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Ciò che mi ha distrutto, di Danilo Salezze Comunità San Francesco

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

di Danilo Salezze

Oggi una visita molto gradita. Flavio ha concluso il suo programma residenziale in Comunità San Francesco da otto mesi, vive nel nostro territorio, qualche volta lo incontro all’edicola o al parcheggio, ma oggi è passato in Comunità a salutarci e non perdo l’occasione per fargli “vuotare il sacco”. Non è stato facile per lui lasciare l’uso di sostanze, soprattutto la cocaina, associata all’alcol.



Flavio, come si può vivere senza la cocaina, dopo una lunga consuetudine?

Effettivamente io stesso ne sono meravigliato, per tanti anni ne ho fatto uso, non avrei mai pensato di poterne fare a meno, e invece… i giorni passano e sto bene così. Devo dire che non mi riconosco più, non perché sia diventato un santo, ma perché sto imparando a vivere con l’energia che cresce in me senza più ricorrere disperatamente alla droga per sentirmi qualcuno che vale.



Dove vedi di più questo cambiamento?

Gestivo una azienda, che andava anche bene, sono sposato e padre di due figli, ho una famiglia che ho sempre amato e mi sono speso per questa, ma ero come dentro una bolla: le mie capacità imprenditoriali, i miei stessi legami famigliari e le amicizie, tutto era prigioniero di un bisogno sempre più forte di “stare su”, di provare sensazioni forti, di esibirmi in performance esaltanti. La pensavo così.



I risultati?

Fallimento totale! Ho sperimentato sulla mia pelle che tutto ciò che facilita troppo, che tira la volata facile verso la realizzazione dell’obiettivo di avere “successo”, proprio come fanno le droghe, ti fa prima o poi precipitare su te stesso, ti fa perdere tutto. Ma se tu che gli hai dato il potere di farlo.



Ora cosa fai, con chi vivi?

Da industriale (ormai fallito) sono diventato operaio; all’inizio con un po’ di vergogna, poi piano piano è cresciuto in me un senso di orgoglio per la nuova libertà che non conoscevo… e che mi piace!



La tua famiglia?

Li vedo ogni giorno, mangiamo insieme, sono disponibile per ogni necessità, voglio bene ai miei figli e sono da loro amato; rispetto la fatica e il dolore di mia moglie, con la quale non è facile che tutto torni come prima. Viviamo a poca distanza e spero che potremo presto essere quello che forse non siamo mai stati, una famiglia.



Cosa diresti a chi usa ancora droghe?

Ne conosco tanti, credimi. Direi a tante “persone normali”, insospettate, che come me percorrono la strada impossibile della convivenza con la droga, che quest’ultima è un grandioso inganno. La droga è una forza cattiva che ti lancia in alto, ti promette tutto, ti fa sentire capace di tutto, poi ti sbatte a terra, e non sei più nulla. Senza eccezioni.



Cosa ti sembra di aver imparato dai frati francescani con cui sei vissuto?

Con i frati ho condiviso un cammino di fede, ma in modo nuovo, inaspettato. Ho imparato la strategia più potente contro la droga: l’umiltà, il saper camminare giorno per giorno, momento per momento senza pensarmi nel diritto di essere a tutti costi “il più forte”, quello che deve averle vinte tutte. Ho imparato a non pretendere tutto e subito.



Potremmo dire che anche questa rinuncia al “potere” della droga, conferma la portata rivoluzionaria della “povertà francescana”, declinata nell’oggi?

Ti ringrazio per avermi associato a questo straordinario precedente!

Comunità San Francesco di Monselice

Fondata da un gruppo di frati minori conventuali di Padova nel 1980, accoglie persone con problemi correlati alle vecchie e nuove dipendenze: ragazzi e ragazze con problemi di droga; adulti con dipendenza da alcol e gioco d’azzardo; giovani donne con il loro figlio piccolo concepito nel tempo della tossicodipendenza. I frati francescani vivono accanto a queste persone avvalendosi anche di operatori professionali.

www.comunitasanfrancesco.org 

 

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