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Guerre che non vengono raccontate di Raffaele Crocco

Redazione online EPA-ALBERT GONZALEZ FARRAN-UNAMID
Pubblicato il 30-11--0001

Proviamo ad elencare alcune delle guerre che non ricevono attenzione dai media: nel Darfur, in Sudan, la strage continua, il governo bombarda con continuità le postazioni ribelli. Nel Sud Sudan la guerra per il controllo del governo del neonato stato è ripresa: centinaia di migliaia di profughi sono arrivati nel West Nile, in Uganda, in poche settimane a novembre del 2016.

Ancora: in Somalia gli scontri con l’esercito del Puntland sono quotidiani. Così come in Rwanda le milizie hutu non hanno lasciato le armi. Nel Saharawi, il Fronte Polisario è stanco di aspettare un referendum per l’indipendenza dal Marocco, promesso nel 1991 dall’Onu e mai realizzato. La sola strada, dicono, è quella delle armi e un esercito di almeno 25mila uomini è pronto a dar battaglia. In Asia le guerre irregolari e asimmetriche si combattono in Kazakhistan, Kyrgyzstan e Nepal. Si muore anche in Georgia, Ucraina, Nagorno-Karabach. E poi in Messico, Colombia.

Pensate. Questa è solo una piccola parte dell’enorme lista delle guerre che hanno accompagnato questo 2016 e ci faranno entrare nel 2017. Quelle più note – Siria, Afghanistan, Iraq, Israele-Palestina – ci sono ancora, vengono combattute, ma non sono citate. Il chiasso attorno a loro è tale da renderle, come dire, esemplari. Tutti sappiamo che in quei Paesi si muore, ci viene raccontato ogni giorno o quasi. Sappiamo, meno o per nulla, che si muore anche in almeno un’altra quarantina di Paesi.

Quasi 3 miliardi di esseri umani, in questo momento, sono direttamente coinvolti in una qualche guerra. È un numero spaventoso. Sono tremila milioni di esseri umani che soffrono, accomunati dalla stessa disgrazia: vivere in un posto sbagliato, al centro degli interessi finanziari ed economici di qualcuno. Le guerre – tutte, ovunque, sempre – sono l’effetto ultimo di cause uguali, tutte riconducibili all’assenza di una equa distribuzione delle ricchezze e delle risorse, al mancato rispetto dei diritti singoli e collettivi, al cattivo uso del territorio. Sono gli elementi classici della speculazione finanziaria, quella che fa arricchire pochissimi e rende poveri tutti gli altri.

Le guerre che non vengono raccontate, che restano in silenzio, sono solo terribili e loschi luoghi d’affari. Nasconderle, tacerle, non farle conoscere, permette a chi le vuole di continuare in eterno questo gioco. Tanto, a pulire le coscienze, ci pensano le guerre conosciute, quelle per cui – giustamente – piangiamo ogni giorno, senza renderci conto che il peggio, per miliardi di persone, è altrove. (Raffaele Crocco, direttore Atlante delle guerre)

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