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Anastasia: la mia sartoria per i disabili

Paola D'Amico www.francistoday.org
Pubblicato il 16-06-2020

Francis Today è stata l'anticamera di un lavoro nelle aziende

Il tempo delle app e della «smaterializzazione» non archivia, per ora, l'universo cartaceo. La privacy poi impone segretezza. E quando occorre distruggere i documenti - cominciando da quelli giudiziari - i protocolli da seguire sono rigorosissimi. Anastasia Massari, 90 anni, da 35 presidente (e fondatrice) della cooperativa sociale «Francis Today» (www.francistoday.org), ha sempre guardato lontano. Così la SdS - Security Destruction System (Servizio distruzione certificata dati sensibili) è diventata presto una delle attività della cooperativa, che a Milano dà lavoro a persone disabili o fragili.

Il «mago» delle macchine più complesse in dotazione alla struttura che si trova al civico 13 di via Strigelli, alle spalle del complesso popolare Molise-Calvairate, periferia Est della città, è Andrea. Aveva diciotto anni quando arrivò, inviato dai servizi sociali. «Il tutor del Cps - ricorda Anastasia - che era andato a prenderlo a casa, nel quartiere Ponte Lambro, se ne andò. Il ragazzo prima ci investì di insulti. Poi se ne andò pure lui. Per tornare il giorno dopo. Gli domandai "Cosa vuoi fare?".

E lui disse una sola parola: "Lavorare". Bene, risposi. "Però qui bisogna rispettare le regole"». C'era una ragione per cui Andrea era ritornato in via Strigelli. «In quel periodo - prosegue la presidente - avevamo una commessa per assemblare materiali con le viti e lui aveva una passione viscerale per viti e bulloni. Ha una disabilità, è vero, ma è in grado di usare tutti i macchinari più complessi alla perfezione».

È anche incaricato di ogni commissione fuori dal laboratorio, in banca, in posta. Per Anastasia Massari questo ragazzo è come un figlio. Per molti altri Francis Today è stata l'anticamera di un lavoro nelle aziende. Lui qui ha trovato una famiglia. La fondatrice della coop è approdata a Milano da Potenza nel 1954. «I miei fratelli maggiori, uno medico legale, l'altro magistrato, si erano trasferiti qui - racconta - e i miei genitori decisero di seguirli per non dividere la famiglia».

Lei, una laurea in farmacia, trovò lavoro nella Cooperativa farmaceutica. «All'Ordine dei farmacisti mi dissero "Cosa vuole che sia una laurea presa a Bari". E così mi laureai anche in Biologia». Piccola, minuta ma determinata. Dedicava tutto il tempo libero ai bisognosi. Fino alla decisione di lasciare tutto e fondare una cooperativa sociale. «Siamo nati nel 1985. Era l'anno di We Are the World.

A Padova, per la prima volta in Italia, veniva eseguito un trapianto cardiaco. Il Nobel per la medicina andava a Goldstein e Brown per le loro scoperte sul metabolismo del colesterolo», ricorda ancora Anastasia Massari che partì con 250mila lire, raccolte tra parenti e amici. Il nome della cooperativa?

Ispirato al «poverello» di Assisi: «Abbiamo scelto l'inglese perché tra le nostre attività c'era anche la sartoria e a quei tempi si pensava che la lingua anglosassone si confacesse di più». Il logo trasforma le iniziali F e T in una àncora: «La nostra mission è di essere appunto una àncora di salvezza per le persone svantaggiate».

E non si contano le donne in difficoltà che in via Strigelli, assemblando i vestititi per bambini della Chicco, hanno imparato le tecniche della sartoria: «La concorrenza cinese ci ha costretto a reinventarci». Celesta, Sara, Barbara e i volontari sorridenti, in silenzio, annuiscono. Oggi due sarte professioniste, una ucraina e l'altra albanese, sono le regine del laboratorio. «Qui non ci sono professori, camminiamo tutti insieme». (Corriere della sera)

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