Gino Strada non era Don Chisciotte. Ha combattuto i signori della guerra
Chi gli rimproverava di essere un illuso voleva solo offuscarne la luce
Il bene che Gino Strada ha vissuto, seminato e donato, ora lo incontra. Sono sicuro che oggi Gino abbia incontrato il Sommo Bene, così come lo chiamava Francesco.
Sono state molte le occasioni di incontro con i Francescani: dalla recentissima battaglia per la liberalizzazione dei brevetti per i vaccini Covid, agli incontri al Cortile di Francesco nella Basilica Superiore di Assisi, dove Gino ricordò a noi tutti il dovere dell’accoglienza e lo scandalo delle guerre.
Gino Strada ha avuto il coraggio di sporcarsi le mani per aiutare gli ultimi, di dedicare la vita agli altri. Come disse Papa Francesco in visita ad Assisi: “un buon pastore non si vergogna della carne, toccare la carne ferita, come ha fatto Gesù”. E tu Gino questa carne l’hai toccata ascoltata e difesa. Se dovessi dire la tua più grande lezione: la difesa della dignità della persona. Una difesa che si fa attraverso le opere, non attraverso i proclami: il mondo non ha bisogno di maestri, ma di testimoni e tu lo sei stato.
Quella di Gino Strada era un’intransigenza e un rigore morale che nascevano dall’esperienza delle sofferenze che aveva visto infliggere agli innocenti e agli inermi. Tutta la sua vita non è stata altro che una caparbia lotta contro guerre che sembrano una fatalità e invece sono uno scandalo, così come scandalosa è la vendita di armi, questa infame compravendita del dolore. A volte ho sentito parlare di Gino Strada come di un Don Chisciotte, di un illuso, che credeva che davvero le guerre potessero essere cancellate dalla faccia della terra. Ma dire questo è ingiusto, Gino Strada non ha combattuto i mulini a vento, ma l’ingiustizia, i signori della guerra, l’ipocrisia e gli interessi economici che calpestano i diritti umani. Chi gli rimproverava di essere un illuso voleva solo offuscarne la luce. Caro Gino, ti saluto con Pierpaolo Pasolini che in Lettere Luterane diceva: «T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece».
(Padre Enzo Fortunato - Huffington Post)
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