Il “cappello” del Cardinale
Entrando nella Basilica inferiore di San Francesco in Assisi,
all'altezza della prima campata, a sinistra, si apre il valico della
Cappella di San Martino, elegante e sontuosa in tutte le sue parti
(architettura, pittura, scultura, vetrate) proprio come uno
splendido reliquiario trecentesco. La sua erezione, al pari della
cappella che le sta di fronte, un tempo dedicata a Santo Stefano
e oggi a San Ludovico d'Angiò, si deve al mecenatismo
del cardinale francescano, fra' Gentile da Montefi ore dell'Aso
(Ascoli Piceno), O. Min.
Nato intorno al 1240-50 ed entrato giovanissimo nell'Ordine
dei frati minori, al termine degli studi teologici, egli ottenne il
grado di magister a Parigi. Seguitando il suo brillante “cursus
honorum”, nel 1296 lo troviamo in qualità di lector presso la
Curia papale. Per la sua qualifi ca di teologo e, soprattutto, per
le sue indubbie capacità diplomatico-amministrative, incontrò
l'assoluto favore di Bonifacio VIII, che il 2 marzo del 1300
– in occasione del celebre Giubileo – lo nominò cardinale-prete
della Basilica romana dei ss. Silvestro e Martino ai Monti.
In veste di giudice pratico e illuminato, il Papa lo incaricò di
dirimere molte delle controversie che venivano inoltrate in
continuazione presso la Curia, eleggendolo, quale persona di
sua fi ducia, per la provvisione dei benefi ci. Nel 1302, il Papa
gli affi dò anche l'uffi cio di penitenziere maggiore. Il 7 settembre
del 1303, il Cardinale fu presente al drammatico attentato
di Anagni contro Bonifacio VIII. Nel 1307, il papa francese,
Clemente V, lo nominò legato pontifi cio in Ungheria; e questa
fu la sua missione più diffi cile e più brillante da cardinale.
Successivamente, il Papa lo incaricò di recarsi a Perugia allo
scopo di trasferire ad Avignone il tesoro papale. Giunto però
a Lucca, il card. Gentile si ammalò gravemente e vi morì il 27
ottobre 1312. Il tesoro papale e i suoi beni personali furono
trafugati violentemente dal ghibellino Uguccione della Faggiola.
In ossequio alla volontà del defunto, il suo corpo fu trasportato
ad Assisi.
Nella Cappella di San Martino, dipinta egregiamente dal pittore
senese Simone Martini, il ritratto dell'illustre mecenate è
raffi gurato due volte e il suo stemma cardinalizio occhieggia
in continuazione nelle tarsie della zoccolatura lapidea e negli
sguanci delle fi nestre. Nel lunettone della controfacciata, il
pittore senese, maestro di eleganze gotiche, dipinse anche la
scena della dedicazione della Cappella. Il cardinale vi è ritratto in
ginocchio di fronte al Santo titolare all'interno di un'elegantissima
edicola gotica, ripresa prospetticamente dal basso, con
tanto di ghimberghe e gattoni rampanti alla francese. Dietro
l'edicola corre una balaustra marmorea a traforo, che si staglia
nettamente contro il fondale azzurro. Sul poggiolo della
balaustra, a destra, a maggior avallo dell'illusione prospettica,
spicca solitario il “cappello” rosso del cardinale, con i relativi
cordoni pendenti al di qua della cornice marcapiano.
Ma nella Cappella di Santo Stefano, dove fu inumato il cadavere
del cardinale francescano, fi no al sec. XVIII inoltrato, si poteva
ancora vedere, pendente al centro della cappella, a mo'
di lampadario, il galero rosso con i cordoni volanti, emblema
della sua dignità cardinalizia.
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