CONCERTO NATALE, SALUTO CUSTODE SACRO CONVENTO PADRE MAURO GAMBETTI
Eminenza, Eccellenze, sig. Presidente, Signori Ambasciatori, autorità civili e militari, amici tutti grazie per la vostra presenza. Sono lieto di rivolgere ad ognuno il saluto di Frate Francesco: il Signore ti dia pace!
Il pensiero non può non andare ad Antonio Megalizzi che ricordiamo e a tutti coloro che si adoperano per l'Europa unita, capace di promuovere l'integrazione e lo sviluppo. Anche per loro auspichiamo che l'Europa riesca in questo cammino.
Nel biglietto di auguri per il Santo Natale, quest’anno abbiamo scritto una frase del Poverello di Assisi che riferendosi a Gesù ebbe a dire: “Lui, che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà”. Francesco era rimasto molto colpito da questo contrasto: il più ricco di tutti e di tutto volle diventare povero, e scelse la povertà come un uomo sceglie una donna per la vita.
Cosa c’è di tanto attraente nella povertà da poter far (s)muovere Dio e, a seguire, un giovane ricco come l’Assisiate? È solo filantropia? Francesco aveva intuito che vi era molto altro da scoprire. Si badi bene, parliamo di povertà, non di miseria. La miseria nel mondo va contrastata, anzi, va risolta; e molto, a mio avviso, può fare la nostra Europa! La povertà invece deve rimanere come una possibilità che la legislazione di ogni paese dovrebbe tutelare. La povertà può suscitare reazioni contrastanti: vicinanza e solidarietà, cura e responsabilità, ma anche scherno e repulsione, paura e indifferenza.
Il primo insieme di atteggiamenti ci è parso di riconoscerlo nell’operato del Re Abd Allah II e della Regina Rānia di Giordania, che si distinguono nel panorama mediorientale e nel mondo per la loro azione di governo tesa a promuovere i diritti umani e l’armonica convivenza sociale, ad esempio tramite le politiche per l’educazione, il rispetto della libertà religiosa, il riconoscimento delle minoranze, l’accoglienza dei profughi. Quest’anno offriamo a loro il dono della “Lampada della Pace”. Hanno accettato con piacere e verranno all’inizio della primavera prossima per ritirare il dono. Grazie!
Il secondo insieme di atteggiamenti lo assumono alcuni potenti e ricchi di questo mondo, i quali si adoperano per contrastare non tanto la povertà, ma i poveri, finanche a eliminarli. In occidente si è insinuato un nuovo mantra economico e culturale a un tempo, ancor più ingannevole e dannoso delle vecchie idee di progresso e di crescita illimitata: “creare valore”. Da qui alla rimozione di ciò che è considerato senza valore il passo è breve, con azioni di “pulizia” votate alla realizzazione di una società del benessere asettica e ideale, senza fragilità, senza inestetismi, senza confini di natura.
La realtà è complessa. L’Europa, nei suoi organismi di rappresentanza, forse ha ancora la capacità e gli strumenti per una lettura critica e per tracciare una nuova via di sviluppo. Lo auspichiamo!
La povertà, nella sua accezione semantica, rinvia all’idea del provvedere con poco alle necessità della vita. Se ci soffermiamo a considerare cosa è davvero necessario per vivere, insieme al cibo, ai vestiti, alle cure sanitarie, all’educazione e a un tetto, troviamo solo i beni relazionali, che invero sono determinanti per la felicità dell’uomo. Nel momento della morte, si vede chiaramente che si vive con poco. Poveri lo siamo tutti, anche se viviamo come se non lo fossimo.
Scegliere la povertà, allora, significa scegliere fino in fondo la condizione umana. Non è un difetto. È una risorsa. Innanzitutto, per comprendere la realtà. Chi è povero in spirito è in grado di conoscere la forza e la debolezza, i limiti e le potenzialità, tanto delle persone quanto della natura. E solo chi assume il punto di vista privilegiato del povero può davvero lavorare per il bene comune. Ma, ancor più, chi osa mostrarsi fragile, vulnerabile e povero ha in sé sentimenti di prossimità, di tenerezza… di compassione e sa creare legami di vero amore. La povertà è la via per la salvezza.
A Natale, il Verbo eterno del Padre, in uno slancio d’amore senza misura e senza tempo, assume la condizione umana. Che stupore! Chi lo accoglie vede l’umiltà, la condiscendenza, la bontà, la fedeltà di Dio. E ricomincia il proprio cammino di uomo. È l’augurio della fraternità del Sacro Convento: Buon Natale a tutti!
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