Società/ Il rapporto tra la mamma e la figlia adolescente
La benevola neutralità della mamma nella relazione con il figlio adolescente favorisce la relazione con il papa e lo sviluppo dell'identificazione maschile, scrivevo nello scorso articolo. Nella relazione con la figlia la mamma invece ha un compito personale scrivono le scienze umane: è memoria del medesimo corpo, oggetto d'identificazione e d'amore filiale. Per lungo tempo questo rapporto rappresenterà il prototipo per le successive relazioni amorose. La bambina in un certo senso ha la mamma nella pelle, nell'umido delle sue mucose, nel contatto delle sue parti più intime, nel mistero della sua relazione con la gravidanza, il parto e la sua identificazione femminile.
Madre e figlia sono saldate dallo stesso destino anatomico, portartici dello stesso potenziale: la maternità. Il processo di sviluppo è strettamente unito al vissuto materno e alla tolleranza o meno verso del genitore verso gli aspetti di differenza che emergono nell'adolescente figlia. Le differenze tra la mamma e la figlia a volte possono essere vissute come una minaccia alla propria integrità. La separazione nelle differenze può diventare minacciosa per entrambi ma soprattutto per la figlia e avere un costo troppo grande: “Ma se io cresco mia madre mi lascia?”. Nel tentativo di sfuggire a questo sacrificio, la ragazza può restare per molto tempo concentrata sulla mamma, favorendo l'ambivalenza e le confusioni reciproche, com'è descritto in questo sogno:
“Stesi sul letto si intravvedono due corpi uniti nel intreccio sinuoso di un abbraccio. Sembrano corpi di donne indistinguibili. Allontanarli non è pensabile. I corpi si agitano nel tentativo di liberarsi fino a provocare una spaccatura straziante”.
Nel cammino dell'identificazione-separazione, è aiutata dalla figura paterna quando è amabile, solare ecc. ne parlerò le prossime volte. La figlia incontra il padre soprattutto nella mente della madre: ciò che la donna pensa, sente, desidera e com'è simbolizzato l'uomo. Nei disturbi dell'identità femminile per esempio è evidente come il padre sia nella mente della moglie: escluso, schiacciato, demonizzato, incestuoso, sciupafemmine, maternizzato, come se fosse più mammone della mamma: un idiota che pensa solo al lavoro e alle sua biciclette da corsa, diceva una mamma alla figlia mettendola in guardia nei confronti dei ragazzi. Il padre in questa memoria più che oggetto di desiderio, è ricercato dalla figlia come mediatore e garante dei limiti. La mancanza di un'immagine adeguata del padre nella mente della mamma lascia la figlia in uno stato di dipendenza e d'indifferenziazione parziale. Una mamma che non ha in mente il marito non ha neanche in mente il bambino/a come alterità, altro da se stessa, da conoscere nella sua specificità. Così la figlia leggendo negli occhi della mamma un'immagine imprecisa e sfocata del padre può sviluppare un senso di mancanza e di eclisse di sé: l'orrore del vuoto. Le rappresentazioni sviluppano un'immagine sfocata o inesistente che non permette di accedere a una sessualità generativa e matura. Per esempio, mamme che proteggono, accudiscono, si sacrificano per i figli, trascurano il marito, se stesse, coprendo la prole di aspettative, rivendicando la loro legittima dipendenza. Sono psicologicamente vergini, appartengono ai figli e non si sono mai arrese a un uomo. Il marito dopo la maternità è assimilato alla prole ed è diventato un compagno con cuoi condividere i compiti della vita quotidiana. L'amore, la sessualità vengono confinati ai margini del rapporto di coppia e dei quali in fondo si potrebbe quasi fare a meno.
Il corpo della figlia si costituisce in relazione, in forma di dialogo con la psiche acquisendo un'immagine dell'altro che è nella mente della mamma e come tale è coinvolto in un sistema di scambi e di simboli. “Ho sempre pensato che non avrei fatto gli errori di mia mamma ma mio malgrado mi trovo a ripetere con i miei figli e con il marito le stesse frasi, con le stesse insopportabili intonazioni, come se recitassi un copione”. Una mamma sufficientemente libera dalle percezioni inconsistenti genitoriali, può favorire lo sviluppo della figlia quando pensa bene di se come femmina, sia contenta del suo rapporto con il marito, è in contatto con i propri desideri di relazione con il coniuge, capace di anticipare nella sua mente il maturare, lo sbocciare delle potenzialità della figlia senza invidia o rivalità. Di quest'atteggiamento anticipatorio la figlia potrà nutrirsi e su di esso costruire un rinnovato senso di centralità personale.
Fra Emanuele D'Aniello
Redazione interna
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