Ad Assisi la presentazione del libro Padre Nostro e semi di luce
Una riflessione di Cesare Paoletti
Riceviamo e pubblichiamo un ampio intervento di Cesare Paoletti sul Padre Nostro, di cui pubblichiamo uno stralcio (il libro sarà presentato il 30 ottobre ad Assisi, alle 17 nella Sala della Conciliazione).
Il Padre Nostro è un saggio teologico, la cui originalità è racchiusa nelle tre parole del titolo: il Padre Nostro fra spiritualità, filosofia e poesia. Spiritualità, perché è una meditazione sul significato spirituale della preghiera più famosa della cristianità, filosofia, perché la meditazione spirituale diventa una meditazione filosofica e offre una visione, un’idea filosofica su chi è Dio, chi siamo noi e qual è il nostro rapporto con Lui, poesia perché ho inserito all’interno della forma-saggio, alcune poesie ispirate dalla spiritualità.
Nella prima parte del Padre Nostro Gesà ci dice chi è Dio, quali sono le sue qualità, sue qualità, chi siamo noi e quale deve essere il nostro rapporto con Lui. La prima parola del Padre Nostro, Padre, è la sintesi perfetta di tutta la preghiera, la parola-chiave che racchiude in sé il senso profondo della preghiera. E’ una parola che ha una valenza rivoluzionaria, perché stabilisce chiaramente chi è Dio. Gesù ci dice che Dio è Padre, l’Origine e la Sorgente di ogni cosa, il Creatore di tutto ciò che è, il Principio di Luce originario. Se pensiamo che nella cultura ebraica Dio era così distante dall’uomo che non poteva nemmeno essere nominato, chiamandolo Padre Gesù stabilisce un rapporto di genitorialità fra noi e Lui e ce lo fa vicino, nostro. Di più, Gesù usa una parola affettuosa, amorevole, Abbà, che significa babbo, dando così a questo Padre, a questo Creatore di tutto ciò che è, un connotato e un valore affettivi, di amore. Dio ha un colore e un sapore, e il colore e il sapore di Dio è appunto l’amore.
Ma perché Padre e non Madre? Le religioni orientali parlano della Madre Divina. In realtà Dio non è un uomo, non ha sesso. Dio è spirito, energia spirituale infinita e perfetta. Padre allora non significa genitore di sesso maschile, significa piuttosto il Principio di Luce Originario oltre la dualità padre-madre, oltre il principio maschile-femminile. Nella nostra prospettiva umana, tutto è maschile-femminile, YIN-YANG, come dicono le filosofie orientali, e allora possiamo chiamarlo secondo la nostra sensibilità, Padre o Madre.
Ma quali sono le caratteristiche di Dio, le sue qualità? Dio è energia infinita e perfetta viva e cosciente di sé, è l’assoluto increato, l’intelligenza infinita, l’amore infinito, la beatitudine infinita. Dio è l’essenzialità dell’essere, spogliato di ogni avere. Dio non ha, semplicemente è. Io sono Colui che sono. E l’essere si riflette su se stesso generando la coscienza di sé e il pensiero, e l’amore, che è la divina sostanza, il tessuto spirituale di Dio, si riflette su stesso generando la percezione di sé come beatitudine, che è il modo in cui Dio percepisce se stesso. La beatitudine è l’amore è il vissuto e il percepito dell’amore di Dio.
E chi siamo noi? Se Lui è Padre noi siamo suoi figli, fatti a sua immagine, lo specchio nel quale Lui si riflette. Ma siamo immagine di Dio non nel corpo che Lui non ha ma nello spirito che Lui è e che noi siamo. Siamo fatti della stessa sostanza del Padre, lo spirito, e abbiamo le sue divine qualità, la vita, la coscienza (il poter dire io sono), l’intelligenza, l’amore, la beatitudine. E queste divine qualità sono dello spirito, appartengono allo spirito, non alla materia, non sono il prodotto del nostro cervello.
Non è possibile trovare nel cervello la coscienza. Il cervello è un meraviglioso trasmettitore, l’interfaccia fra spirito e materia, e permette allo spirito di manifestarsi attraverso la materia. Il cervello non genera, non produce coscienza, intelligenza e amore. Queste sono le qualità del nostro spirito e dello spirito infinito di Dio. Quindi noi essendo fatti della stessa sostanza di Dio, lo spirito, siamo uguali a lui qualitativamente, nella qualità del nostro spirito, ma siamo diversi quantitativamente, nella quantità del nostro spirito, perché in Lui le divine qualità spirituali sono infinite e perfette mentre in noi le divine qualità spirituali sono finite, limitate e imperfette.
Ma come ama questo Padre di tutto ciò che è? Certo Dio non ama come amiamo noi, Dio non è un uomo e l’amore di Dio non è un amore romantico e sentimentale, ma un modo di essere, di sentire, di vivere, è il modo di essere, di sentire, di vivere di Dio. L’amore di Dio è un atto sostanziale, ed è il miracolo della creazione, il miracolo di tutto ciò che io sono e che noi siamo, il miracolo di tutto ciò che è. Dio non può rimanere racchiuso nel suo infinito e nella sua perfezione donando amore e beatitudine a se stesso, in un infinito gioco di specchi. Dio ama uscendo da se stesso per donarsi e creare.
L’amore di Dio è il suo trascendersi e uscire dal suo infinito, dalla sua perfezione, per donarsi creando. Quest’energia infinita e perfetta ama creando e donandosi, donando se stessa e le sue qualità al creato, e nel creare si riduce, si fa imperfetta e finita, l’Uno infinito si trasforma negli infiniti uno, il Verbo si fa carne, il Padre si fa figlio, l’infinito si fa finito, l’Uno si fa molteplice, l’assoluto si fa relativo. La creazione dunque è la riduzione dell’energia una e infinita di Dio nella molteplicità delle energie finite del creato, è la vibrazione infinita dell’energia divina che si fa vibrazione finita e imperfetta. E il processo inverso è l’evoluzione, la tensione del creato verso il Creatore. Nell’evoluzione la carne torna a farsi verbo, il molteplice e relativo tendono a ricomporsi nell’uno assoluto di Dio, il figlio torna al Padre, l’ imperfetto tende alla divina perfezione.
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