De Masi: Passare dalla carità alla condivisione
L’elemosina rischia di gratificare chi la compie e di umiliare chi la riceve
Bergoglio è molto chiaro nel messaggio per la V Giornata Mondiale dei Poveri: gratificare se stessi per aver aiutato qualcuno è un tranello in cui è molto facile cadere. Non sempre inconsapevolmente. Abbiamo incontrato il professor Domenico De Masi, tra i maggiori sociologi italiani e con lui abbiamo discusso di Reddito di Cittadinanza, aiuti e lotta alla povertà.
Professore, vediamo che c’è una povertà economica, sociale e culturale sempre crescente. Da dove ha origine? Che mezzi abbiamo per contrastarla?
L’origine della povertà di oggi è abbastanza chiara. Deriva dalla contrapposizione della nostra capacità di produrre ricchezza e la nostra incapacità di redistribuirla. Se dovessimo fare un paragone tra il capitalismo e il comunismo, così come abbiamo avuto modo di osservarlo durante la guerra fredda, possiamo affermare che il comunismo sapeva redistribuire la ricchezza, ma non sapeva produrne abbastanza. Il capitalismo al contrario sapeva produrre ricchezza, ma allo stesso tempo non sapeva come distribuirla. Di ricchezza al mondo ce ne sarebbe a sufficienza per poter vivere tutti in una situazione di agiatezza, ma alcuni ne hanno troppa e altri troppo poca. Se consideriamo il PIL pro capite mondiale, cioè tutta la ricchezza che produce il pianeta divisa tra tutti gli abitanti, ognuno di noi avrebbe 18.000 dollari. Staremmo tutti bene. La ricchezza c’è, il problema è la sua redistribuzione. Ci sono 8 persone al mondo che da sole possiedono la ricchezza di più 3 miliardi di persone. Tutto questo deriva dal modello economico neoliberista. Papa Francesco già nel 2013 lo ha denunciato con grandissima chiarezza nella Evangelii Gaudium dicendo che questa è una “economia dello scarto”.
Nel messaggio di Bergoglio per la V Giornata Mondiale dei Poveri, leggiamo: “[...] un gesto di beneficenza presuppone un benefattore e un beneficato, mentre la condivisione genera fratellanza. L’elemosina, è occasionale; la condivisione invece è duratura. La prima rischia di gratificare chi la compie e di umiliare chi la riceve; la seconda rafforza la solidarietà e pone le premesse necessarie per raggiungere la giustizia”.
Questo testo rappresenta una svolta straordinaria, epocale. Supera il concetto di carità che ha dominato la società, soprattutto nel medioevo, dove l’elemosina era il modo in cui il ricco si assicurava un posto in paradiso. In questa ottica il povero aveva un ruolo cruciale, necessario: come faceva il ricco ad andare in paradiso senza un povero a cui dare l’elemosina? Devo dire che è una svolta epocale anche nell’azione della Chiesa attuale. L'Italia ha introdotto nel 2019 il Reddito di Cittadinanza. Ad ogni nucleo familiare lo Stato assicura un reddito, non molto, ma un qualcosa che ti permette di avere un minimo di sicurezza. Ecco, mi sarei immaginato una crociata, soprattutto da parte dei cattolici, affinché questa manovra fosse applicata per bene. Per esempio le associazioni potrebbero aiutare i senzatetto ad ottenere un domicilio simbolico, come ha fatto l’ex Sindaco di Roma, senza di esso non è possibile ottenere il Reddito di Cittadinanza. Al contrario ho visto troppo spesso che viene preferito portare una “minestra calda”, che rischia di diventare elemosina fine a se stessa. Tempo fa parlavo con un Parroco della mia zona, gli ho proposto di aiutare i senza fissa dimora ad ottenere il Reddito di Cittadinanza, mi ha risposto che «non crede a questi aiuti statali». Perché portare solo una minestra calda quando potresti aiutare un bisognoso ad ottenere un’entrata mensile che gli permetterà di emancipazzarsi? Questo modo di agire non rappresenta il volere di papa Francesco che vuole la condivisione. Il Reddito di Cittadinanza va in questa direzione: lo Stato utilizza le tasse dei “ricchi” per aiutare i poveri, questa è condivisione. Dobbiamo passare dalla carità alla condivisione. L’elemosina rischia di essere umiliante per chi la chiede, con il reddito ricevere un aiuto diventa un diritto e non più umiliazione. Ad oggi ci sono milioni di persone che non hanno un reddito, nonostante i mezzi ci siano. Poco tempo fa parlavo con il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, il quale mi ha riferito di un possibile accordo con la Comunità di Sant’Egidio, che conosce molto bene la povertà, per riuscire a intercettare questi senzatetto. Dal mio canto gli ho proposto di mettere in strada una roulotte che vada in giro la notte e intercetti i barboni per fargli fare le pratiche per ottenere il Reddito di Cittadinanza.
L’antropologo Marcel Mauss nel suo “Saggio sul dono”, ci dice che il dono non obbliga il donatore alla restituzione di un qualcosa, ma c’è al massimo un obbligo morale alla restituzione...
Quando un dono è festoso, senza doppio fine, per esempio ad un amico, un nipote, è un conto. Quando invece è rivolto verso un indigente allora diventa carità, elemosina. Quest’ultima, come ci ricorda papa Francesco, rischia di gratificare chi la compie e di umiliare chi la riceve, per me è sempre umiliante.
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