fede

Papa Francesco: Sono come ognuno di voi, siamo tutti uguali!

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

“Nessuno è inutile nella Chiesa, tutti siamo necessari”, “nessuno è anonimo”. Ha un’intensità particolare l’ultima udienza generale prima della pausa estiva del mese di luglio, che papa Francesco dedica ancora una volta alla spiegazione del mistero della Chiesa. La folla in Piazza San Pietro esplode in un grido di gioia quando Francesco si ferma a spiegare: “se qualcuno dicesse «senta, Signor Papa, lei non è uguale a noi!» Sì, sono come ognuno di voi, tutti siamo uguali!” Perché “nessuno è secondario”, “tutti siamo uguali agli occhi di Dio, tutti, tutti!”.


Questo mercoledì la lettura meditata all’inizio dell’udienza è tratta dalla lettera dell’apostolo Paolo agli abitanti di Efeso, in Asia minore. A loro, che non appartengono alla tradizione giudaica, che non hanno – come del resto lo stesso Paolo - conosciuto Gesù ma che sono venuti alla fede, l’Apostolo si rivolge assicurando: “siete edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù” e ancora: “in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito” (2, 20-22). Il messaggio paolino dell’inclusione, dell’universalità della Chiesa fondata su Cristo, aperta a tutti i popoli e che in Cristo abbatte ogni muro di divisione, papa Francesco lo rilancia nei toni dell’eguaglianza, della partecipazione e della responsabilità dei credenti: “tutti formiamo e costruiamo la Chiesa” e nessuno può sentirsi “isolato”, in disparte, perché “se manca il mattone della nostra vita cristiana, manca qualcosa alla bellezza della Chiesa”.


L’immagine chiave, spiega papa Francesco, è quella del tempio, che nell’Antico Testamento rappresenta “il luogo dell’incontro con Dio nella preghiera”, segno della presenza di Dio nella storia del suo popolo. Per mezzo dello Spirito Santo, oggi, è la Chiesa “la casa di Dio, il luogo della Sua presenza”. Poi, un passaggio cruciale, nel quale papa Francesco torna ancora una volta, dopo l’udienza dello scorso 12 giugno, sul concetto di “popolo di Dio”: “Se ci chiediamo: dove possiamo incontrare Dio, dove possiamo entrare in comunione con Lui attraverso Cristo, dove possiamo trovare l’annuncio dello Spirito Santo che illumina la nostra vita? La risposta è: nel popolo di Dio, fra noi che siamo Chiesa. Fra noi, dentro il popolo di Dio, è la Chiesa: là incontreremo Gesù, là incontreremo lo Spirito Santo, incontreremo il Padre”. La Chiesa, poi, - spiega e ammonisce al tempo stesso - non è “un intreccio di cose e di interessi, ma è il tempio dello Spirito Santo”. E all’edificazione di questo tempio tutti i cristiani sono chiamati a contribuire offrendo la propria vita, facendosi essi stessi “pietre vive”.


L’unità a Cristo è il perno - diremmo “le fondamenta”, il “pilastro” - dell’“edificio spirituale” che è la Chiesa. Ma se ciascuno è parte viva della Chiesa, chiarisce Francesco, deve anche esserlo con gioia. Non bisogna, dirà più tardi nei saluti, essere pietre “friabili”. E allora chiede: “Come viviamo il nostro essere Chiesa? Siamo pietre vive o siamo per così dire pietre stanche, annoiate, indifferenti?” “Che cosa brutta – chiosa - è un cristiano stanco, annoiato, indifferente”. “Il cristiano deve essere vivo, gioioso di essere un cristiano!” e mai chiuso in se stesso.


Al termine dell’udienza, tra i saluti ai pellegrini di lingua italiana il papa ha ricordato il Cardinale Salvatore De Giorgi nel 60mo anniversario di ordinazione presbiterale e 40mo di ordinazione episcopale: “ma pensate voi che bel servizio alla Chiesa, sessanta anni di sacerdote e quaranta di vescovo!” E sul cardinale – “lui ha un cuore di padre, ha bontà di padre e con questo cuore di padre ha fatto tanto bene alla Chiesa” -, papa Francesco ha raccontato, con tono scherzoso, un aneddoto di questa mattina: “Oggi – vi dico una cosa – oggi al mattino abbiamo celebrato la messa e c’era un gruppo piccolo, in relazione a tutti quelli che ci sono, di preti che sono stati ordinati preti da lui. Era piccolo il gruppo: ce ne erano più di ottanta! Immaginatevi quanti ha ordinato quest’uomo! Ringraziamolo per tutto quel che ha fatto per la Chiesa e un applauso!"Inviata Roberta Leone

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