Verso l'altro come Francesco, di Eraldo Affinati
Le parole del Testamento di San Francesco mi fanno sentire il rumore delle briglie, nel momento in cui il giovane cavaliere con un balzo impetuoso si avvicina all’uomo malato.
Le parole del Testamento di San Francesco mi fanno sentire il rumore delle briglie, nel momento in cui il giovane cavaliere con un balzo impetuoso si avvicina all’uomo malato. Lui forse in quel momento non se ne rende conto, ma si tratta di un gesto spartiacque fra prima e dopo. Proviamo a pensare quante volte, ognuno di noi, ha provato il medesimo impeto partecipativo, ad esempio di fronte all’oltraggio di un principio in cui crede, oppure al cospetto di una fragilità altrui.
Cosa ne abbiamo fatto dell’energia istintiva che ci pulsava nelle vene, pronta a spingerci oltre lo steccato delle nostre stesse convinzioni? A questa domanda non si può rispondere con leggerezza: c’è sempre il rischio di ridurla a un semplice esame di coscienza, da cui ricavare una lista di buoni propositi.
Lo spirito francescano implica una comprensione preliminare: esiste una passione segreta, presente nel cuore dell’individuo, in mancanza della quale nessuno si lascerebbe alle spalle il proprio destriero. Per vedere chi soffre devi accendere l’interruttore della tua cantina interiore: alcuni, quando sprofondano dentro se stessi, vengono subito invasi dallo splendore. Chiamiamoli spiriti eletti. Ma la grande maggioranza di noi è come il figlio di Bernardone prima del cambiamento: avanziamo a tentoni, nel buio fitto. Siamo “nei peccati”. Andiamo a sbattere. Ci facciamo male. Prendiamo fischi per fiaschi. Chi vive sbaglia. E sente l’amaro in bocca. Senza il reietto, inteso in senso lato, continueremmo a romperci la testa contro il muro. Non ci sarebbe dolcezza.
Il primo dovere dell’insegnante è quello di misurarsi con l’ostacolo che lo scolaro gli pone. Il vero educatore deve rinunciare all’armatura del suo ruolo professionale affidandosi alla tensione che lo anima quando incrocia lo sguardo dell’adolescente ferito. Ecco perché, nell’epoca contemporanea, la scuola si pone come una trincea etica. Nella qualità della relazione umana che è potenzialmente in grado di favorire, rappresenta un’avanguardia antropologica.
Oggi esistono molti lebbrosi spirituali: giovani e adulti. Vengono da ogni parte del mondo e sono anche in mezzo a noi. Francesco non li evita, ma sa che non basterà abbracciarli per metterli in salvo. Conta il movimento compiuto verso di loro: nell’istante in cui scendi da cavallo, si accende una luce capace di dare senso alla tua azione. (Eraldo Affinati)
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