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Emergenza educativa: la Scuola - Intervista a FRANCESCO ALBERONI

Roberto Pacilio
Pubblicato il 30-11--0001

Prof. Alberoni editorialista Corriere della Sera e scrittore



Giovani svogliati, genitori disorientati e insegnanti demotivati, è l'emergenza educativa del XXI secolo. Il professore Francesco Alberoni, editorialista del Corriere della Sera, analizza in questa intervista alcuni aspetti fondamentali dell'educazione dei giovani di oggi: il potere culturale della televisione sui telespettatori, il ruolo fondamentale dell'istruzione e i nuovi modelli educativi... i cantanti rock...

Benedetto XVI ha parlato più volte di emergenza educativa invitando tutti ad aver fi ducia e speranza nel futuro. Questo messaggio è attuale? Ho l'impressione che sia un messaggio attualissimo. Negli ultimi tempi è venuto meno il rapporto informativo tra la famiglia e i giovani, la scuola e i giovani. Un rapporto informativo che si è allentato tantissimo in tutto il mondo occidentale e anche in Italia.

Quindi siamo in piena emergenza educativa? Non so se userei la parola emergenza, ma comunque ho l'impressione che ci sia stata una rottura non giustifi cata. A partire dagli anni 60, lentamente, alcune istituzioni formative, come la famiglia e la scuola in particolare, hanno perso rilievo e valore. La prima perché i giovani vogliono una propria autonomia, la seconda, invece, perché ha avuto uno scadimento in buona parte intenzionale. Nelle scuole, infatti, i professori hanno smesso di insegnare la storia, la cronologia degli accadimenti. L'insegnamento della cronologia degli accadimenti è fondamentale per la vita di tutti i giorni, oggi, purtroppo, ci sono persone che non ti sanno raccontare in ordine cronologico il proprio vissuto. L'insegnamento della storia non è un aspetto trascurabile della vita quotidiana. Purtroppo noto che, rispetto al passato, l'insegnante di scuola media ha perso vigore, capacità e inventiva; c'è una sensazione di vuoto che conduce ad un impoverimento del linguaggio dei ragazzi. La loro capacità di argomentare e di esporre è scarna, sono poche le persone che anche se laureate sanno scrivere e parlare.

La causa potrebbe essere l'uso smodato di internet e del cellulare? Più l'uso del cellulare direi. Gruppi di giovani, ad esempio, sono appannati su se stessi senza più radici e ripetono in modo monotono le loro 300 parole, non ne sanno di più, e le riducono ancora di più per scrivere messaggi. Devo ammettere però che anche i dibattiti televisivi sono fatti di frammenti, non c'è mai un discorso intero, sono una successione di battute.

È diffi cile educare al giorno d'oggi? Cosa fa l'università in tal senso? Non è più diffi cile del passato. L'università è diventata una fabbrica di dottori e dottorini perché l'insegnamento è costituito su moduli, frammenti, è tutto spezzettato. Il sapere non è come la conoscenza che si impara spezzettata. I professori devono lavorare con gli studenti giornate intere. Per trasmettere certe sensibilità e saperi ci vuole tempo; non si fanno le cose frammentate a moduli dove impari tutto a pappagallo. Il sapere nasce da un rapporto diretto e costante tra allievo e professore, dall'incontro fra la curiosità del gruppo e il suo maestro.

Il sapere frammentario prepara i giovani al lavoro? Si perché il lavoro stesso è frammentario. Chi ha imparato a studiare, a stare con gli altri fa presto poi ad imparare un sapere specifico, ma quello che conta è il “sapere sapere”, il saper conoscere, il saper donare.

Si rischia in questo modo di creare una generazione di persone che non ha un rapporto stretto con quello che è stata la loro cultura? Certo. Hanno perso tutto. Poca gente studia filosofia, perché la ritiene inutile. Si perde l'attenzione perché non c'è più l'abitudine ad un ragionamento prolungato. I ragazzi di oggi fanno faticava a rimanere concentrati più di 8 minuti.

Ma chi sono i punti di riferimento dei giovani di oggi? I veri maestri di questa generazione sono i cantanti rock. Sono i Vasco Rossi di turno i punti di riferimento. I cantanti rock hanno sostituito le Chiese, certo Giovanni Paolo II portava in piazza due milioni di persone, ma perché aveva la stessa spettacolarità del cantante. Il cantante rock racconta cose molto semplici e i giovani si avvivano di queste cose. Il cantante rock è stato il vero filosofo degli ultimi 30 anni, non è più un sapere che arriva attraverso l'accademia. Maria De Filippi, ad esempio, è stata la grande educatrice italiana che ha aizzato i figli contro i genitori per 20 anni e la gente non se ne è neanche accorta. La Tv ha un'immensa potenza educativa e non ce ne rendiamo conto.

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