Il discorso di Giuseppe Conte
Il discorso dalla Loggia del Presidente del consiglio, Giuseppe Conte. Al termine il Custode del Sacro Convento, Padre Mauro Gambetti, ha regalato al premier lo speciale per il centenario della Rivista San Francesco, Patrono d'Italia, e una copia dell'Enciclica firmata ieri ad Assisi dal Pontefice. La foto in evidenza è di repertorio
Anche quest'anno sono ad Assisi per rivolgere un saluto a tutti i presenti e ai cittadini. Da quando sono premier è un appuntamento che non ho mai mancato, anche per il legame speciale che unisce Francesco all'Italia, un legame ricco di tanti significati che trascendono la dimensione religiosa e che assumono una validità universale. Le Marche sono la Regione protagonista di quest'anno, nell'olio che arde in questa fiamma sono racchiusi i comuni d'Italia.
Francesco, come poche altre figure, parla all'uomo di ogni fede e cultura, con un chiaro messaggio di autentico abitante della terra, di sensibile filo del creato. Francesco, con ricca umanità e spiritualità, ci parla oggi più che mai. La drammatica crisi sanitaria ci pone interrogativi fondamentali sulla vita e la morte. I mesi difficili, i più acuti della pandemia, ma anche quelli attuali, ci portano a ripensare ciò che conta nella vita. L'uomo ha dovuto misurarsi con la fragilità della sua condizione, con l'angoscia di un nemico invisibile che ha sconvolto nostre esistenze. Ci sono inquietudine e rabbia, ma anche sofferenza. Chi non è stato colpito dal virus ha dovuto comunque allontanarsi dagli affetti più cari. Da questa drammatica esperienza traiamo i valori dell'essenziale, di quello che conta, di ciò che è invisibile agli occhi ma decisivo per l'esistenza. Nel corso degli anni l'attenzione al superfluo ci ha distratto dai veri valori.
Dalla crisi sanitaria c'è anche un secondo insegnamento: tutto il Paese ha sperimentato socialità diffusa, piccoli grandi gesti di altruismo, quando l'altro e nostro vicino, anche se sconosciuto, ha interpellato le nostre coscienze, e con il suo sguardo ci ha svelato la sua umanità. Ringrazio anche i sanitari che si sono prodigati nel culmine dell'emergenza sanitaria.
Ci siamo sentiti tutti parte di un comune destino, questa pandemia ci ha reso coscienti dei valori di relazione, abbiamo compreso di essere 'Fratelli Tutti', come scrive Papa Francesco, ispirandosi al messaggio di San Francesco. L'Italia dovrà essere una comunità rigenerata. Il nemico non è ancora sconfitto, siamo consci di non poter disperdere risultati raggiunti.
Tuttavia, ed è il terzo insegnamento, siamo chiamati a volgere lo sguardo al futuro, abbracciando con coraggio prospettiva di rinascita e conversione verso modello di sviluppo più equo e sostenibile, nel pieno sviluppo integrale della persona. C'è attesa per nuova alba che oltrepassi confini economici, sociali e politici che ci uniscano di nuova. La nostra missione e attività di governo è orientato al futuro.
Dobbiamo ricostruire e rigenerare la casa comune, stiamo elaborando un piano nazionale per consegnare alle prossime gnerazioni un paese rigenerato. Non bastano programmi e investimenti, ma serve anche una rigenerazione interiore e un cambio di passo e prospettive, una rivoluzione che abbia al centro l'uomo e ci coinvolga tutti. La crisi che stiamo attraversando rende urgente ripensare nuove relazioni e la spiritualità francescana incentrata sull'uomo è la fonte più feconda cui possiamo attingere, per dare sostanza a questa nuova prospettiva umanistica.
Dal Santo che sceglie di vivere in solitudine e rinunciare al mondo arriva esempio per impegno concreto per resituire all'uomo la sua più alta e incomprimibile dignità.
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