opinioni

I Finanzieri

Roberto Olla
Pubblicato il 30-11--0001



Silenziosi nell'elegante divisa, i fi nanzieri non amano le luci della ribalta. Anche per questo meritano ammirazione e rispetto. Tuttavia per un attimo, per poche righe, accendiamo le luci. Vediamo brillare la medaglia d'oro al merito civile che il presidente Napolitano ha assegnato alla memoria di Don Giuseppe Gabana, cappellano militare della Guardia di Finanza, assassinato a Trieste da comunisti slavi, in piena tragedia delle foibe. Era il marzo cupo del 1944 e don Gabana predicava la pace anche a chi voleva solo massacrare gli “altri”, gli odiati italiani. Sotto le luci appare la medaglia d'oro di Attilio Martinetto, fi nanziere diventato partigiano, impegnato a difendere i civili dalle violenze delle brigate nere e dei nazisti. Fu ucciso dai fascisti alle 8 di mattina del 25 aprile 1945. Era l'ultimo minuto della 25° ora del regime, era il giorno dell'insurrezione generale. Moriva quando nelle città libere dilagavano gli alleati e già l'aria sapeva di festa. Cinque medaglie d'oro brillano assieme: sono i cinque fi nanzieri “Giusti tra le Nazioni”. Pochi in Italia conoscono i loro nomi. Il sardo Salvatore Corrias salvò centinaia di ebrei trasformando la Caserma del Bugone in un rifugio sicuro per i tanti che fuggivano verso la Svizzera. Diventò partigiano nella brigata Giustizia e Libertà “Emanuele Artom”. Assieme a lui a Gerusalemme, in uno degli spazi più sacri della città, ricordano per sempre anche il napoletano Giorgio Cevoli, l'umbro Giulio Massarelli, il Toscano Raffaello Tani e Giuseppe Pollo che, lasciata la sua Torre del Greco, aveva indossato la divisa da fi nanziere per difendere vittime e perseguitati. Ecco, sulla bandiera del Corpo si vede la medaglia d'oro al valor militare per l'impegno complessivo nella liberazione ed è già tempo di spegnere le luci. Nell'ultima riga resta solo lo spazio per scrivere: grazie.

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