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Emergenza climatica. I sei obiettivi chiave da perseguire

Redazione Pete Linforth - Pixaby
Pubblicato il 05-11-2019

Migliaia i ricercatori in tutto il mondo che hanno firmato la 'dichiarazione di emergenza climatica'

La Terra è in piena “emergenza climatica”, e “indicibili sofferenze umane” saranno inevitabili, senza cambiamenti profondi e duraturi nelle attività umane che contribuiscono alle emissioni di gas serra e ai cambiamenti climatici. Ad affermalo, in uno studio sulla rivista BioScience, sono più di 11 mila ricercatori di 153 Paesi diversi, tra cui circa 250 studiosi italiani. La dichiarazione di emergenza climatica è basata sull'attenta analisi di ben 40 anni di dati scientifici.

Adesso i ricercatori propongono sei misure urgenti per fare fronte ai danni della febbre del pianeta e spiegano che “è un obbligo morale per noi scienziati, lanciare un chiaro allarme all'umanità in presenza di una minaccia catastrofica”. I primi firmatari della dichiarazione di emergenza climatica sono Thomas Newsome, dell'Università australiana di Sydney; William Ripple e Christopher Wolf, dell'Università statale americana dell'Oregon; Phoebe Barnard, dell' Università sudafricana di Cape Town, e William Moomaw, dell'Università americana Tuft.

Tutti puntano il dito su diversi “segnali dell'attività umana”, come la riduzione globale della copertura degli alberi, della crescita delle popolazioni animali o lo scioglimento dei ghiacci.

I sei obiettivi chiave da perseguire per gli scienziati sono: la riforma del settore energetico puntando sulle rinnovabili, la riduzione degli inquinanti, la salvaguardia degli ecosistemi naturali, quella delle popolazioni garantendo più giustizia sociale ed economica, l'ottimizzazione delle risorse alimentari riducendo il consumo di carne, e il passaggio ad una economia “carbon free”, senza emissioni di carbonio. "Occorrono - scrivono i ricercatori - profonde trasformazioni dei modi in cui le società globali funzionano e interagiscono con gli ecosistemi naturali". Gli scienziati sottolineano anche la presenza di segnali positivi e incoraggianti, come una maggiore consapevolezza dei rischi legati ai mutamenti del clima, soprattutto tra gli studenti e le giovani generazioni. “Molti cittadini stanno chiedendo un cambiamento per sostenere la vita sul nostro Pianeta, la nostra sola casa e - concludono - diverse comunità, Stati e province, città e imprese stanno iniziando a rispondere”.


Ma non gli Stati Uniti d'America che hanno, invece, presentato i documenti per uscire dall'accordo sul clima di Parigi, creando malumori e soprattutto preoccupazioni. E non si sono fatte attendere le reazioni ufficiali, come quella affidata a Dmitry Peskov, uomo vicino al presidente russo Vladimir Putin. "Il ritiro degli Stati Uniti comprometterà sostanzialmente l'accordo perché è un Paese che è davanti alle altre nazioni in termini di emissioni", ha detto il diplomatico, sottolineando poi come sia “molto difficile parlare di un accordo sul clima senza la più grande economia del mondo”.

Da Bruxelles arrivano però rassicurazioni, a parlare è la portavoce della Commissione europea, Mina Andreeva: “Ci rammarichiamo per la notifica degli ma per noi l'uscita di uno dei principali partner non cambia niente, perché tutti gli altri restano impegnati e andiamo avanti col lavoro per la Cop25” di Madrid. "L' intesa – ha aggiunto - ha fondamenta forti e resterà. Le sue porte rimarranno aperte e speriamo che un giorno gli Stati Uniti le varchino di nuovo". Un ruolo chiave per combattere i cambiamenti climatici, intanto, lo vuole recitare anche l'Italia. A rivendicarlo, attraverso Twitter, è stato il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramenti: “Io voglio che l' Italia divenga leader contro i cambiamenti climatici, sia il primo Paese a rendere lo sviluppo sostenibile la pietra angolare del nostro nuovo approccio alla formazione e alla ricerca”.

Gianluigi Basilietti

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