Giovanni Paolo II e le visite ad Assisi
Giovanni Paolo II, se non parlo con Lui ...
Giovanni Paolo II, se non parlo con Lui ...
La prima visita di Giovanni Paolo II in Assisi fu una visita a sorpresa, 18 giorni dopo la sua elezione a papa avvenuta il 16 ottobre 1978, un pontefice con cui avevamo avuto modo di fraternizzare tramite la nostra comunità francescana di Cracovia, proprio di fronte all'episcopio.
In quell'occasione volle affidare il suo pontificato a San Francesco. Nessuno si aspettava un gesto così forte che, poi di fatto, ha segnato l'intero pontificato di Giovanni Paolo II con le sei visite avvenute a cadenze quasi regolari. Ma le tappe nella città serafica non furono sempre colte con entusiasmo dalla curia romana e da buona parte tradizionalista della Chiesa. Basti pensare all'incontro del 1986 con i rappresentanti delle religioni del mondo che fu particolarmente dibattuto, ripetutosi poi anche nel 24 gennaio 2002, che fu forse l'incontro più combattuto e che aveva seguito l'attentato alle Twin Towers dell'11 settembre 2001.
In quell'occasione, mi confidò il segretario personale del pontefice, Stanislao Dziwisz, che tutti gli consigliavano di non andare in Assisi parlando di difficoltà negli spostamenti e di altre complicanze. Ma il vero problema era che di fatto c'era stata la marcia della pace il 12 maggio 2002 tra le più controverse, ma anche tra le più partecipate e venire ad Assisi poteva essere letto come un giustificare la marcia o una "certa sinistra" . Il papa dopo aver ascoltato tutti rispose "va bene, capito, andremo ad Assisi" a testimoniare la lungimiranza della santità che guarda alla santità.
Le critiche si protrassero tanto che Wojtyla dovette in qualche modo "giustificare" la sua scelta nel discorso alla curia romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi del 21 dicembre 2002:"Di fronte a questo orizzonte rigato di sangue, la Chiesa non cessa di far sentire la sua voce e, soprattutto, continua ad elevare la sua preghiera. E' quanto è avvenuto, in particolare, il 24 gennaio scorso nella Giornata di preghiera per la pace ad Assisi quando, insieme con i rappresentanti delle altre religioni, abbiamo testimoniato la missione di pace che è speciale dovere di quanti credono in Dio. Dobbiamo continuare a gridarlo con forza: "Le religioni sono al servizio della pace"
La giornata di preghiera per la pace nel mondo del 27 ottobre 1986 invece, svoltasi in Assisi, con tutti i leader delle religioni – era andata molto bene. Aveva contribuito – questo era il commento generale – ad allontanare decisamente quei venti di guerra che spiravano nei quartieri generali delle grandi potenze, ed aveva cambiato ormai la Storia, facendo conoscere in tutti gli angoli della terra lo Spirito di Assisi, quel soffio d’amore emanato dalla città di san Francesco, come lo definì Papa Giovanni Paolo II, che ne era stato il promotore.
Se l’incontro del 1986 si rivolgeva al modo intero, “su cui si addensavano oscure nubi” disse Giovanni Paolo II nel ’93, “oggi il nostro sguardo si volge all’Europa”. Il Vecchio Continente stava vivendo dal 1991 la drammatica crisi del disfacimento della ex Jugoslavia con un’esplosione di guerre e violenze fratricide. Karol Woytyla prese così la decisione di promuovere un nuovo incontro il 9 gennaio 1993 ad Assisi con i leader religiosi della tradizione europea per implorare la pace al “Signore della storia, certi di essere ascoltati” da quel Dio che, dopo la preghiera del 1986 “ha dato dei segni, anche tangibili, di avere ascoltato”. Salirono così ad Assisi, con il Papa, i leader cristiani, ebrei, musulmani e i testimoni degli orrori della guerra in Bosnia.
Quella sera Giovanni Paolo II venne accolto dal custode del Sacro Convento, padre Giulio Berrettoni, uomo mite, francescano, padre e guida indimenticabile, per me. Padre Giulio lo accompagnò all’appartamento papale, a disposizione dei pontefici nel Sacro Convento, dove Giovanni Paolo II avrebbe dormito. L’appartamento papale si trova all’ultimo piano ed è stato uno dei luoghi del complesso monumentale più danneggiato dal terremoto del ’97. Subito dopo il portone d’ingresso c’è un salottino, poi sulla destra ci sono lo studio e la camera del segretario del Papa. A sinistra lo studio del Papa, poi un corridoio che porta alla sua camera da letto e al bagno. L’appartamento viene usato dai pontefici anche per momenti di riposo durante la giornata. Dunque, davanti all’appartamento papale, Giovanni Paolo salutò così il custode: “Padre Giulio, ci vediamo domani mattina alle 8”.
Il giorno seguente, alle 5 del mattino, la Gendarmeria vaticana, addetta alla sicurezza del Papa, andò ad avvisare il Custode che Giovanni Paolo II si era già alzato ed era andato nella cappella vicina all’appartamento a pregare. È la cappella del postulato, oggi del noviziato. Padre Giulio si alzò allora in tutta fretta e si recò ad aspettarlo davanti alla cappella. Alle 7.30 il Papa uscì e salutò Padre Giulio. Il Custode gli disse: “Santità, si è alzato presto questa mattina. Non dovevamo vederci alle 8?”. Il Papa sorrise a Padre Giulio e così gli rispose: “Cosa gli dico, padre Giulio, se prima non parlo con Lui?”. Qualche ora dopo ci sarebbe infatti stato l’incontro del Papa con i rappresentati delle religioni della tradizione europea.
L’obiettivo del Papa nel promuovere la giornata del ’93 era quello di “contribuire in modo specifico, con le nostre preghiere e con l’offerta del nostro digiuno, alla ricostruzione del continente europeo e forse alla sua sopravvivenza”.
Lontano da ogni possibile lettura di relativismo, sincretismo, ma attento alla diversità e all’unicità, Giovanni Paolo II alzò quel giorno il suo messaggio profetico: “Alla guerra e ai conflitti vogliamo contrapporre con umiltà, ma anche con vigore, lo spettacolo della nostra concordia, del rispetto dell’identità di ognuno”. Prima di concludere: “l’autentica fede religiosa è una fonte di comprensione reciproca e di armonia”. Infine: “fin quando i credenti non saranno uniti nel rifiutare le politiche di odio e di discriminazione e nell’affermare il diritto alla libertà culturale e religiosa in tutte le società umane, non potrà esserci pace autentica”.
Concludo con una piccolo episodio legato alla visita del 1986. Il Papa si fermò a pranzo da noi e dopo che si accomodarono tutti per l’agape fraterna, ci si accorse all’arrivo di Giovanni Paolo II che il suo tavolo era stato occupato da altri. Ci fu un momento di panico. Il segretario ci disse di prendere un tavolo di servizio e così facemmo e lui, con molta semplicità e con un sorriso benevolente, si sedette e insieme agli altri consumò quel pasto frugale.
Tratto dal libro "Vado da Francesco" di padre Enzo Fortunato, ed. Mondadori
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