approfondimenti

Lev Tolstoj e San Francesco d'Assisi

Silvestro Bejan
Pubblicato il 30-11--0001



Quest'anno ricorre il centenario della morte di Lev Tolstoj (1828- 1910), uno degli autori più letti al mondo, infl uente non solo come scrittore ma anche come pensatore, che impone un'incessante riflessione sulla morale, sull'educazione, sulla politica, sull'arte e sulla religione. Per la sua idea di diventare “il messia del nuovo cristianesimo” e per questo scomunicato dalla chiesa ortodossa, molti autori della sua epoca tracciano una complessa mappa delle convergenze tra Tolstoj e Francesco d'Assisi, tra loro legati da “un filo invisibile, ma diretto”.
L'incontro dei due dà l'avvio a una specie di processo che, nel XIX secolo, realizza la visione dell'incarnazione dell'ideale cristiano e la fondazione di una nuova fraternitas da parte di un “Tolstoj francescano”: «Francesco fu un bel tipo d'uomo [...] Certe sue qualità lo ravvicinano ad un uomo moderno per alcuni lati vicino a lui per altri infinitamente lontano, a Leone Tolstoj. Anche l'anima di Tolstoj, come quella del Nostro è assetata di giustizia, di amore, di pace; come Francesco animava, col suo vivacissimo sentimento, ogni forma di essere [...] Tolstoj, novello Francesco in questo, anima colla sua fantasia potente, sospinto dal suo grande bisogno d'amore, la natura universa» (A. Cantono). G. Pascoli in una delle sue pagine poetiche propone persino “l'immagine” dell'incontro di Tolstoj in fuga – dalla famiglia e dalla città di Iasnaia Poliana – con San Francesco e G. Vitali arriva a dare a Tolstoj la stessa importanza epocale che la contemporaneità assegnava a Francesco.
Chi è Francesco per Tolstoj? Per Francesco prova tanto entusiasmo al punto da diventare un radicale e convinto imitatore del Poverello. Mentre la Chiesa cattolica invitava tutti a: «chiudere l'intero libro, perché nel suo complesso è un'ingiuria alla Chiesa Cattolica e al Santo» all'estremo opposto dell'Europa geografi ca, Tolstoj, a solo un mese dalla prima edizione de La Vie de Saint François d'Assise di Sabatier, chiedeva all'autore l'autorizzazione a tradurre l'opera in russo. Nel 1893 egli scrive a V.G. ?ertkov: «L'ho letto in tre giorni, e sono rimasto atterrito dalla mia debolezza e turpitudine, e almeno per questo sono diventato migliore».
In questo contesto va compresa l'affermazione del romanzo La mia fede, uscito alcuni anni prima (1884) nel quale si condensa l'aspirazione ad una vita nuova e la risposta ad una vera conversione: «cessai di volere quello che volevo prima e incominciai a volere quello che prima non volevo. Quello che prima mi sembrava buono mi appare cattivo e quello che prima mi sembrava cattivo mi appare buono». L'approdo al Testamento di Francesco è molto chiaro: «E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo».
Il continuo appellarsi alla persona di Francesco, soprattutto nel Diario, dà l'impressione che Tolstoj abbia trovato in lui un appoggio stabile per la concretizzazione del suo “nuovo cristianesimo” ma anche per la sua debolezza e le sue frustrazioni. Ha la ferma convinzione che la fede cristiana, e l'imitazione francescana può conferire alla vita un senso ragionevole, gioioso e pieno di stupore: «Quando vivi una vita spirituale, per quanto poco che sia, come tutti gli oggetti sembrano trasfigurarsi! Quando non reagisci al torto che qualcuno ti ha fatto e lo sopporti, sapete – come diceva san Francesco – allora come tutto è bello, che letizia!».

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