Lo sguardo amabile di Francesco
I giorni che stiamo vivendo ci introducono nel clima
pasquale animato dall'augurio della pace e ci accompagnano
nella stagione primaverile dove tutto inizia a
prendere forma e colore.
Penso a Francesco che
con sguardo amabile “se
vedeva distese di fiori, si fermava
a predicare loro e li
invitava a lodare e amare
Iddio, come esseri dotati di
ragione, allo stesso modo le
messi e le vigne, le pietre e
le selve e le belle campagne,
le acque correnti e i giardini
verdeggianti, la terra e il
fuoco, l'aria e il vento con
semplicità e purità di cuore
invitava ad amare e a lodare
il Signore”.
Comportamenti dettati
appunto dall'amabilità.
Ma da dove nasce questo
stile, questo modo
di essere? Credo che la
sorgente sia data dai gesti
di Gesù e dalla ricerca
stessa di Francesco.
Gli atti tratti dal Vangelo particolarmente significativi
sono legati all'ultima cena (cf. Gv 13,4-5):
• si alzò da tavola, lasciare la propria posizione;
• si cinse un asciugatoio, assumere logiche nuove;
• si chinò per lavargli i piedi, rendere viva, presente la
logica che si assume, dell'amore e del dono di sé.
In altrettanti gesti Francesco manifesta lo stesso stile e la
stessa amabilità, ad esempio quando incontra il lebbroso,
uno degli episodi centrali della vita di Francesco:
• scese da cavallo, scendere dalle proprie posizioni;
• si spogliò degli abiti,ci si libera dalle proprie abitudini;
• smise di adorare se stesso abbracciando il lebbroso,
si arriva al centro della proprie motivazioni per far
diventare la propria vita dono di sé.
In questi modi di essere traspare la grazia di Dio e la
collaborazione dell'uomo. Ecco perché l'amabilità è
la cartina di tornasole della nostra spiritualità, il resto
è solo superficialità.
Afferma Raguin: “Molte persone, alle prese con gravi problemi
psicologici, li rivestono
di devozione, di effusioni
spirituali e di parole
meravigliose, costruendosi
un mondo paradisiaco in
cui è bello vivere. Costoro
possono credersi spirituali,
e anche apparire tali, ma lo
spirituale di cui si circondano
rischia di non essere che
una schiuma superficiale o
una scenografia fittizia [...]
Quando mi accorgo che
lo splendore meraviglioso
della grazia impallidisce,
di solito ciò significa che la
grazia comincia a penetrare
nella profondità del mio
essere”.
Si tratta di stare accanto
all'uomo, ad ogni
uomo, piccolo o grande,
povero o ricco, giovane
o anziano, importante o meno, famoso o no, con lo
stile di chi ha Dio nel cuore.
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