Cristianesimo e reincarnazione
I giovani sono sempre più affascinati da
una serie di credenze, di sette, da religioni
e fi losofi e come il buddismo, l'induismo,
lo shintoismo o altre religioni
orientali. Le tecniche di meditazione
orientale come lo zen, lo yoga o la meditazione
trascendentale attirano la loro
attenzione. Anche il tema della reincarnazione
è oggi, senza dubbio, di moda.
La reincarnazione può essere defi nita
come “dottrina secondo cui l'anima dell'uomo
passa attraverso vari corpi fi nché non si
è liberata da ogni vincolo con la materia”.
Questa defi nizione suscita due interrogativi.
La prima riguarda il soggetto della
trasmigrazione. È l'anima o una realtà
spirituale che in qualche modo la trascende?
La seconda domanda riguarda
il senso della trasmigrazione.
La reincarnazione è qualcosa da desiderare
oppure da considerare con spavento,
come l'essere sempre di nuovo
rinviati nel circolo dell'eterno ritorno
uguale, in un ripetersi vuoto di senso
ma pieno di dolore? Nei testi della Sacra
Scrittura e nell'antropologia che rifl ettono
non vi è posto per la reincarnazione.
Purtroppo nella lettura reincarnazionista
si trovano spesso citazioni di
Padri della Chiesa a sostegno della dottrina
con una disinvoltura sconvolgente,
in cui dei fi eri oppositori diventano,
come per incanto, degli adepti. È certo
invece che Origene ammette la creazione
di anime da tempo immemorabile e
parla per loro di prove successive, pur
ammettendo la dottrina cristiana della
risurrezione dei corpi. La dottrina della
preesistenza delle anime è stata esplicitamente
condannata dalla Chiesa durante
il secondo Concilio di Costantinopoli
del 553 e nel Concilio di Braga del 561.
Il Concilio ecumenico Vaticano II, nella
Costituzione dogmatica Lumen gentium,
n. 48, senza usare il termine reincarnazione
e sinonimi, citando Eb 9, 27
afferma esplicitamente: “Siccome poi non
conosciamo il giorno né l'ora, bisogna che,
seguendo l'avvertimento del Signore, vegliamo
assiduamente, per meritare, fi nito il corso
irrepetibile della nostra vita terrena (cfr. Eb
9, 27), di entrare con lui al banchetto nuziale
ed essere annoverati fra i beati (cfr. Mt
25, 31-46)”.
Chi sostiene ancora la reincarnazione
deve ritenere che la risurrezione dei
corpi non avviene per riassunzione del
proprio corpo, mentre la Chiesa continua
a parlare di “proprio” corpo, di identità
reale fra il corpo terreno e il corpo
glorioso. A questo riguardo Giovanni
Paolo II durante l'udienza generale del
27 maggio1992 ha detto: «La speranza
cristiana ci assicura inoltre che l'“esilio dal
corpo” non durerà e che la nostra felicità
presso il Signore raggiungerà la sua pienezza
con la risurrezione dei corpi alla fi ne del
mondo [...]. È una vera e propria risurrezione
dei corpi, con la piena reintegrazione delle
singole persone nella nuova vita del cielo, e
non una reincarnazione intesa come ritorno
alla vita sulla stessa terra, in altri corpi».
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