Francesco d'Assisi, nel 1223, volle vivere a Greccio la notte di Natale
Si allestiscano PRESEPI
È' questo il primo Natale che trascorro in Assisi e l'impressione che ne ricavo è che qui tutto l'anno sia Natale, con un presepio sempre vivo. Il paesaggio è la città, con i suoi vicoli, animati dai vari personaggi vocianti, con le case di pietra addossate le une alle altre, distese sulla collina, con i piccoli negozi animati da avventori curiosi e con le luci soffuse, che danno splendore all'insieme. La triplice Basilica maestosa, ma dalle forme semplici e inconfondibili, è il punto d'incontro, come la grotta di Betlemme.
Durante tutto l'anno, uomini e donne di ogni età, razza, cultura e religione, rappresentano la carovana dei pellegrini, attratti dalla stella, che è Francesco d'Assisi. Nella visita che compiono al Poverello e alle sue Basiliche, tutti indistintamente, novelli magi, sono condotti e guidati ad incontrare Gesù. Alcuni riconoscono “Gesù Cristo nostro Signore, che con amore infinito ha donato se stesso per noi” (FF. 471), affidandogli progetti, pene e speranze.
Fuori dalla città serafica, l'impatto con un clima culturale alquanto differente e per molti versi ostile, lascia interdetti e preoccupati. La società post moderna e globalizzata sembra vivere in continua e palese contraddizione: mentre da una parte si accanisce a proibire e sopprimere antichi e significativi simboli della religione, o semplicemente della tradizione – in nome della libertà o rispetto della persona, poi ne promuove o favorisce altri dal valore per lo meno discutibile.
Vi sono, per esempio squadre di calcio, minacciate di sanzioni, perché nell'esultanza per la vittoria manifestano la gioia con atteggiamenti religiosi, mentre negli stessi ambienti si tollerano o sono incoraggiati cori, danze e manifestazioni di euforia, che sembrano veri e propri inni di guerra. Abbiamo letto di lavoratori licenziati in tronco perché auguravano “Buon Natale” ai clienti dell'azienda, mentre si dà spazio e promozione a manifestazioni e ai riti delle zucche di Halloween.
Per restare in tema del Natale, la cronaca ci dice di insegnanti emarginati dai colleghi perché proponevano l'allestimento di piccoli presepi nelle classi di fanciulli. Del Natale sembra che resti l'involucro.
Francesco d'Assisi, nel 1223, volle vivere a Greccio la notte di Natale con una vera rappresentazione che, iniziando con un presepe vivente, avesse il momento culminante nella celebrazione eucaristica, nella quale Gesù Cristo si rende presente nel pane e nel vino consacrato.
Narra il biografo che Francesco voleva: “Rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato [...]. Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l'Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima”.
Da quel Natale, i cristiani, in maniera semplice, artistica e ingegnosa, hanno rappresentato la natività di Gesù con il presepio. Credo sia quanto mai bello e opportuno che i cristiani e le persone di buon senso, continuino e rafforzino le tantissime tradizioni, senza imporre nulla a nessuno. Esprimano, con devozione e fantasia, i propri sentimenti di fede, di fraternità universale, di bontà, che sono il clima e il calore del Natale. Si allestiscano presepi piccoli, semplici o grandi, sull'esempio di San Francesco. Sarà la proposta del messaggio del Natale: solo un'ondata di amore può riscaldare tanti cuori, ormai avvolti nell'era glaciale, e suscitare solidarietà e responsabilità verso gli altri uomini.
di Giuseppe Piemontese custode del Sacro Convento
Assisi, ultimato ed illuminato il presepe antistante la Basilica Superiore di San Francesco.
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