opinioni

Lo sguardo amabile di Francesco

Enzo Fortunato
Pubblicato il 30-11--0001



I giorni che stiamo vivendo ci introducono nel clima pasquale animato dall'augurio della pace e ci accompagnano nella stagione primaverile dove tutto inizia a prendere forma e colore. Penso a Francesco che con sguardo amabile “se vedeva distese di fiori, si fermava a predicare loro e li invitava a lodare e amare Iddio, come esseri dotati di ragione, allo stesso modo le messi e le vigne, le pietre e le selve e le belle campagne, le acque correnti e i giardini verdeggianti, la terra e il fuoco, l'aria e il vento con semplicità e purità di cuore invitava ad amare e a lodare il Signore”.

Comportamenti dettati appunto dall'amabilità. Ma da dove nasce questo stile, questo modo di essere? Credo che la sorgente sia data dai gesti di Gesù e dalla ricerca stessa di Francesco.

Gli atti tratti dal Vangelo particolarmente significativi sono legati all'ultima cena (cf. Gv 13,4-5):
• si alzò da tavola, lasciare la propria posizione;
• si cinse un asciugatoio, assumere logiche nuove;
• si chinò per lavargli i piedi, rendere viva, presente la logica che si assume, dell'amore e del dono di sé.
In altrettanti gesti Francesco manifesta lo stesso stile e la stessa amabilità, ad esempio quando incontra il lebbroso, uno degli episodi centrali della vita di Francesco:
• scese da cavallo, scendere dalle proprie posizioni;
• si spogliò degli abiti,ci si libera dalle proprie abitudini;
• smise di adorare se stesso abbracciando il lebbroso, si arriva al centro della proprie motivazioni per far diventare la propria vita dono di sé. In questi modi di essere traspare la grazia di Dio e la collaborazione dell'uomo. Ecco perché l'amabilità è la cartina di tornasole della nostra spiritualità, il resto è solo superficialità. Afferma Raguin: “Molte persone, alle prese con gravi problemi psicologici, li rivestono di devozione, di effusioni spirituali e di parole meravigliose, costruendosi un mondo paradisiaco in cui è bello vivere. Costoro possono credersi spirituali, e anche apparire tali, ma lo spirituale di cui si circondano rischia di non essere che una schiuma superficiale o una scenografia fittizia [...]

Quando mi accorgo che lo splendore meraviglioso della grazia impallidisce, di solito ciò significa che la grazia comincia a penetrare nella profondità del mio essere”. Si tratta di stare accanto all'uomo, ad ogni uomo, piccolo o grande, povero o ricco, giovane o anziano, importante o meno, famoso o no, con lo stile di chi ha Dio nel cuore.

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