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Il Papa all'udienza generale: 'Ognuno deve essere evangelizzatore'

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

"Senza la preghiera il nostro agire diventa vuoto e il nostro annunciare non ha anima, non è animato dallo Spirito". Nell'udienza generale in Piazza San Pietro, commentando il vangelo di Matteo (28,16-20), papa Francesco ha parlato della vita della Chiesa e della missione dell'evangelizzazione a partire dallo Spirito Santo. "Nel Credo – ha esordito il pontefice - subito dopo aver professato la fede nello Spirito Santo, diciamo: «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». C’è un profondo legame tra queste due realtà di fede: è lo Spirito Santo, infatti, che dà la vita alla Chiesa, guida i suoi passi. Senza la presenza e l’azione incessante dello Spirito Santo, la Chiesa non potrebbe vivere e non potrebbe realizzare il compito che Gesù risorto le ha affidato di andare e fare discepoli tutti i popoli".

L'evangelizzazione – ha sottolineato il papa – è la missione di tutta la Chiesa: " Ognuno deve essere evangelizzatore, soprattutto con la vita!". E nella sua catechesi sull'annuncio il Santo Padre ha citato papa Paolo VI che, nell'esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, riconosceva nell'evangelizzazione "la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua indentità più profonda. Essa esiste per evangelizzare (n.14)". Come nell'esperienza della Pentecoste, è lo Spirito Santo che rende capaci della testimonianza della fede: per evangelizzare "è necessario ancora una volta aprirsi all’azione dello Spirito di Dio, senza avere timore di che cosa ci chieda e di dove ci guidi. Affidiamoci a Lui! Lui ci renderà capaci di vivere e testimoniare la nostra fede, e illuminerà il cuore di chi incontriamo".

Papa Francesco ha evidenziato poi tre degli effetti dell'azione dello Spirito Santo nella Chiesa: il primo, l'unità, la comunione. Se nel racconto biblico sulla torre di Babele i popoli sono dispersi nella confusione delle lingue, nella Pentecoste – ha spiegato - le divisioni sono superate: non c'è più l’orgoglio e la chiusura verso gli altri, ma "c’è l’apertura a Dio, c’è l’uscire per annunciare la sua Parola". E il Santo Padre ha esortato a chiedersi: "Come mi lascio guidare dallo Spirito Santo?" e ancora: "Porto la parola di riconciliazione e di amore che è il Vangelo negli ambienti in cui vivo?"

Secondo effetto dello Spirito Santo è il coraggio della testimonianza, lo stesso coraggio che nel giorno di Pentecoste anima Pietro ad annunciare "a voce alta e con franchezza" la buona notizia di Gesù. Un invito energico a portare il Vangelo "con parresia" in ogni tempo e in ogni ambiente: "Questo avviene anche oggi per la Chiesa e per ognuno di noi: dal fuoco della Pentecoste, dall’azione dello Spirito Santo, si sprigionano sempre nuove energie di missione, nuove vie in cui annunciare il messaggio di salvezza, nuovo coraggio per evangelizzare. Non chiudiamoci mai a questa azione! Viviamo con umiltà e coraggio il Vangelo! Testimoniamo la novità, la speranza, la gioia che il Signore porta nella vita". E, tornando a citare Paolo VI, papa Francesco ha invitato i credenti a sentire «la dolce e confortante gioia di evangelizzare» (Evangelii nuntiandi, 80). Il terzo ed ultimo elemento, che il Santo Padre ha introdotto come "particolarmente importante" è la preghiera, da cui la Chiesa deve sempre partire, chiedendo il fuoco dello Spirito Santo: "Solo il rapporto fedele e intenso con Dio permette di uscire dalle proprie chiusure e annunciare con parresia il Vangelo."

Al termine della catechesi, nel saluto ai pellegrini di lingua inglese, il Santo padre ha invitato tutti a pregare per le vittime, specialmente i bambini, del tornado che ha colpito l'Oklahoma, negli Stati Uniti. A tutti i cattolici del mondo il papa ha poi chiesto di unirsi alla preghiera dei credenti cinesi, il 24 maggio, alla Madonna di Sheshan, “per implorare da Dio la grazia di annunciare con umiltà e con gioia Cristo morto e risorto, di essere fedeli alla sua Chiesa e al successore di Pietro e di vivere la quotidianità nel servizio al loro paese e ai loro concittadini in modo coerente con la fede che professano. Facendo nostre alcune parole della preghiera alla Madonna di Sheshan – ha proseguito il papa - , vorrei insieme con voi invocare Maria così: 'Nostra Signora di Sheshan, sostieni l'impegno di quanti in Cina, tra le quotidiane fatiche, continuano a credere, a sperare, ad amare, affinché mai temano di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù. Maria, Vergine fedele, sostenga i cattolici cinesi, renda i loro non facili impegni sempre più preziosi agli occhi del Signore, e faccia crescere l'affetto e la partecipazione della Chiesa che è in Cina al cammino della Chiesa universale".

Questa mattina, nella celebrazione eucaristica nella cappella della Casa Santa Marta, il Santo Padre aveva invitato a meditare sul "fare il bene", un dovere che è di tutti, "perché tutti siamo stati fatti a immagine e somiglianza del Signore". "Il Signore – ha detto - ci ha creati a sua immagine e somiglianza e ci ha dato questo comandamento all’interno del cuore: fai il bene e non fare il male”. Fare il bene non è dei soli cattolici: “Il Signore tutti, tutti ci ha redenti con il sangue di Cristo: tutti, non soltanto i cattolici". E ha continuato: "questo sangue ci fa figli di Dio di prima categoria! Siamo creati figli con la somiglianza di Dio e il sangue di Cristo ci ha redenti tutti! E tutti noi abbiamo il dovere di fare il bene. E questo comandamento di fare il bene tutti credo che sia una bella strada verso la pace".

Nella memoria di Santa Rita, patrona delle cose impossibili, papa Francesco ha infine invitato a chiedere alla santa la grazia "che tutti, tutti, tutte le persone facciano il bene e ci incontriamo in questo lavoro, che è un lavoro di creazione, assomiglia alla creazione del Padre. Un lavoro di famiglia, perché tutti siamo figli di Dio: tutti, tutti! E Dio ci vuole bene, a tutti! Che Santa Rita ci conceda questa grazia, che sembra quasi impossibile”. (Roberta Leone)

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