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Benedetto XVI, 4 anni dalla rinuncia. 4 anni di preghiera

Redazione online Ansa - PRESS OFFICE/ OSSERVATORE ROMANO
Pubblicato il 28-02-2017

Sembra ieri. Era un giorno festivo in Vaticano. L’11 febbraio è l’anniversario della nascita dello Stato della Città del Vaticano. Una giornata invernale uggiosa, non particolarmente fredda a Roma. Una giornata normale, fino alla tarda mattinata quando con un annuncio di poche righe - in un latino perfetto - Papa Benedetto XVI rendeva nota al mondo una decisione storica. La sua rinuncia al pontificato.

Il Papa ci ha colti un po’ di sorpresa, sono state le prime parole ufficiali della Santa Sede, pronunciate dall’allora Direttore della Sala Stampa Vaticana Padre Federico Lombardi. E in effetti era vero. Una decisione sofferta presa “in piena libertà” e soprattutto rimasta segreta fino al momento in cui Benedetto XVI - davanti ai Cardinali riuniti per il Concistoro ordinario per alcune cause di canonizzazione - l’ha resa pubblica.

Sembra ieri. Perché Benedetto XVI è - grazie a Dio - non se ne è mai andato. E’ rimasto nel recinto di Pietro, pregando e sostenendo la Chiesa e soprattutto il suo successore, Papa Francesco.

"Santo Padre - diceva Papa Benedetto al suo successore in occasione del 65/mo di sacerdozio, lo scorso giugno in Vaticano - la sua bontà, ogni momento mi colpisce interiormente, la sua bontà è il luogo dove abito e mi sento protetto. Spero che possa andare avanti sulla strada della misericordia, mostrando la strada di Dio”. In quella occasione Benedetto ricordava il rendimento di grazie che lui e il fratello Georg avevano pronunciato per il dono dell’ordinazione presbiterale. E a 4 anni di distanza dalla rinuncia, la Chiesa continua a rendere grazie per il dono del pontificato di Papa Benedetto. Per dirla come Papa Francesco, Joseph Ratzinger è stato il Papa che “ha lottato” contro la sporcizia nella Chiesa. “E’ stato un uomo coraggioso”.

Con la sua rinuncia e con la sua preghiera - scrive Papa Francesco - Benedetto XVI "ci impartisce nel modo più evidente una tra le sue più grandi lezioni di teologia in ginocchio. Perché è forse soprattutto dal Monastero Mater Ecclesiae, nel quale si è ritirato, che Benedetto XVI continua a testimoniare in modo ancor più luminoso il fattore decisivo, quell'intimo nucleo del ministero sacerdotale che i diaconi, i sacerdoti e i vescovi mai devono dimenticare: e cioè che il primo e più importante servizio non è la gestione degli affari correnti, ma pregare per gli altri, senza interruzione, anima e corpo, proprio come fa il Papa emerito oggi”. (Marco Mancini - Aci Stampa)

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