CELEBRARE LA DIVERSITÀ E LA RICCHEZZA, NON SOLO DEL NOSTRO PATRIMONIO
Dopo la pausa estiva, riprendono le attività del Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture a Maddaloni (Ce). Come sempre, il direttore, fra Edoardo Scognamiglio, teologo e filosofo, impegnato in più ambiti della ricerca accademica per il dialogo con le altre religioni e in particolare con l’islam, insieme ai soci del Centro Studi, presenta un ventaglio di proposte molto ampio per i laboratori di formazione al dialogo, alla pace, all’integrazione, all’accoglienza, al confronto fraterno con le altre comunità religiose e multietniche che vivono sul nostro territorio.
In che cosa si caratterizzano, quest’anno, le offerte formative del Centro Studi?
Nel 2018 si celebrerà l’Anno internazionale del patrimonio europeo che ha questo motto: Celebrare la diversità e la ricchezza del patrimonio europeo. Il 2018 sarà anche l’Anno dedicato al cibo italiano nel mondo. Ci è sembrato giusto ripartire con un programma che inglobasse la diversità a tutti i livelli: Celebrare la diversità e la ricchezza non solo del nostro patrimonio europeo. Ognuno di noi è diverso, è altro. Portiamo dentro di noi una ricchezza originalissima, un patrimonio genetico, culturale, spirituale, umano, biologico e simbolico che ci contraddistingue da qualsiasi altra creatura vivente e da ogni altra persona. Noi siamo una vera ricchezza a noi stessi. È da salvaguardare non solo il patrimonio artistico-culturale dell’Europa. Sono da custodire e da accogliere anzitutto i suoi abitanti, tutti i cittadini del vecchio continente insieme ai migranti, agli stranieri, ai profughi, ai pellegrini, ai turisti e ai viaggiatori del tempo che si spostano da un Paese all’altro per i motivi più disparati: turismo, viaggi di lavoro, studio, ricerche, ecc… Le diversità del cibo, delle pietanze, delle lingue, delle culture, dei popoli, delle religioni, rivelano il vero patrimonio dell’umanità: siamo una sola e bella e grande famiglia che abita il Pianeta Terra, per cui la ricerca della pace, della convivenza fraterna e pacifica è un desiderio auspicabile e un bene da salvaguardare e da promuovere.
Formare all’accoglienza, al dialogo, al rispetto delle diversità, alla pace, alla salvaguardia del bene comune, del nostro patrimonio (non solo artistico o culturale) è un impegno che non ha termine… L’intera nostra esistenza deve essere spesa per la formazione alla comunione, al rispetto, alla fraternità, alla pace.
Non sembra troppo utopico e poetico il vostro progetto di formazione rispetto ai fatti internazionali che rivelano sempre di più forme di violenza religiosa, di razzismo, d’intolleranza, di chiusura verso l’altro?
La sfida che si pone dinanzi a noi è di celebrare non solo la diversità e la ricchezza del nostro patrimonio europeo, ma delle persone, delle comunità, delle fedi, delle culture, dei popoli in movimento, dell’Altro che ogni giorno incontriamo per strada e ha bisogno del nostro soccorso, di sostegno, di accoglienza, di perdono, di amore… Ci muoviamo nella prospettiva di una Chiesa in uscita, di un Centro aperto e disponibile a incontrare, a formare, a dialogare, a mettersi in discussione, a non avere paura dell’Altro che è sempre nostro fratello, nostra sorella, presenza e traccia di Dio in mezzo a noi.
Papa Francesco ci ha chiesto in mille modi e momenti diversi di aprirci all’altro, di non avere paura del confronto, e di essere generosi nell’accoglienza, nel servizio da rendere alle persone più povere e bisognose. L’attenzione va ai migranti, ai profughi, ai senza tetto, a chi non ha più nessuno a questo mondo e si sente solo. Ci è sembrato importante collaborare con i responsabili locali di Migrantes per meglio favorire l’integrazione con i migranti sul nostro territorio, come pure offrire gratuitamente un corso di lingua italiana per chi non conosce niente della nostra lingua e della nostra cultura. Sono importanti anche i soccorsi di prima accoglienza e la collaborazione con la Caritas.
Ogniqualvolta i mass-media trasmettono notizie di morte, di violenza, di attentati terroristici di matrice religiosa, noi sentiamo sempre di più il bisogno di continuare nella formazione al dialogo e all’incontro fraterno. Spesso ci sentiamo inutili, possiamo cioè sperimentare un profondo senso d’impotenza, ma davanti al male e alla violenza occorre prendere posizione e reagire sempre con il bene, con la ricerca della verità, della giustizia e del perdono. Poter parlare ai giovani, condividere con gli studenti un messaggio di pace, formare le nuove generazioni al rispetto delle diversità attraverso i laboratori di ricerca rappresenta per noi la semina, un germe di speranza. Se i semi del bene, i germi della pace e del rispetto sono piantati nel cuore dei giovani al posto del lievito della violenza e dell’intolleranza, del razzismo e del terrorismo, allora avremo un futuro migliore, garantiremo ai bambini e alle nuove generazioni un mondo più giusto. Per questo, non dobbiamo scoraggiarci dinanzi alle notizie di morte e di violenza per motivi religiosi. Al terrorismo, alla violenza non solo religiosa, si risponde con la formazione al dialogo, al perdono, alla giustizia, alla carità…
Quali sono gli obiettivi dei vostri laboratori?
Gli obiettivi principali di questo Anno europeo sono: promuovere la diversità culturale, il dialogo interculturale e la coesione sociale; evidenziare il contributo economico offerto dal patrimonio culturale ai settori culturale e creativo, compreso per le piccole e medie imprese, e allo sviluppo locale e regionale; sottolineare il ruolo del patrimonio culturale nelle relazioni esterne dell’Unione Europea, inclusa la prevenzione dei conflitti, la riconciliazione postbellica e la ricostruzione del patrimonio culturale distrutto.
Il Centro Studi Francescani, a livello locale, può contribuire molto, con varie iniziative ed eventi, per promuovere il dibattito, per sensibilizzare all’importanza e al valore del patrimonio culturale e a facilitare il coinvolgimento di cittadini e portatori d’interessi, come altresì favorire informazioni, esposizioni e campagne d’istruzione e sensibilizzazione per trasmettere valori quali la diversità e il dialogo interculturale e interreligioso.
Quali sono i Forum che proponete quest’anno?
Quest’anno l’attenzione è posta a due Forum molto importanti.
Il primo, a carattere bioetico e antropologico, riguarda il diritto delle persona ad essere tutelato, ad essere felice, a stare bene al mondo: ci muoviamo tra la vita e la morte, tra il “venire-dare alla luce” e il “chiudere gli occhi”. È la storia del nostro vissuto.
Il secondo, invece, costituisce un osservatorio permanente sulla nostra città e tocca temi e problematiche di grande attualità: gli spazi pubblici, la politica, la crisi economica, le risorse, le sfide più urgenti che si presentano sul nostro territorio (criminalità, inquinamento, povertà). Ci siamo abituati alla bruttezza. Siamo stati sopraffatti dal “lasciar correre”, dal sentimento della rassegnazione, dimenticando il fascino del bello, lo splendore della bellezza che passa per l’accoglienza, i modi gentili, il senso civico, il decoro, l’arte, la creatività dell’ingegno artistico e del genio poetico. Gli spazi pubblici della città si possono attraversare e vivere in tanti modi… La professoressa Maria Rosaria Rienzo, già responsabile del Museo civico di Maddaloni, ci aiuterà, in un percorso serale, a riscoprire i tesori nascosti dell’Urbe: chiesa, conventi, monasteri, ruderi, reperti archeologici…
Il 2018 sarà anche l’Anno del cibo italiano nel mondo, da sempre fiore all’occhiello e patrimonio del nostro Paese. Sempre valido il detto: “dimmi come mangi e ti dirò chi sei”. Il cibo raccoglie una serie di valori, tante storie e tradizioni delle nostre città, e diventa qualcosa di sacro, che genera comunione, felicità, festa, cultura, profitto. Il cibo invita a riflettere sulla bio-diversità come un vero patrimonio da difendere, così pure sull’importanza degli spazi agricoli, dell’ambiente in genere, delle risorse a disposizione sul nostro territorio. Il cibo è anche indice della valorizzazione dei luoghi e delle tradizioni, anche di quelle religiose. Nel Forum dedicato alla città sarà posta attenzione anche alle risorse agricole locali e ai problemi concretissimi e seri di inquinamento ambientale. Nell’antica Terra di lavoro, oramai Terra dei fuochi, si muore molto spesso e, con facilità, di cancro: è necessario riscoprire la multifunzionalità che intercorre tra ambiente, società e salute.
Ci sono proposte particolari per i giovani?
Il 2018 è, per volere di papa Francesco, l’Anno dedicato ai giovani: ci sarà, infatti, un Sinodo che la Chiesa celebrerà per loro in ottobre. L’attenzione al mondo giovanile, risorsa delle nostre città, colonna di ogni possibile futuro umano, è da noi richiamata attraverso i laboratori di formazione al Dialogo, all’Accoglienza, al Teatro, alla Musica, all’ascolto della Parola di Dio mediante la Lectio.
Sono da segnalare i momenti di preghiera (il 27 di ogni mese) che celebrano e tengono acceso lo “Spirito di Assisi”, quello storico incontro del 27 ottobre 1986, quando san Giovanni Paolo II accolse i leader delle religioni mondiali nella città di san Francesco per invocare la pace e la fine di ogni guerra. Lo “Spirito di Assisi” è una grande profezia per gli uomini e le donne del nostro tempo che cercano, con tutto il cuore, di vivere assieme e di impegnarsi concretamente, ogni giorno, per la pace, l’unità, il dialogo tra i popoli e le nazioni, le religioni e le diverse confessioni cristiane. Nonostante la paura per nuovi attentati in Europa e nel mondo e i pregiudizi e le resistenze che toccano le nostre famiglie e le comunità per l’accoglienza dei migranti e dei rifugiati, la ricerca del dialogo e della fraternità universale, insieme alla buona pratica cristiana dell’accoglienza, rientrano tra le attese e le speranze di quanti hanno scelto di fare dell’amicizia fraterna, sull’esempio del Poverello d’Assisi, il loro stile di vita.
Per maggiori approfondimenti, si può visitare il sito: www.centrostudifrancescani.it
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