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Fede/Benedetto XVI: 'Affidiamoci alla Provvidenza contro ogni male

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



In un'epoca in cui si fa sempre più affidamento sull'autosufficienza e sulla capacità dell'uomo di essere artefice del suo destino, quello della “Divina Provvidenza” può sembrare un concetto anacronistico. Eppure, secondo papa Benedetto XVI, anche oggi è necessario “imparare” ad affidarsi sempre di più, “chiedere a Dio la forza di uscire da noi stessi per rinnovargli il nostro Sì'”. In una Roma gelida e piovosa, erano circa 2.500 i pellegrini riuniti nell'aula Paolo VI in Vaticano per la tradizionale udienza del mercoledì. Tra loro, anche un centinaio di vescovi amici della Comunità di Sant'Egidio, arrivati a Roma per festeggiare il 44.esimo anniversario della fondazione dell''Onu di Trastevere'. Nella sua catechesi, il Papa ha esaminato la preghiera di Gesù al Getsemani, quella in cui chiede a Dio “allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”.


Nella sua ora di “paura e angoscia”, ha spiegato papa Ratzinger, Gesù ha ricapitolato “tutto l'orrore dell'uomo davanti alla propria morte, la certezza della sua inesorabilità e la percezione del peso del male che lambisce la nostra vita”. Non si tratta solo della paura e dell'angoscia che tutti gli uomini provano davanti alla morte. Per il Papa, Gesù in quel momento è sconvolto perché “vede la terribile massa del male che dovrà prendere su di Sé per superarlo, per privarlo di potere”. È un momento che anche gli uomini di oggi si trovano a dover affrontare, e per cui le parole di Gesù sono sempre valide: “È una preghiera che dobbiamo fare quotidianamente - ha esortato il pontefice – perché non sempre è facile affidarci alla volontà di Dio, ripetere il ‘sì' di Gesù, il ‘sì' di Maria”.


“Anche noi – ha invitato Benedetto XVI –, nella preghiera dobbiamo essere capaci di portare davanti a Dio le nostre fatiche, la sofferenza di certe situazioni, di certe giornate, l'impegno quotidiano di seguirlo, di essere cristiani e anche il peso del male che vediamo in noi e attorno a noi, perché Egli ci dia speranza, ci faccia sentire la sua vicinanza, ci doni un po' di luce nel cammino della vita”. Al Getsemani, come raccontano i Vangeli, Gesù venne abbandonato anche da chi gli par più vicino. “I tre discepoli, scelti da Gesù per essergli vicino, non furono capaci di vegliare con Lui, di condividere la sua preghiera, la sua adesione al Padre e furono sopraffatti dal sonno”. Eppure, per il Papa, solo vegliando come fece Gesù in quella notte ha vissuto fino in fondo la sua umanità. L'episodio del giardino degli ulivi “ci dice che solo nel conformare la sua volontà a quella divina, l'essere umano arriva alla sua vera altezza, diventa ‘divino'”. È quello che Gesù fa al Getsemani: “Trasferendo la volontà umana nella volontà divina nasce il vero uomo, e noi siamo redenti”.(Vatican Insider)

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