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FRANCESCO e i musulmani

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

di Chiara Frugoni



Mentre era in pieno svolgimento la quinta crociata, Francesco nel 1219 partì intrepido dalla piccola Assisi e sbarcò in Egitto, a Damietta, dove era accampato l'esercito cristiano. Soggiornò alcuni mesi, mostrando ai crociati e ai musulmani il volto non armato del vero cristiano, portatore, come vuole il Vangelo, di pace. Parlò anche al sultano Malik-al Kamil dal quale fu accolto con grande cortesia. Tornato in patria dedicò un intero capitolo della Regola del 1221 sul come dovessero comportarsi i frati che volessero ripetere la sua stessa esperienza. Previde due modi: il primo era vivere fra i musulmani in modo intenso e fraterno. I frati non dovevano fare liti o dispute, ma essere “soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessare di essere cristiani”. Confessare di essere cristiani, cioè portatori di pace, ed essere soggetti ad ogni creatura, dunque anche ai musulmani. Era una proposta così audace che sparirà del tutto nella Regola che divenne quella defi nitiva, approvata dal Papa nel 1223: infatti il diritto canonico espressamente proibiva ai cristiani la sottomissione ad ebrei e musulmani. Se poi, scriveva ancora Francesco, si fossero create le condizioni di un reciproco rispetto, i frati dovevano provare a parlare di Dio e a convertire. Bonaventura, nella biografi a destinata a diventare quella uffi ciale, parlò del solo incontro di Francesco con il sultano, nei termini però di una sfi da. Francesco propose di entrare fra le fi amme con i consiglieri di Malik-al-Kamil: chi fosse uscito illeso sarebbe stato il campione della vera fede. Anche se la proposta rimase soltanto verbale, da Giotto in poi vediamo i consiglieri musulmani che fuggono umiliati e impauriti mentre il fuoco, che non si accese mai, divampa crepitante e Francesco è pronto a dare corso all'ordalia. La Tavola Bardi, attribuita a Coppo di Marcovaldo, conservata nella Cappella Bardi a Firenze e dipinta intorno al 1243, è l'unica opera che mostri l'incontro di Francesco e con i musulmani e con il sultano. Francesco, seguito da alcuni compagni, predica con grande fervore tenendo ben aperto un libro, certo il Vangelo, davanti ad un uditorio convinto ed attento, nel quale spicca il sultano in trono, protetto dalla guardia porta-spada. Gli uomini, di diverse età, seduti all'orientale, sono stati dipinti con visi esageratamente grandi rispetto a quelli del santo e dei compagni frati; una tale sproporzione, riscontrabile in tutta la tavola, solo in questa scena, rende evidente – nel ristretto spazio concesso ai tratti fi siognomici – espressioni particolarmente concentrate ed intense. Tutti ascoltano meravigliati parole di pace.

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