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Dal Poverello a noi, tutti i 300 santi con le stigmate

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Nel crudo sasso intra Tevero e Arno/ da Cristo prese l'ultimo sigillo,/ che le sue membra due anni portarno»: così Dante, nell'XI canto del Paradiso, con rara efficacia poetica ricorda l'evento che caratterizzò l'ultimo periodo della vita di san Francesco. Siamo nel 1224 e l'Assisiate, tornato dalla missione presso il Sultano, si reca sul monte della Verna, fra l'alta valle dell'Arno e la Valtiberina. Lì riceverà le stigmate da Cristo stesso, apparso in forma di serafino. Con questa vicenda miracolosa ha inizio la «moderna» storia degli stigmatizzati, di cui Anna Maria Turi e don Marcello Stanzione ci offrono una bella ricostruzione in questo avvincente volume.

Non v'è dubbio tali esperienze posseggano un fascino che, se da una parte richiede di essere depurato da inutili e fantasiosi orpelli, dall'altra non può non suscitare vivo interesse e profonda commozione. Opportunamente nell'introduzione i due autori chiariscono le coordinate teologiche dell'argomento e concludono: «Il corpo del credente è perciò, nella concezione squisitamente religiosa, al tempo stesso carne e spirito e lo spirito può "aggredire" la forma corporea. La carne si perfeziona dunque in un particolare processo di deperimento che è al tempo stesso di spiritualizzazione». È possibile pertanto affermare che il dono delle stigmate rappresenta la fase più alta della spiritualizzazione del corpo: «Dall' amorosa contemplazione del crocifisso - scrivono Turi e Stanzione - il mistico scopre nel proprio corpo le piaghe della Passione». La Chiesa annovera oltre 300 stigmatizzati e i loro nomi vengono riportati in un'appendice, mentre lungo le pagine del libro gli autori ce ne fanno incontrare soltanto alcuni, la cui testimonianza risulta particolarmente significativa. Accanto a nomi notissimi, come Rita da Cascia, Teresa d'Avila, Pio da Pietrelcina, Margherita Maria Alacoque, ne troviamo altri assai meno conosciuti, quali Osanna di Mantova, Raniero di Borgo San Sepolcro, Maria Vittoria Angelini, Antonio Ruffini, a dimostrazione che certi fenomeni soprannaturali non riguardano solo poche eccelse figure.

Gli autori si dimostrano assai attenti pure alla dimensione scientifica dell'argomento e non cedono alle esigenze di un'ingannevole emotività: anche per questo il libro si presenta come lavoro serio e utile per avvicinarsi a una realtà tanto misteriosa.Avvenire

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