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Giornate del Fai all'aperto: c'è anche il Bosco di San Francesco

Repubblica Pixabay
Pubblicato il 24-06-2020

L'appuntamento si rinnova nel weekend del 27 e 28 giugno

Non saranno gli affreschi e le abbazie a lasciare gli italiani a bocca aperta questo fine settimana, ma alberi secolari e piante monumentali come la sequoia del Vajont a Longarone, 33 metri di altezza e 160 anni di età, sopravvissuta alla tragedia che nel 1963 rase al suolo il paese, o il platano di Vrisi a Curinga, vicino a Catanzaro, 18 metri di circonferenza del tronco, piantato secondo la tradizione dai monaci del vicino monastero medievale di Sant’Elia Vecchio. Perché le Giornate del Fai, tradizionale appuntamento di raccolta fondi slittato dalla primavera all’estate a causa della pandemia, tornano in una versione inedita dedicata alle bellezze (e curiosità) della natura. Con visite guidate e lezioni di botanica in 200 luoghi che in 150 città aprono al pubblico in via eccezionale per mostrare parchi e giardini storici, orti botanici e vigneti, musei d’arte open air e monumenti vegetali, come il Terzo Paradiso che l’artista Michelangelo Pistoletto ha realizzato nella radura del Bosco di San Francesco ad Assisi, dove un sentiero invita i pellegrini a meditare sull’armonia tra uomo e natura predicata dal santo.

La stessa cui punta il Fai, proponendo la nuova formula delle "Giornate all’aperto" in linea anche con le restrizioni dell’emergenza sanitaria. Obiettivo: «La rialfabetizzazione riguardo alla natura», spiega il presidente Andrea Carandini. «Siamo al fianco delle associazioni ambientaliste nella lotta alla tutela del patrimonio naturale, ma lo facciamo con la funzione pratica che ci caratterizza, quella della conoscenza, seguendo il motto che da sempre ci guida: si protegge ciò che si ama, si ama ciò che si conosce». E così, sabato e domenica, le aree verdi saranno raccontate da agronomi e giardinieri per spiegare ai visitatori le meraviglie del mondo vegetale nelle sue varietà, ma anche l’abilità della mano dell’uomo nel progettare e plasmare il territorio, al fine di una riconciliazione che, si spera, favorisca un modo diverso di abitare il pianeta. «La pandemia ha decretato la fine dell’antropocene — prosegue Carandini — ci siamo illusi di poter vivere sani in un mondo già profondamente malato, ma il mondo naturale si è vendicato a causa di uno sviluppo eccessivo e l’uomo è stato colpito nella sua tracotanza».

Il programma è sul sito www.giornatefai. it dove fino a venerdì è possibile prenotare le visite (senza non si entra). Fra le proposte l’anteprima dell’apertura del giardino di Palazzo Moroni a Bergamo Alta, omaggio a una delle città più colpite dal virus, che sabato è visitabile esclusivamente dal personale medico sanitario e domenica solo dai bergamaschi (dal 1° luglio per tutti), e le tante "sfumature di verde" con cui il Fai ha catalogato alcuni suoi beni: il verde violentato di Villa del Balbianello sul Lago di Como, intesa come natura forzata dall’uomo con il giardino settecentesco che custodisce specie vegetali modellate ad arte; il verde architettato di Villa Panza a Varese, con la monumentale carpinata e l’esedra di lecci alta 5 metri; il verde malato dell’Abbazia di Santa Maria di Cerrate a Lecce che racconta l’epidemia di xylella che sta colpendo gli ulivi del Salento; il verde d’archivio del Castello di Masino a Caravino dove la ricerca nei documenti d’archivio ha permesso di ricostruire la storia del parco. E, infine, il verde primigenio del Giardino Pantesco Donnafugata a Pantelleria con un arancio secolare circondato da un muro a secco di pietra che fa ombra alla pianta e raccoglie la rugiada, unica irrigazione in una terra dove non piove mai.

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