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Padre Pio finita l'ostensione straordinaria, parla il nuovo Vescovo

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Traccia del volto di Dio

Il santo, dice monsignor Castoro, «è tornato a essere ciò che lui voleva: un aiuto a camminare verso il Signore». A conclusione della straordinaria ostensione del corpo di san Pio da Pietrelcina, le spoglie mortali dello "stimmatizzato del Gargano" resteranno per ora nel medesimo luogo dove i fedeli hanno potuto venerarle. Lo conferma il nuovo arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, monsignor Michele Castoro, ribadendo la precisazione dei padri Cappuccini secondo cui «nessuna data è stata decisa per la traslazione del corpo di padre Pio nella nuova cripta della chiesa a lui intitolata, benedetta il 21 giugno scorso da papa Benedetto XVI dopo essere stata abbellita dai mosaici di padre Marko Rupnik». In questi giorni si sono svolte le solenni cerimonie per l'ingresso ufficiale di monsignor Castoro in diocesi e le celebrazioni, presiedute dal medesimo arcivescovo e dal cardinale Angelo Comastri, con le quali è terminato l'anno di commemorazione per il quarantesimo anniversario della morte e il novantesimo anniversario della stimmatizzazione di padre Pio da Pietrelcina. Ora il corpo del santo non è più visibile ed è stato composto in un'urna non trasparente realizzata dall'orafo georgiano Goudji, autore anche del reliquiario esterno.

Monsignor Castoro, cosa ha significato questo tempo dell'ostensione?

«Pur vivendolo un po' da lontano, dalla mia precedente diocesi di Oria, mi sono reso conto con chiarezza che l'anno dedicato a padre Pio ha suscitato nei cuori di tanti fedeli il desiderio di vedere il suo volto per poter trovare in lui una traccia del volto di Dio. Tanti suoi devoti hanno rinvigorito la devozione verso san Pio e molti altri, che non lo conoscevano a sufficienza, hanno potuto approfondirne gli insegnamenti e la testimonianza. Così padre Pio è tornato a essere quello che lui voleva: un segnale indicatore di Gesù, un aiuto a camminare verso Dio».

In che cosa consiste, a suo parere, l'attualità che riveste ancora oggi il "santo delle stimmate"?

«Il beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster diceva che gli uomini sono sempre, costantemente alla ricerca di Dio e perciò, quando vedono una persona che vive realmente la santità, gli corrono dietro. Padre Pio è stato e continua a essere � per gli uomini del nostro tempo, così distratti, ma anche così desiderosi di segni di autenticità � un testimone dell'assoluto di Dio».

Che cosa ha incarnato, secondo lei, padre Pio da Pietrelcina?

« � stato un penitente, un mistico, un religioso che si è estraniato del tutto dal mondo per vivere la dimensione contemplativa della fede, a tal punto da conformarsi letteralmente a Cristo. E oggi per moltissimi rappresenta dunque il vero modello di chi ha vissuto con tutto il proprio essere l'esperienza della fede cristiana».

Eccellenza, quale sarà il caposaldo del nuovo ministero episcopale che lei svolgerà nella diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo?

«La diocesi sipontina ha la particolare vocazione di accogliere i pellegrini e di mostrare loro i segni di santità presenti sul territorio, a partire innanzitutto dai due grandi santuari di San Michele Arcangelo a Monte Sant'Angelo, meta sin dal lontano Medioevo di devoti (fra i quali ci fu anche san Francesco d'Assisi), e di San Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo. Per questo motivo sono giunto anch'io qui con il bastone del pellegrino, ma anche con una bisaccia piena dei preziosi doni che la Chiesa sa offrire ancora oggi al nostro tempo: la parola di Dio, i sacramenti, la testimonianza della carità».

In effetti è noto a tutti che padre Pio non ha curato soltanto le anime, ma anche i corpi...

«Proprio così: l'ospedale da lui fondato, la Casa Sollievo della Sofferenza, è l'imperitura "fotografia" di questa sua attenzione. Perso-nalmente, mi sento profondamente coinvolto dalle parole che papa Benedetto XVI ha scritto nella bolla per la mia nomina, richiamando la mia attenzione soprattutto verso gli ultimi, i poveri e gli ammalati. � un impegno che cercherò di portare avanti con tutte le mie forze».

E quali altri punti di interesse e di azione contrassegneranno la sua progettualità episcopale?

«Ogni nuovo vescovo si inserisce ovviamente in un percorso già tracciato dai suoi predecessori. La diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo è stata caratterizzata in questi ultimi anni dall'attenzione profonda verso la famiglia e i giovani. Mi propongo di continuare su questa linea, che d'altronde ricalca l'impegno della Chiesa italiana nel prossimo decennio in favore dell'educazione e della formazione delle nuove generazioni». Quale frase ha scelto come motto episcopale? « Il mio motto episcopale è In nomine Iesu ("Nel nome di Gesù"). La speranza che ho è di trovare sempre più persone disponibili a lasciarsi conquistare dal messaggio salvifico del Vangelo e capaci di accoglienza sincera, in modo da rendere la diocesi di Manfredonia una "città sul monte", un segno della Chiesa di Gesù Cristo realizzata sul territorio».

da Famiglia Cristiana
Saverio Gaeta

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