Giovani, coraggio!
Sul valore spirituale della Chiesa ognuno fa i conti con la propria coscienza, ma sul suo valore sociale sono sicuro che siamo tutti d’accordo: “è il più forte catalizzatore di gioventù”. Quando ero ragazzino, vedevo i miei fratelli, prima l’uno poi l’altro, frequentare il catechismo (potrei lagnarmi del fatto che io non potei frequentarlo perché i catechisti non si prendevano la responsabilità di seguirmi, ma non lo faccio!).
Satya e Narayen, per due ore alla settimana, si recavano in chiesa e lì, tra una preghiera da memorizzare, un canto da eseguire, il vangelo da ascoltare, condividevano la loro esperienza con altri bambini. Così loro crescevano conoscendo Gesù raccontato da chi lo rendeva accessibile alle loro giovani menti (io no, perché non era previsto un catechista che si prendesse cura di me). Da giovane adulto, quando ormai non ci pensavo più, ho conosciuto Giusy. Tra le altre cose mi ha raccontato che faceva parte di un gruppo di giovani che condividono e vivono il Vangelo seguendo l'esempio di Francesco d'Assisi (Gi.Fra.).
Frequentandomi, ha scoperto che non avevo ricevuto i sacramenti della comunione e della cresima. Per una persona come lei, che non conosce ostacoli che non si possano superare, non vi fu problema. Si mise d’impegno e mi preparò a Comunione e Cresima. Ricordo con immenso piacere quel periodo della mia vita, nel quale ho conosciuto tanti giovani uniti dall’amore e dal rispetto reciproco e verso Dio. Da allora ho incontrato tanti altri giovani, in tante parrocchie, che hanno voluto conoscermi per il coraggio che dimostro nell’affrontare la disabilità con il sorriso, cosa che è vera in quanto, quando sto con gli altri, voglio trasmettere serenità, specialmente ai giovani, pensando fortemente, che non sia quella l’età in cui bisogna riflettere troppo sulle difficoltà della vita. Per questo ci sarà tempo!
Uno degli ultimi incontri a cui ho partecipato si è tenuto nella sagrestia del Duomo di Enna, con i ragazzi del Progetto 360, reso possibile dalla collaborazione tra Progetto 360 e associazione Vita 21 (attiva a Enna dal 2013 e portata avanti da bambini, adulti e famiglie che convivono con la sindrome di Down). I giovani, sotto la guida di don Giuseppe Rugolo, come percorso quaresimale hanno scelto di incontrare “persone” per trovare insieme a loro risposte alla domanda “Chi è l’uomo?”. La mia presenza è servita, spero, a far nascere nelle loro giovani menti un pensiero nuovo: la disabilità deve essere vista come una delle tante forme di diversità, e come tale l’approccio verso di essa deve essere di gioiosa scoperta e non di timorosa resistenza.
Danilo Ferrari
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