Il Papa: 'La Chiesa? Un ospedale da campo'.
Esce oggi la prima intervista concessa da Papa Francesco alla carta stampata. La pubblica lo storico quindicinale dei gesuiti - l'ordine del quale fa parte anche Jorge Mario Bergoglio - "La Civiltà Cattolica" che, per la prima volta nei suoi 183 anni di storia, esce di giovedì e non di sabato. La firma è del direttore della stessa rivista, padre Antonio Spadaro. Mai prima d'oggi "La Civiltà Cattolica" aveva ospitato nelle proprie pagine un'intervista al Papa. È una prima assoluta dunque anche per la rivista che, per l'occasione, esce in contemporanea, in traduzione, su altre 16 riviste della Compagnia di Gesù di altrettante nazioni.
L'intervista è stata rilasciata dal Papa, nel suo studio privato a Santa Marta, nel corso di tre appuntamenti il 19, il 23 e il 29 agosto. In circa trenta pagine Jorge Mario Bergoglio traccia un identikit inedito di se stesso, che include anche le preferenze artistiche e culturali; primo Papa gesuita della storia spiega l'idea che ha della Compagnia di Gesù; analizza il ruolo della Chiesa oggi e indica le priorità dell'azione pastorale; affronta le domande che la società e l'antropologia contemporanea pongono all'annuncio del Vangelo. Al centro del testo c'è soprattutto l'idea che la Chiesa è misericordia. Prima dei princìpi, insomma, viene il "kerygma", l'annuncio che il Vangelo è amore, accoglienza verso tutti.
Dice il Papa: "Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione". E ancora. "Una bella omelia, una vera omelia, deve cominciare col primo annuncio, con l'annuncio della salvezza. Non c'è niente di più solido, profondo e sicuro di questo annuncio. Ma l'annuncio dell'amore salvifico di Dio è previo all'obbligazione morale e religiosa. Oggi a volte sembra che prevalga l'ordine inverso". La Chiesa, insomma, prima di condannare, ama chiunque abbia di fronte.
Il Papa che "non ama le masse" e sceglie di disertare l'Appartamento
Il testo è introdotto dal racconto personale di Spadaro, le sue impressioni sulla stanza dove si svolge l'intervista con le icone e la statua di San Giuseppe dormiente. La spiritualità di Bergoglio, scrive, "è fatta di volti umani: Cristo, san Francesco, san Giuseppe, Maria". Il Papa da subito parla di sé, del suo viaggio in Brasile, del fatto che non ama le masse ma il contatto diretto, uno a uno, con la gente. Quindi spiega perché non ha scelto di abitare nel vecchio appartamento pontificio: "È come un imbuto al rovescio. È grande e spazioso ma l'ingresso è davvero stretto. Si entra col contagocce, e io senza gente non posso vivere".
Il governo collegiale e la nuova curia romana
Un'esperienza difficile che oggi mette a frutto: ricordando il suo ministero episcopale in Argentina, dice di aver capito quanto sia importante "la consultazione": "I Concistori, i Sinodi sono, ad esempio, luoghi importanti per rendere vera e attiva questa consultazione. Bisogna renderli però meno rigidi nella forma. Voglio consultazioni reali, non formali". Quanto ai dicasteri romani sottolinea: "Sono mediatori, non gestori". E ancora: "la Consulta degli otto cardinali, questo gruppo consultivo outsider, non è una decisione solamente mia, ma è frutto della volontà dei cardinali, come è stata espressa nelle Congregazioni Generali prima del Conclave. E voglio una Consulta reale non formale".
Prima della riforma il discernimento
Il Papa spiega come la formazione da gesuita, e in particolare "il discernimento", lo aiutino a vivere meglio il suo ministero: "Per Sant'Ignazio i grandi princìpi devono essere incarnati nelle circostanze di luogo, di tempo e di persone. E' fare le cose piccole di ogni giorno con un cuore grande e aperto a Dio e agli altri". In particolare sul tema delle riforme: "Molti, ad esempio, pensano che i cambiamenti e le riforme possano avvenire in breve tempo. Io credo che ci sia sempre bisogno di tempo per porre le basi di un cambiamento vero, efficace. E questo è il tempo del discernimento. E a volte il discernimento invece sprona a fare subito quel che invece inizialmente si pensa di far dopo. Ed è ciò che è accaduto anche a me in questi mesi".
La Chiesa? Non una cappella di persone selezionate
L'immagine di Chiesa che papa Francesco preferisce è quella espressa dal Vaticano II nella Lumen Gentium, "del santo popolo fedele di Dio. Sentire cum Ecclesia per me è essere in questo popolo. E l'insieme dei fedeli è infallibile nel credere, e manifesta questa sua infallibilitas in credendo mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo che cammina. Non bisogna dunque neanche pensare che la comprensione del 'sentire con la Chiesà sia legata solamente al sentire con la sua parte gerarchica": riguarda tutta la Chiesa, popolo e pastori. Una Chiesa che Francesco non riduce a "una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate. Non dobbiamo ridurre il seno della Chiesa universale a un nido protettore della nostra mediocrità". Il Papa sogna "una Chiesa Madre e Pastora". "La Chiesa è feconda, deve esserlo. Quando mi accorgo di comportamenti negativi di ministri della Chiesa o di consacrati o consacrate, la prima cosa che mi viene in mente è: 'ecco uno scapolone', o 'ecco una zitella'. Non sono né padri, né madri. Non sono stati capaci di dare vita".
Prima la misericordia poi il resto
La cosa di cui la Chiesa ha più bisogno? "La capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità... E bisogna cominciare dal basso". "Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. E' inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto". "La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: 'Gesù Cristo ti ha salvato!'. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia". "Le riforme organizzative e strutturali sono secondarie, cioè vengono dopo. La prima riforma deve essere quella dell'atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato".
Divorziati risposati e omosessuali, nessuna condanna
Tra le altre domande il direttore di "Civiltà Cattolica" torna su questioni complesse - divorziati risposati, persone omosessuali - e chiede quale pastorale fare in questo casi. "Bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell'uomo. Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Bisogna accompagnare con misericordia".
Una pastorale missionaria, dice Francesco, "non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. L'annuncio di tipo missionario si concentra sull'essenziale, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus. Dobbiamo quindi trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l'edificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte, di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo. La proposta evangelica deve essere più semplice, profonda, irradiante. È da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali".
Anche nelle vite piene di erbacce può crescere il seme buono
Nei passaggi finali la conversazione torna su un tema che sta molto a cuore al papa. "Dio lo si incontra camminando, nel cammino". Non "è relativismo" dice, ma va "inteso in senso biblico, per cui Dio è sempre una sorpresa, e dunque non sai mai dove e come lo trovi, non sei tu a fissare i tempi e i luoghi dell'incontro con Lui. Bisogna dunque discernere l'incontro. Per questo il discernimento è fondamentale". Non bisogna rinchiudersi in un passato che paralizza. "Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio".
"Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla 'sicurezzà dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante. Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona. Anche se la vita di una persona è un terreno pieno di spine ed erbacce, c'è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere. Bisogna fidarsi di Dio".(Repubblica)
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