La più grande mistica francescana
Ricorre quest'anno il VII centenario del
felice transito dalla terra al cielo della
Beata Angela da Foligno (1309-2009),
terziaria francescana e mistica di assoluta
grandezza. La sua spiritualità è tutta serafi
ca, tutta bruciante, tutta ardore come
quella di Francesco, tanto che è stata
defi nita “la più alta erede di Francesco” (C.
Leonardi) e “la più grande mistica francescana”
(Pio XII). Abbiamo la fortuna di
conoscere la sua avvincente esperienza
spirituale grazie al suo libro autobiografi
co che, secondo uno scrittore francese,
“in ogni pagina trasmette il sentimento del
sublime e fa passare nell'anima come un brivido
d'infi nito” (P. De Jaegher).
Il rapporto
che Angela ha con il Poverello d'Assisi è
speciale, privilegiato. È stato giustamente
scritto: “Nessuna è più francescana di Angela”
(D. Barsotti) e in merito al suo itinerario
di conversione: “Per Angela la via di
Damasco è stata la via di Assisi” (G. Pozzi).
Sono molte le consonanze, le affi nità e
le parentele tra le loro due sublimi esperienze,
ma in questo articolo possiamo
passare in rassegna, a volo d'angelo, solo
alcuni dei loro “incontri” spirituali.
Il primo
risale al 1285 e coincide proprio con
l'avvio del cammino di conversione di
Angela. Immersa in molti peccati, turbata
giorno e notte dai rimorsi e desiderosa
di venir fuori da una situazione di vera
e propria tempesta interiore, Angela supplica
l'Assisiate perché le ottenga la grazia
di potersi ben confessare, per vincere così
i tormenti della coscienza e riacquistare
la pace interiore. Subito ha una visione
di Francesco che le dice: “Sorella mia, se
mi avessi pregato prima, prima ti avrei esaudito;
ma ciò che hai chiesto ti è concesso” (Il Libro
della B. Angela da Foligno, a cura di L.
Thier e A. Calufetti, Grottaferrata 1985,
736). Il giorno seguente, la penitente trova
il confessore desiderato nella persona
di frate Arnaldo, fi glio del convento di
San Francesco a Foligno e cappellano
del vescovo della città. Qualche anno
dopo, nel 1291, Angela entra nel Terz'Ordine
Francescano professandone la
regola. Inizia quest'avventura con tanto
fervore, fermezza e desiderio di progredire
che, pochi giorni prima della festa di
San Francesco, si reca con un gruppo di
pellegrini folignati ad Assisi per chiedere
al Santo di ottenerle una nuova grazia:
“poter fare una vera esperienza di Cristo,
osservare perfettamente la regola professata e
saper vivere e morire veramente povera” (Ivi,
178).
Giunta nella città serafi ca, dopo
aver pregato davanti alla tomba di San
Francesco, Angela sale nella Basilica Superiore,
che le si presenta stupenda nelle
snelle linee architettoniche, nelle volte
azzurre, nelle vetrate istoriate e nelle pareti
splendidamente affrescate. In questo
luogo incantevole e unico al mondo si
verifi ca una mirabile locuzione divina
che chiama in causa Francesco. Mentre,
infatti, la pellegrina è inginocchiata e raccolta
in preghiera, all'improvviso alza lo
sguardo verso l'alto e rimane colpita dalla
prima vetrata a sinistra di chi entra: vi è
raffi gurato il Cristo glorioso che stringe
al petto Francesco, visto nella sua perfetta
conformazione al Maestro (Alter Christus).
Subito una voce interiore le sussurra:
“Così ti terrò stretta e molto più di quanto
si possa vedere con gli occhi del corpo” (Ivi,
184).
Il 22 agosto del 1292 Angela si reca
di nuovo ad Assisi per chiedere al Santo
la liberazione da forti tentazioni, tristezze
e turbamenti che da qualche tempo la
stanno provando. La supplica anche questa
volta viene esaudita. Durante la messa
cantata, infatti, Angela si sente rivolgere
da Dio dolcissime parole che le donano
un'infi nita serenità interiore: “Figlia
mia, a me cara, nessuna creatura può darti
consolazione all'infuori di me”.
Poi ha una
visione della potenza e dell'amore di Dio
che abbraccia tutto l'universo, e piena di
stupore esclama: “Questo mondo è pregno
di Dio!” (Ivi, 260-262). Nel 1294 Angela
compie un altro pellegrinaggio ad Assisi,
in preparazione alla festa di San Francesco,
vi s'intrattiene dieci giorni favorita
da consolazioni, locuzioni e rivelazioni,
ed ha di nuovo come interlocutore il Serafi
co Padre in un incontro che la riempie
d'ineffabile gioia. Durante la messa
celebrata nella Basilica, Francesco si presenta
come inviato di Dio e si intrattiene
con Angela in un colloquio dolcissimo
e familiare, di cui lei riferisce solo qualcosa:
“In quella circostanza mi furono rivolte
queste parole: «Io sono Francesco, mandato
da Dio. La pace dell'Altissimo sia con voi».
Chiamandomi, disse: «Luce, fi glia della Luce,
che è luce di ogni luce», e aggiunse altre cose,
che qui non vengono riportate” (Ivi, 262).
La
locuzione mistica diventa poi un caldo
invito ad Angela a farsi portavoce presso
i discepoli del Poverello perché amino e
osservino la povertà: “Raccomanda loro
il podere, cioè la proprietà, che ho lasciato (e
capivo che si riferiva alla povertà che aveva
ordinato di osservare); raccomanda a coloro
che mi seguono di amare ciò che io ho amato”.
Con sua grande consolazione, queste
locuzioni interiori durano tutto il tempo
del soggiorno assisano: “Finché restai in
Assisi, quotidianamente, per più di nove giorni,
ascoltai le parole del beato Francesco” (Ivi).
Un'altra esperienza mistica, in cui sono
coinvolti Francesco e Angela, accade nella
casa della Beata e rivela come la sua
devozione verso il Santo si vada trasformando
in reciproca amicizia, confidenza
e familiarità. Angela giace a letto malata e
ha una visione di Gesù, che si intrattiene
affettuosamente con lei come un amico
carissimo, la colma di dolcezza e le arreca
una grandissima, inenarrabile gioia. Poi lo
stesso Gesù le presenta Francesco che le
rivolge parole molto consolanti e soprattutto
un elogio straordinario, davvero
unico. Racconta Angela: “Egli [Cristo] mi
presentò il beato Francesco e disse: «Ecco colui
che hai tanto amato dopo di me; voglio che ti
serva». A quel punto il beato Francesco mi dimostrò
tanta familiarità e così intimo amore,
da oltrepassare ogni misura, ed io mi ci dilettai
molto. Egli allora mi disse parole altissime
e segretissime e dopo aggiunse: «Tu sei la sola
nata da me»” (Ivi, 598).
Questo singolare
e bellissimo riconoscimento, che non va
inteso in senso esclusivo perché Chiara
per esempio è un'altra degnissima fi glia
di Francesco, esprime un'indubbia realtà:
Angela è una vera erede del Santo e
continua a trasmettere agli uomini e alle
donne di ogni tempo e di ogni latitudine
le linee portanti del sentire, del pensare e
del vivere francescano. Possiamo entrare
in questo progetto anche noi, odierni discepoli
e amici di Francesco e di Angela.
La consapevolezza dei nostri limiti non ci
tarpi le ali, perché la grazia del Signore è
sempre all'opera e dona fi ducia. Lo esprime
con parole molto belle e incoraggianti
l'autore de La nube della non conoscenza:
“Non è quello che sei, né quello che sei stato, ciò
che Dio vede con i suoi occhi misericordiosi,
bensì ciò che tu potresti essere!”.
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