rassegna

IL MATTINO - Don Primo

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

Laura Cesarano Ci sono quelli che non c'è giovedì sera senza l'incontro di preghiera di don Primo Poggi. E sono trecento, quattrocento ogni volta. Più quelli che ogni settimana, in quello stesso giorno, partecipano al coro, anche da anni. Ci sono quelli di Caserta e provincia e quelli che arrivano da fuori in pullman. Ci sono decine di persone che ogni giorno fanno la fila per la confessione. Perché don Primo Poggi ha il carisma della «lettura del cuore», anche se si schermisce dicendo che la sua è solo «esperienza di confessore». Un confessore che non giudica, che ascolta stringendo la mano del penitente, che ricorda la bellezza di ogni anima con tutto il suo carico di peccati. «Non sono venuto a dare il tracollo all'anima pericolante ma sono disceso dal Cielo per rialzare, non per umiliare chi è caduto. Io non guardo il fango, ma l'amore con cui creai quest'anima: essa è uscita dalla mie viscere, è stata redenta dal mio sangue», scrive Don Primo nel bellissimo libriccino dal titolo «Sono un Dio con la debolezza di una madre». Un confessore che distribuisce libretti di Santa Faustina Kowalska, la santa che raccolse la rivelazione di Gesù Misericordioso, devozione tanto cara a Papa Wojtyla e anche a don Primo. «Ogni immagine, ogni opuscolo, ogni libretto, ogni libro che parli di Misericordia è una goccia di rugiada caduta dal cielo per dissetare l'arida terra», scrive. Don Primo è il rettore del Santuario di Santa Lucia, poi da lui intitolato anche alla Divina Misericordia, a Centurano di Caserta. La sua vita religiosa è cominciata a Tortona (Alessandria). Per anni è stato confessore al Santuario di Pompei. Il suo confessionale, il numero 8, si distingueva per la lunghezza delle code di fedeli in attesa che volevano andare proprio da lui. Citando Santa Faustina ricorda che la penitenza che il sacerdote commina in confessione è un ordine. Con questo sistema ha «ordinato» a una donna di pregare davanti all'altare di Gesù Misericordioso per chiedere un figlio, ed è arrivato. A un uomo ha ordinato di chiedere un aiuto per la soluzione di un problema pratico. Arrivato. Come sono arrivate le conversioni, innumerevoli, le guarigioni e le grazie su cui però aleggia un fitto mistero. Don Primo non vuol parlare di miracoli. E questo si capisce (non lo dice la Bibbia che «chi si esalta sarà umiliato»?). Ma non ne vogliono parlare neanche le persone che lo circondano. E questo si capisce un po' meno. E anzi lascia un po' di amarezza in chi cerca testimonianze da raccontare. Un incomprensibile «muro di gomma», che quasi scoraggia dal raccontare il personaggio. Eppure, la sua forza traspare dall'amore che lo circonda. Un cordone ciecamente protettivo, la fan page su facebook, l'ineffabile raccontato dalla gioia sui volti di chi parla di lui. Segni non meglio spiegati che per i fedeli fanno di questo sacerdote un santo vivente. Il giovedì alle 21 la funzione è dedicata alla Divina Misericordia, con la recita della Coroncina miracolosa, il Rosario, il bacio della Croce, i canti generosamente preparati da tutti i volontari della corale, che si vedono il lunedì per le prove. Di don Primo si è parlato anche in tv, per un altro suo carisma particolare. È il primo sacerdote che dice Messa anche per i cani. I suoi cinque bastardini vivono e dormono con lui, sono la sua ombra ovunque vada. E per loro sono aperte le porte della chiesa durante le funzioni. «Tutti gli esseri viventi hanno diritto di ascoltare la Parola di Dio», dice don Primo. «Perché anche se non conoscono il Signore come noi lo conosciamo, lo sentono attraverso di noi». Un amore, quello per gli animali, appreso da San Francesco d'Assisi. C'è anche la statua del Poverello che parlava agli animali tra le molte immagini e sculture che raffigurano Gesù Misericordioso e la Vergine Maria. Come San Francesco, nello splendido santuario di Centurano don Primo vive una scelta di umiltà e di povertà, dormendo in un piccolo locale arredato con un lettino, una poltrona e un inginocchiatoio, circondato da immagini e libri sacri, lontano da quella parte di città che a volte insegue le tendenze anche nella spiritualità. Un settentrionale trapiantato al Sud, che ama la «sua» Caserta. Ogni mattina all'alba, nell'anonimato e nel silenzio della città che dorme, don Primo sfida i suoi 83 anni girando strada per strada. E ogni strada benedice, per ogni casa che di lì a poco si rianimerà prega. E se la città poco conosce questo suo sacerdote santo, dev'essere l'ultima delle sue preoccupazioni. Nella sua semplicità apre le porte a tutti, ma pubblicità non ne cerca e non ne vuole. Per Caserta ha dato vita alla «Casa della Speranza», una fondazione 12/01/2014 Il Mattino - Caserta Pag. 44 (diffusione:79573, tiratura:108314) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SAN FRANCESCO - Rassegna Stampa 13/01/2014 28 per la ricerca, la prevenzione e la cura dei tumori. Per Caserta e con Caserta prega. E questo basta. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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