I santi d’Italia, un viaggio nella pittura devota
La mostra Al Palazzo Reale di Milano è in corso la mostra curata da Daniela Porro sui «Santi d'Italia. La pittura devota tra Tiziano, Guercino e Carlo Maratta». L'occasione, la recente visita a Milano di Papa Francesco, che in un recente tweet ha affermato: «I santi sono persone che appartengono pienamente a Dio.
Non hanno paura di essere derisi, incompresi o emarginati», ed è proprio da queste parole che nasce la mostra. Le quarantaquattro opere esposte a Palazzo Reale provengono da musei italiani ed esteri, da collezioni private, dalla Pinacoteca Vaticana e dalla Fabbrica di San Pietro. Le due figure su cui si impernia buona parte della mostra sono Francesco d'Assisi e Caterina da Siena, proclamati patroni d'Italia da Pio XII nel 1939; inevitabili anche Pietro e Paolo, che sin dal primo secolo furono designati patroni di Roma; e Ambrogio e Carlo Borromeo, protettori di Milano.
Impostare una rassegna secondo questi parametri comporta molte possibilità e molte difficoltà: il «San Francesco che riceve le stimmate, con un devoto» di Tiziano, proveniente dalla Pinacoteca di Ascoli Piceno, è un dipinto problematico, con possibili apporti di bottega, eppure è una testimonianza della sensibilità controriformistica del grande maestro di Cadore, molto più sofferta di quanto il pubblico in genere percepisca; il «San Francesco» di Guercino, proveniente dalla Cattedrale di Novara, è espressione della moderazione del linguaggio pittorico che caratterizza la maturità del pittore di Cento.
Quando ci si trova di fronte a interpretazioni dello stesso tema tanto distanti nel tempo e nello spazio - la distanza tra la Venezia tardo-cinquecentesca di Tiziano e la Bologna seicentesca dell'ultimo Guercino è galattica se vista da un'ottica barocca - è stimolante soffermarsi sulle differenze con cui le rispettive sensibilità e culture figurative hanno interpretato lo stesso tipo di soggetto. Su San Pietro si poteva trovare e si è esposto molto ed è sicuramente una bella curiosità la chiave in argento, smalti, pietre preziose e vetri colorati del Museo del Tesoro della Basilica di San Pietro che adornava la statua d'argento del santo.
E poi le opere di Jusepe de Ribera e del più raro Giovanni Serodine si ammirano sempre con gioia, così come la delicata «Santa Caterina da Siena» di Raffaello Vanni della Collezione Lemme. Dati i presupposti con cui è nata, dalla mostra di Milano non ci si deve attendere un impianto di particolare pensosità. Ci si può andare per capire di più dei Santi raffigurati o per vedere qualche opera d'arte notevole e magari meno fruibile; ci si può andare anche per ammirare da vicino i numerosi oggetti di arti applicate, spesso assenti delle mostre italiane. (Riccardo Lattuada - Il Mattino)
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