quel tempo, di far assaissima neve, nulladimeno non toccò quella né l'albero, né il luogo ove i frati dormivano. Il castellano insieme a tutta la popolazione accorsero la mattina dopo, e assistito al miracolo, chiesero a San Francesco di lasciare nel luogo due frati affinché realizzassero un convento. Il leccio del miracolo fu conservato come reliquia sotto l'altare della chiesa per lungo tempo.

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