A Mosul rinasce la speranza
La celebrazione del Natale, la riapertura delle scuole, e a Mosul rinasce la speranza di un futuro migliore
La celebrazione del Natale, la riapertura delle scuole, e a Mosul rinasce la speranza di un futuro migliore. Dopo oltre due anni, a Bartella nei pressi di Mosul, si sono riaperte le porte della Chiesa ed i cristiani sparsi nella Piana di Ninive hanno potuto celebrare il Santo Natale. La scorsa settimana invece, con l’aiuto dell’Unicef, si sono riaperte oltre 30 scuole e più di 16.000 bambini hanno potuto ricominciare a studiare, ad incontrarsi e divertirsi dopo oltre due anni di chiusura delle scuole.
“Dopo l’incubo degli ultimi due anni, questo è un momento cruciale affinché i bambini di Mosul reclamino il loro diritto all’istruzione e la loro speranza per un futuro migliore”, ha raccontato Peter Hawkins, rappresentante dell’Unicef in Iraq. Altre 40 scuole dovrebbero aprire nelle prossime settimane, in seguito a un controllo delle autorità locali sulla presenza di ordigni inesplosi, per accogliere un totale di 40.000 studenti.
Parliamo di una città particolare e ricca di storia. Mosul è il nome dato dagli arabi alla antica Ninive, Capitale degli Assiri. Ninive, ricorderete, è più volte citata nella Bibbia ed è, tralaltro, la “grande città” scelta dal Signore per la predicazione del Profeta Giona.
Tornando all’attualità, come probabilmente sapranno i miei lettori, Mosul nel Giugno 2014 viene conquistata dall’Isis, forse all’epoca arrivato al culmine della sua espansione, ma nell’Ottobre 2016 la città (nodo militare di enorme importanza, anche per la presenza della Diga che fornisce energia elettrica a gran parte del paese) è stata poi riconquistata dalle truppe regolari dello Stato Iracheno che hanno messo fine a due anni di feroce occupazione. Per completezza d’informazione, va detto che se Mosul è ormai sotto completo dominio delle truppe irachene, si continua a combattere nei territori circostanti, ed anche per questo il ritorno alla vita di tutti i giorni (come appunto la riapertura delle scuole e delle chiese) avviene molto lentamente.
Va sottolineato infatti che, pur avendo aumentato l’Isis la quantità degli attentati in Europa, lo Stato Islamico da circa un anno vive una fase di declino militare ed economico; secondo alcuni esperti di strategia, proprio la maggiore debolezza sul fronte interno (oggi lo Stato Islamico controlla molti meno territori rispetto a due anni fa) “spinge” l’Isis ad aumentare la sua minaccia sul fronte esterno, chiedendo alle “cellule dormienti” di compiere attentati nel cuore dell’Europa.
Durante gli ultimi secoli Mosul era stato un luogo di convivenza abbastanza serena tra la maggioranza musulmana e tra altre diverse religioni, dagli ebrei agli yezidi, ai cristiani di diverse confessioni. Durante i due anni di dominio dello Stato Islamico, tutti i cristiani e gli appartenenti alle altre fedi religiose sono stati costretti ad abbandonare la città, teatro di guerra e di massacri. Secondo alcune statistiche, nel 2003 a Mosul vivevano 50.000 cristiani, scesi a 3.000 nel 2014 e totalmente spariti durante il dominio dell’Isis. Il Patriarca Caldeo Louis Raphael I Sako proprio ieri ai microfoni della Radio Vaticana ha lanciato un appello alla Comunità Internazionale per aiutare i cristiani, sfollati nella Piana di Ninive, a tornare nella città di Mosul. Ci piace sottolineare l’esempio coraggioso e tenace di vera vita cristiana della comunità Caldea, che non rinuncia a testimoniare il Vangelo nonostante scenari di guerra e pericoli di persecuzione.
Ovviamente la situazione sia dei cristiani, sia degli abitanti in generale dell’Iraq ed in particolare di Mosul resta complessa. Le vicende dell’Iraq sono tristemente note alla pubblica opinione, parliamo di un paese di fatto in guerra da oltre 30 anni, scosso da tensioni interne ed esterne, dalla guerra con l’Iran alle due guerre del golfo, e proprio quando si iniziava a ricostruire un paese lacerato si è avuta l’esplosione dello Stato Islamico del Daesh.
Eppure, nonostante le difficoltà, oggi possiamo vedere una speranza negli occhi dei bambini, che andando a scuola si riprendono il futuro, ed una nuova luce negli occhi dei cristiani che possono tornare a riunirsi per celebrare il bambino nato nella grotta di Betlemme.
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