Il mese mariano L'amore di Francesco per Maria
IL SI' DI MARIA COMMUOVE FRANCESCO
di Milvia Bollati
La devozione a Maria percorre tutta la vita di Francesco come
ricordano i suoi biografi . “Circondava di un amore indicibile la
Madre di Gesù, perchè aveva reso nostro fratello il Signore della
maestà. A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere,
offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere”.
Così scrive Tommaso da Celano, alludendo alla preghiera di
Francesco, una preghiera che si alza nella lode e alla quale
unisce tutto l'affetto del cuore. È il sì di Maria a commuovere
Francesco, quel sì che ha reso Gesù nostro fratello e che “ci ha
ottenuto la misericordia” come precisa Bonaventura. Il dottore
serafi co riprende, quasi alla lettera, le parole di Tommaso da
Celano, aggiungendo che, per la sua devozione, Francesco
scelse Maria come “avvocata sua e dei suoi”.
Di Francesco conosciamo una preghiera a Maria di rara intensità
e bellezza, costruita secondo un crescendo di immagini
che eleva alla contemplazione della Madre di Dio e del
mistero che in Lei si è compiuto. È il Saluto alla Beata Vergine
che appare modellato sulla preghiera mariana per eccellenza,
l'Ave Maria.
Percorre questa lode un'immagine di Maria come luogo della
presenza. Lei “eletta dal santissimo Padre celeste, consacrata insieme
con il santissimo suo Figlio diletto e con lo Spirito Santo Paraclito”,
in cui è “ogni pienezza di grazia e ogni bene”, è “suo palazzo”,
“suo tabernacolo”, “sua casa”, “suo vestimento”, “sua ancella”. Un
crescendo che trova il suo vertice nel saluto fi nale: “Ave, Sua
Madre”. Francesco volle che prima del salmo di ogni Officio
fosse recitata una antifona proprio in lode di Maria, in cui
ancora riecheggia questa lode trinitaria:
“Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo,
tra le donne, Figlia e ancella dell'altissimo sommo Re, il Padre celeste,
Madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, Sposa dello Spirito
Santo, prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze
dei cieli e con tutti i santi presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore
e Maestro”.
Vi è anche una dimensione mariana nella spiritualità di Francesco
che si lascia modellare dall'esempio della Vergine. Il suo
è un atteggiamento di accoglienza del Figlio, fattosi Parola,
così come Maria lo ha accolto in sé e nell'obbedienza si lascia
generare dalla Parola. Sono bellissime le parole che Francesco
scrive nella Lettera a tutti i fedeli, glossando Mt 12, 49-50.
Infi ne Maria è modello di sequela nella povertà. Gesù si è
fatto povero insieme a Lei. Così scrive Francesco nella stessa
Lettera: “Egli, essendo ricco più di ogni altra cosa, volle scegliere
insieme alla sua madre beatissima la povertà”, un tema sul quale
ritorna più volte e che ancora si fa sentire nella Regola non
bollata.
***
VERGINE FATTA CHIESA
di Felice Accrocca
Francesco nutriva una devozione fi liale nei riguardi della Madre
del Signore, che definiva, con espressione di straordinario
spessore teologico, come la “Vergine fatta Chiesa”. In lei, “Sposa
dello Spirito Santo”, egli contemplava non tanto la grandezza
dei doni divini ricevuti, che pur aveva costantemente presenti,
ma l'umile sequela del Cristo, la sua inimitabile storia di
comunione con il Figlio divino, la straordinaria esperienza di
vita che la portò a condividere – come nessun'altra creatura – la
vita quotidiana del Salvatore. Per un lungo spazio di trent'anni
Madre e Figlio vissero l'uno accanto all'altra, assimilandosi
reciprocamente. Maria, perciò, condivise in tutto e per tutto le
scelte di Lui. Secondo Tommaso da Celano, l'amore “indicibile”
che Francesco nutriva per la Madre di Cristo era motivato dal
fatto che Ella “aveva reso nostro fratello il Signore della maestà”.
Nella Lettera a tutti i fedeli, il Santo ricorda infatti che “l'altissimo
Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò
questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo
della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la
vera carne della nostra umanità e fragilità. Lui, che era ricco sopra
ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima
Vergine, sua madre, la povertà”.
Maria – dunque – ha dato a Cristo la sua carne e Cristo, assieme
a Lei, ha scelto la povertà. Ecco dunque svelata la grandezza
della Madre: partecipò appieno alle scelte del Figlio divino,
eleggendo – come Lui – una vita povera, perché la “santa povertà
– dice ancora Francesco – confonde la cupidigia e l'avarizia e le
preoccupazioni del secolo presente”. Tanto che, rimproverando un
frate che si era espresso in modo negativo su un poveraccio, da
lui giudicato ricco nel desiderio, Francesco gli disse: “Quando
vedi un povero, fratello, ti è messo innanzi lo specchio del Signore e
della sua Madre povera”. Ed è ancora Tommaso a riferire che
egli “non poteva ripensare senza piangere in quanta penuria si era
trovata”, alla nascita del Figlio, “la Vergine poverella”.
“Una volta, mentre era seduto a pranzo, un frate gli ricordò la povertà
della beata Vergine e l'indigenza di Cristo suo Figlio. Subito si alzò da
mensa, scoppiò in singhiozzi di dolore, e col volto bagnato di lacrime
mangiò il resto del pane sulla nuda terra. Per questo – specifi ca
l'agiografo – chiamava la povertà virtù regale, perché rifulse con
tanto splendore nel Re e nella Regina.”
La tradizione cristiana si è sforzata di attribuire a Maria i titoli
più belli e più altisonanti; l'ha rivestita con scettri e corone,
poiché Regina potente presso il trono dell'Altissimo. Tutto ciò
– che è vero e sacrosanto – non deve però farci dimenticare la
causa di tanta grandezza, scaturita da una risposta di fede e da
una partecipazione piena alle umili scelte del Salvatore. Una
realtà, questa, che Francesco ebbe sempre presente.
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