approfondimenti

Cristianesimo e reincarnazione

Silvestro Bejan
Pubblicato il 30-11--0001



I giovani sono sempre più affascinati da una serie di credenze, di sette, da religioni e fi losofi e come il buddismo, l'induismo, lo shintoismo o altre religioni orientali. Le tecniche di meditazione orientale come lo zen, lo yoga o la meditazione trascendentale attirano la loro attenzione. Anche il tema della reincarnazione è oggi, senza dubbio, di moda. La reincarnazione può essere defi nita come “dottrina secondo cui l'anima dell'uomo passa attraverso vari corpi fi nché non si è liberata da ogni vincolo con la materia”. Questa defi nizione suscita due interrogativi. La prima riguarda il soggetto della trasmigrazione. È l'anima o una realtà spirituale che in qualche modo la trascende? La seconda domanda riguarda il senso della trasmigrazione. La reincarnazione è qualcosa da desiderare oppure da considerare con spavento, come l'essere sempre di nuovo rinviati nel circolo dell'eterno ritorno uguale, in un ripetersi vuoto di senso ma pieno di dolore? Nei testi della Sacra Scrittura e nell'antropologia che rifl ettono non vi è posto per la reincarnazione. Purtroppo nella lettura reincarnazionista si trovano spesso citazioni di Padri della Chiesa a sostegno della dottrina con una disinvoltura sconvolgente, in cui dei fi eri oppositori diventano, come per incanto, degli adepti. È certo invece che Origene ammette la creazione di anime da tempo immemorabile e parla per loro di prove successive, pur ammettendo la dottrina cristiana della risurrezione dei corpi. La dottrina della preesistenza delle anime è stata esplicitamente condannata dalla Chiesa durante il secondo Concilio di Costantinopoli del 553 e nel Concilio di Braga del 561. Il Concilio ecumenico Vaticano II, nella Costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 48, senza usare il termine reincarnazione e sinonimi, citando Eb 9, 27 afferma esplicitamente: “Siccome poi non conosciamo il giorno né l'ora, bisogna che, seguendo l'avvertimento del Signore, vegliamo assiduamente, per meritare, fi nito il corso irrepetibile della nostra vita terrena (cfr. Eb 9, 27), di entrare con lui al banchetto nuziale ed essere annoverati fra i beati (cfr. Mt 25, 31-46)”. Chi sostiene ancora la reincarnazione deve ritenere che la risurrezione dei corpi non avviene per riassunzione del proprio corpo, mentre la Chiesa continua a parlare di “proprio” corpo, di identità reale fra il corpo terreno e il corpo glorioso. A questo riguardo Giovanni Paolo II durante l'udienza generale del 27 maggio1992 ha detto: «La speranza cristiana ci assicura inoltre che l'“esilio dal corpo” non durerà e che la nostra felicità presso il Signore raggiungerà la sua pienezza con la risurrezione dei corpi alla fi ne del mondo [...]. È una vera e propria risurrezione dei corpi, con la piena reintegrazione delle singole persone nella nuova vita del cielo, e non una reincarnazione intesa come ritorno alla vita sulla stessa terra, in altri corpi».

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