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La recente inaugurazione del Bosco di San Francesco, ci offre la possibilità di parlare della Selva di San Francesco. La collina, una volta conosciuta come Colle dell'Inferno, dove si ergevano – monito terribile a delinquenti comuni e nemici politici della città – le macabre sagome delle forche, fu scelta da san Francesco come luogo di sepoltura, per condiscenza verso i malfattori (San Bonaventura, Leggenda maggiore VI, 2). Gregorio IX la ribattezzò Colle del Paradiso e oggi è luogo simbolo della cristianità grazie al complesso basilicale in onore del Santo e terreno su cui prospera la Selva di San Francesco, che ospita un eremo e che per molti anni ha dato sostentamento ai frati.

Turisti, pellegrini, amanti della natura e camminatori di ogni sorta, attraverso la Selva di San Francesco hanno la possibilità di trovarsi in un ambiente naturale, fino ad oggi rimasto incontaminato, ora fruito e gustato da uomini e donne, che amano la natura e Francesco.

Il clima di silenzio, di preghiera, di contemplazione e di spiritualità cristiana e francescana, che ha sempre contraddistinto la Selva, fa di questa un vero e proprio “convento a cielo aperto”, luogo di eremo, di riflessione, di preghiera, di contemplazione e di lavoro per generazioni di frati francescani.

La natura, che Francesco chiamava “la creazione” è amata e rispettata da Francesco perché appunto è creata da Dio, “porta significazione dell'Altissimo” e a Lui rimanda. Occorre affinare gli occhi per vedere chi si nasconde dietro la creazione.

Il Cantico delle Creature non è solo opera poetica, ma è una sinfonia di fede, di gratitudine e di lode a Dio creatore, prima che di ammirazione della natura. Infatti le prime espressioni sono: “Altissimo, onnipotente bon Signore, tue so le laudi, la gloria, l'onore et onne benedizione [...] Laudato sii, mi Signore per frate sole, per sorella madre terra, per sora aqua, cum tucte le tue creature [...] de te Altissimo portano significazione”.