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Ambiente, gli uomini che hanno combattuto per un futuro verde

Antonio Tarallo Pixabay
Pubblicato il 28-11-2018

Ernst Heinrich Haeckel (1834 –1919), biologo, zoologo, filosofo e artista tedesco. Tutto iniziò da lui. C’è sempre una origine in tutte le cose. E se dovessimo cercarla, per il termine “ecologia”, dovremmo iniziare – senza dubbio – da lui, lo scienziato tedesco che, nel suo “Generelle Morphologie der Organismen” ("Morfologia generale degli organismi") del 1866, coniò tale termine, sottolineandone la radice etimologica greca: oikos, “casa”, o anche "ambiente"; e logos, “discorso” o “studio”. Scriverà, a riguardo, nel suo trattato scientifico, tale definizione: “Lo studio dell'economia della natura e delle relazioni degli animali con l'ambiente inorganico e organico, soprattutto dei rapporti favorevoli e sfavorevoli, diretti o indiretti con le piante e con gli altri animali; in sintesi ecologia è lo studio di tutte quelle complesse interrelazioni a cui Darwin si riferisce quando parla di condizioni della lotta per l'esistenza”.


Facciamo ora un salto nel tempo, doveroso per brevità, e arriviamo a tempi più vicino a noi.  Fra le definizioni più recenti, troviamo quella di uno dei grandi ecologi moderni, Andrewartha (1907–1992), che nel 1961 affermò che con il termine ecologia si fa riferimento allo  “studio scientifico della distribuzione e dell'abbondanza degli organismi”. Altro grande ecologo, Slobodkin (1903-1975), suggerì che “l'ecologia, in termini generali, si occupa dell'interazione tra gli organismi e il loro ambiente nel più ampio senso possibile”. C’è un punto interessante, ora, da sottolineare, mettendo a confronto le diverse definizioni fino adesso riportate. Rispetto a quella di Andrewartha, la definizione di Slobodkin sottolinea l'importanza del concetto di interazione.  E, parlando di interazione, dobbiamo sottolineare quanto questa sia fondamentale per comprendere il concetto che poi maturerà il medico tedesco Krebs (1900-1981), nel 1972: “Ecologia è lo studio scientifico delle interazioni che determinano la distribuzione e l'abbondanza degli organismi”.

 

Fin qui, la preistoria. Ma, non sarà, passato certamente inosservato che le citazioni sopra riportate, non fanno riferimento alcuno a quel concetto di “ecologia” che abbiamo un po’ tutti nella nostra mente, ormai da diverso tempo. Infatti, il nostro secolo, e soprattutto gli ultimi decenni, hanno formato l’opinione pubblica a “vivere” un concetto assai diverso da quello fino adesso illustrato.  Se, ad esempio, prendiamo la carta stampata, gli organi di informazione via web, è più che naturale pensare a tale termine, non tanto più come “studio scientifico”, piuttosto come una sorta di “battaglia”, “buona battaglia” per salvaguardare l’Ambiente.

E’ da questo “nuovo” modo di interpretare il concetto, che sono nati altri termini assai diffusi (alcune volte anche in maniera impropria) come “popolo ecologista”, “ecologisti”, “lotta ecologista”, “pensiero ecologista” e tanti, tantissimi altri, con cui, ormai, il mondo contemporaneo si raffronta – potremmo dire – quasi giornalmente, vista la delicata situazione ambientale che stiamo vivendo. E, allora, andiamo alla scoperta di alcune figure che hanno fatto della propria vita una vocazione vera e propria, dedicata interamente alla missione “ecologista”.


Rachel Carson, biologa e zoologa americana, che con il suo bestseller “Primavera silenziosa”, del 1962, lanciò il cosiddetto “movimento ambientalista”. “Più riusciamo a focalizzare la nostra attenzione sulle meraviglie e le realtà dell'universo attorno a noi, meno dovremmo trovare gusto nel distruggerlo”. Parole che risuonano alquanto “profetiche” guardando la realtà di oggi.  Dalla metà degli anni quaranta, la Carson, cominciò ad occuparsi di studi riguardanti l'uso di nuovi fitofarmaci sintetizzati, in particolare il Ddt, primo insetticida moderno, messo in uso dal 1939. Affermerà, più tardi: “Più cose imparo sull'uso dei pesticidi, più divento preoccupata”.  La biologa americana riuscì a prevedere con ampio anticipo gli effetti nocivi degli insetticidi chimici usati in agricoltura, e delle sostanze tossiche sull'uomo e sulla natura.


 

 

“Il nostro compito è guardare il mondo e vederlo intero. Occorre vivere più semplicemente per permettere agli altri semplicemente di vivere”, così si esprimeva l’economista E.F.Schumacher, pioniere di una visione ecologica globale, nel suo libro “Small is beautiful” (“Piccolo è bello”), pubblicato nel 1973. Una vita particolare, quella dell’economista e filosofo tedesco che, a partire dagli anni cinquanta, fu influenzato in modo significativo dal Cattolicesimo. Mise in rilievo le similitudini fra la sua visione economica e gli insegnamenti contenuti nelle encicliche papali che trattavano aspetti economici, come la “Rerum Novarum” di Papa Leone XIII e la “Mater et Magistra” di Papa Giovanni XXIII. Mettendo in discussione il pensiero prettamente occidentale del “progresso”, imperniato sul consumismo e la grande industria, Schumacher focalizzava l’attenzione su nuovi “schemi” di economia apportanti solo un minimo impatto ecologico e sociale sull’Uomo. Sarà sua la battaglia contro l'energia nucleare – che stava prendendo sempre più piede – non costituendo, essa, una valida possibilità di benessere, sia economico che ambientale, a causa dell’alta sua pericolosità per l’intero pianeta.


Ma nel corollario di persone che si sono battute per l’Ambiente, non ci sono solo membri della comunità scientifica. Anche altre donne e uomini, si sono adoperati per denunciare le innumerevoli colpe dell’Uomo contro la Natura. E, ognuno, nel suo “campo d’azione”, ha cercato di apportare alla battaglia ecologista il suo prezioso contributo.


E’ il caso di David Attenborough, divulgatore scientifico e naturalista britannico, fratello minore dell'attore e regista Richard Attenborough. David ha introdotto il genere televisivo dei documentari naturalistici. Le sue serie sullo schermo, prodotte per la maggior parte dalla BBC, l’emittente televisiva più importante del Regno Unito, sono diventate veri e propri “classici” per raccontare il mondo della Natura.


Tra le schiere di importanti ecologisti, ne citiamo ancora uno del giorno d’oggi. E lo facciamo un po’ con qualche curiosità, dopo il cospicuo elenco di illustri nomi precedentemente riportati.  C’è chi addirittura ricopre cariche importanti, come Carlo d’Inghilterra, che forse potrebbe essere difficilmente definito – per ragioni anagrafiche – il principe “azzurro” per eccellenza.  Ma annoverarlo nelle “favole ambientaliste”, come “principe verde”, questo, certamente sì, possiamo farlo. Pochi sanno, infatti, che il suo amore e rispetto per l’ambiente non è solamente testimoniato dalla sua predilezione per la bicicletta, da lui tanto amata e che troviamo, quasi sempre, nelle immagini dei rotocalchi che lo vedono protagonista.

Ad aggiungersi a questo, c’è anche una prassi un po’ particolare in casa reale: moltissime delle autovetture della sua scuderia si muovono grazie a delle modifiche apportate al motore: invece di camminare a disel o benzina, ebbene sì…usano come combustibile il vino. Il surplus del vino prodotto dalla casa reale serve come carburante per le sue autovetture. A parte questo piccolo simpatico aneddoto, il principe Carlo ha fatto sentire più volte la sua voce a favore delle scelte ecologiche, toccando tematiche come il non facile problema degli ecosistemi, e quello ancor più complesso del cambiamento climatico.


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