cultura

Duomo patrimonio dell'umanità. Una delegata Unesco ha già visitato Milano

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

«Stiamo istruendo la pratica. Sarà un percorso lungo, perché l'Unesco svolge le sue valutazioni su scala mondiale e i tempi sono conseguenti. Ma l'importante era dare il via all'iter: ora vedremo». Così il presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo, Angelo Caloia, annuncia l'avvio di una nuova scommessa culturale su Milano: la richiesta che l'intero «Sistema-Duomo», dalle cave di marmo di Candoglia sino all'ultima guglia, dal Museo all'intera storia della Cattedrale, insomma tutto l'insieme della Veneranda Fabbrica medesima, sia dichiarato dall'Unesco «patrimonio dell'umanità».


IL SISTEMA DUOMO - Il presidente Caloia ci tiene a spiegare: «Quella di avviare questa pratica non è stata una decisione presa alla leggera. Non si tratta di valorizzare un singolo monumento in sé, pur importante e unico come il Duomo di Milano. In realtà stiamo parlando, appunto, di un "sistema" complesso che rappresenta un organismo vivente senza interruzione da oltre sette secoli: a partire dalla concessione del 1387 con cui Gian Galeazzo Visconti destinò alla Fabbrica il marmo di Candoglia, sul Lago Maggiore, grazie al quale l'intero Duomo viene continuamente rinnovato e mantenuto». Continua: «È questa storia, è questo processo ininterrotto a rappresentare un patrimonio da proteggere. Le cave, il trasporto del marmo che sino a epoche relativamente recenti avveniva per via d'acqua sino ai piedi del Duomo stesso, e poi il Museo, il sottosagrato con i resti della Milano antica, infine naturalmente la Cattedrale, con tutto il lavoro continuo che la sua manutenzione comporta».


UNESCO - La pratica in corso ha già superato un primissimo e fondamentale gradino: «Nelle scorse settimane - dice Caloia - è venuta a Milano una rappresentante italiana dell'Unesco che per due giorni è stata accompagnata a visitare l'intero sistema del quale ho appena parlato. Ovviamente siamo a una fase del tutto preliminare. Ma abbiamo ottenuto una prima e assai articolata indicazione, anche di natura tecnica, sui criteri da seguire per proporre la nostra domanda agli organismi centrali dell'Unesco. Abbiamo praticamente finito di scriverla, con tutti gli allegati necessari, e ora partirà». Caloia ha ben presente quel che un riconoscimento del genere potrebbe comportare in termini di prestigio ma anche - e non è secondario - di risorse: la campagna «Adotta una guglia» per il completamento del restauro è tuttora in corso e il ripristino del finanziamento annuale dello Stato per la manutenzione ordinaria è storia di appena un anno fa.


FINANZIAMENTI - «È chiaro che a fronte di un riconoscimento Unesco sarebbe lecito aspettarsi per esempio l'irrevocabilità dell'impegno Statale. A questo punto - insiste il presidente della Veneranda Fabbrica - sarebbe importante che tutti i soggetti anche istituzionali interessati al bene di Milano si muovessero, ciascuno nel proprio ambito, per favorire quell'opera di convincimento a livello internazionale più che mai necessaria affinché l'operazione si concluda positivamente». La domanda è: quali possibilità concrete ci sono che l'Unesco dica sì? Caloia vuole tenere i piedi per terra: «Bisogna essere realistici. È un dato di fatto che i riconoscimenti Unesco, soprattutto per quanto riguarda l'Italia, da anni vengono rilasciati col contagocce: il nostro Paese rappresenta da solo una percentuale già altissima dell'intero patrimonio dell'umanità riconosciuto finora. E va tenuto conto che esiste ormai, anche in questo campo, un problema di equilibri geoculturali: vi sono Paesi emergenti, e altri sempre più potenti economicamente e demograficamente come India e Cina, che premono per vedersi riconosciuti a loro volta. Ma noi sapremo aspettare: vedremo».(Corriere)

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